Openpolis - Argomento: nominatihttps://www.openpolis.it/2012-09-24T00:00:00ZEmma BONINO: «Nel 2010 chiedevo l'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. Molti compagni anche del Pd mi dicevano: vacci piano con la trasparenza. Spaventi» - INTERVISTA2012-09-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650694Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) - Vicepres. Senato <br/><br/><br />«La Polverini piaceva anche a sinistra. Nel 2010 il Pd mi isolò e salvò la spartizione».
<p>La distribuzione di pani e pesci fra tutti i gruppi consiliari del Lazio, Pd compreso, la chiama «grande spartizione inevitabile». Su 'inevitabile' sorride ruvida. «Beh, sì. Alla luce della «grande spartizione inevitabile» si capisce qualcosa di più sulla sorte della mia candidatura alla Regione Lazio». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, sta partendo per New York: è attesa stasera per chiudere la sessione di lavoro con le leader del Benin e del Burkina Faso sulla lotta alle mutilazioni genitali femminili. Mi scusi, ma dovremmo parlare invece dei toga party con teste di suino a Roma Nord...
<p>«Prego, non si imbarazzi. Non è mica colpa sua. E' l'Italia, la conosco». E dunque vorremmo ricordare la sua campagna elettorale nel 2010, quando perse per pochi voti contro Renata Polverini...
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«Quella campagna elettorale fu davvero particolare, per così dire».
<p><b>Diceva che l'intervista ad Esterino Montino, capogruppo Pd in Regione, ne illumina la storia a posteriori.
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«Illumina è un verbo nobile. Fu una campagna elettorale opaca, invece. Ho letto Montino con attenzione. Non dubito che con quei soldi il Pd non abbia fatto festini, magari avrà fatto concerti di musica classica. Tuttavia, vede, non è una questione - come dire - di eleganza. Il nodo è che i soldi quando arrivano al gruppo vengono utilizzati come fossero di proprietà privata. Sono destinati alle esigenze dei consiglieri, ma non a quelle della comunità. Poi se queste esigenze sono di farsi una biblioteca, pubblicare opuscoli o di ingaggiare escort questo dipende dai gusti che, per definizione, sono personali. Dire 'non potevamo darli indietro è penoso. Potevano. Anzi: dovevano».
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<b>E in che modo questa "spartizione inevitabile" dice qualcosa della sua sconfitta?</b>
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«Avevo concentrato la campagna sulla trasparenza. Chiedevo anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati nelle aziende che fanno capo alla Regione. Molti compagni anche del Pd mi dicevano vacci piano con la trasparenza. Spaventi. Non capivo: spavento chi? Dal meccanismo di spartizione unanime ora si capisce meglio che spaventavo tutti: i beneficiati e i beneficiandi. A tutte le latitudini politiche».
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Dice: anche a sinistra?</b>
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«Senta, parliamoci chiaro. La mia fu un'autocandidatura, ricorda? Il Pd non aveva candidato nessuno. Polverini in quel momento era la candidata di Fini, e una parte della sinistra corteggiava Fini perché si decidesse a mollare Berlusconi. Renata piaceva molto a questa sinistra dei calcoli, era molto gradita ai salotti degli strateghi, del resto la sua popolarità è nata a Ballarò. Giganteggiava la sua candidatura solitaria, il Pd non faceva nomi da opporle. Strano, no? Così, il 3 di gennaio, mi sono candidata da sola».
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<p><b>E poi?</b>
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«E poi silenzio. Gelo. Prima che reagissero è passata una settimana. Alla fine Bersani ha detto: è la nostra candidata. Ci hanno pensato Franceschini e Bindi ad aggiungere: 'non certo la candidata ideale'. Dal Pd romano, molto legato a D'Alema a partire dallo stesso Montino, arrivavano segnali di freddezza di cui conservo tracce. Le dico solo che il comitato elettorale è stato costituito il 2 febbraio, a un mese dal voto».
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<b>Soprattutto si diceva che la sua candidatura fosse sgradita al Vaticano.</b>
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«Lasci stare i preti. Il tema sono sempre i soldi. Gli interessi, le rendite. Una partitocrazia vorace, bulimica, spudorata. Non c'è solo il Lazio. La Calabria, la Lombardia. Dove ci sono i soldi c'è corruzione. C'è un libro, "La casta invisibile delle Regioni". Lo legga, è impressionante. Un senso di impunità arrivato a livelli grotteschi».
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<b>Da cui il ribellismo politico, la rivolta, il "sono tutti uguali".</b>
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«No, tutti uguali no. Qualcuno ha fatto esplodere lo scandalo, o no? Sono anni che i radicali denunciano. Ma nessuno ascolta, l'assuefazione è ormai endemica. Alla festa dei porci c'erano duemila persone: possibile che nessuno l'abbia trovata scandalosa? C'era anche qualche giornalista, non si sono accorti di niente? Non è solo la casta della politica. C'è una collettiva assuefazione al peggio».
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<b>Intende: è come se fosse considerato normale comportarsi cosi?</b>
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«Certo. Se non lo fai sei strano: io mi accorgo anche al Senato che mi guardano un po' così, mi trattano come una stravagante, mi approvano gli ordini del giorno e fanno vuoto attorno. Ma vogliamo parlare del bilancio di Roma?»
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<b>Parliamone.</b>
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«Una voragine. Chi se ne occupa? Noi abbiamo 8 referendum su Roma, uno riguarda la trasparenza del Comune, il 5 ottobre dobbiamo consegnare le firme. Per favore firmateli. Lo so che costa crederci ancora, ma facciamo un sforzo».
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<p><b>Lei è d'accordo con l'iniziativa dell'opposizione: dimettersi per far cadere la giunta?</b>
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«Intanto serve che si dimetta anche l'Udc e una parte della maggioranza. Ma poi no: facciano il favore di assumersi le loro responsabilità politiche adesso. Andare a nuove elezioni significa rinviare tutto a primavera, rubare il rubabile, prendere tempo, sperare che l'opinione pubblica dimentichi magari saturata da un nuovo scandalo. No, non si deve rinviare tutto. Si deve fare pressione perché facciano subito tre leggi, proprio loro, proprio gli ospiti della festa dei maiali. Polverini lo pretenda».
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<b>Quali leggi?</b>
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«Primo: anagrafe pubblica di eletti e nominati. Che vuol dire curriculum, redditi, intrecci societari. Come in Europa, come nel mondo. Non è interessante chi va a letto con chi. E' importante il profilo degli interessi economici degli eletti».
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<b>Questo lo dice pensando, a posteriori, anche al caso Marrazzo?</b>
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«Certo, il confronto con quel che accade oggi è impietoso. L'abuso dell'auto di servizio, sì, si potrebbe ripensare anche al trattamento che gli fu riservato. Ma possiamo guardare avanti? Vogliamo dire: eliminiamo i vitalizi?»
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<b>I vitalizi. Sandro Frisullo, ex vicepresidente della Puglia coinvolto nell'inchiesta sulle escort di Tarantini, prende molte migliaia di euro pubblici di vitalizio. E'la legge.</b>
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«Appunto. Molte di queste delibere non passano nemmeno dall'aula, vanno solo in ufficio di presidenza. Si faccia una legge regionale, subito, che elimina i vitalizi. E poi, terzo: abolire i fondi a pioggia per i gruppi. Facciano questo subito se non vogliono che la politica sia travolta dallo sdegno, alle prossime elezioni».
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<b>Il rischio è alto, in effetti.</b>
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«Altissimo. Però bisogna ostinatamente fare appello alle intelligenze. Non siamo tutti uguali, no davvero. Certo: costa remare contro la corrente del comune sentire. E' faticoso e si paga un prezzo. Lo avverto ogni giorno sulla pelle. Per me però è molto importante mantenere accesa la fiaccola delle istituzioni. E' fondamentale. E' come tenere accesa una luce: guardate, questa è un'istituzione, vedete? Sapeste quanto è importante, in democrazia». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1KRD3L">la Repubblica | Concita de Gregorio</a>Massimo DONADI: La priorità? Riformare la legge elettorale 2012-08-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648141Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
C'è tanto da fare. Ma proprio tanto. Nella parte finale di questa legislatura e soprattutto nella prossima. Nei pochi mesi di attività parlamentare che ci separano dalle elezioni politiche è indispensabile approvare una nuova legge elettorale.
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Qualcuno potrà obiettare che si tratta di un punto programmatico squisitamente politico, per addetti ai lavori. Nulla di più falso, perché la legge elettorale è l'architrave del sistema istituzionale italiano. È con la legge elettorale che i cittadini decidono chi eleggere e da chi farsi governare. La causa principale della degenerazione politica che abbiamo vissuto in questi anni è imputabile in massima parte ad una sistema "malato" e "perverso" come il Porcellum, che ha prodotto un Parlamento di nominati e non di eletti.
<p>Questo sistema ha troncato il rapporto tra il cittadino ed il proprio rappresentante, tra quest'ultimo ed il proprio territorio. Ha distrutto il principio della rappresentanza ed ha fatto diventare i partiti delle corti, in cui la legittimazione ed il peso di ogni parlamentare derivano dalla vicinanza al leader e non dal voto popolare. Per questo cambiare la legge elettorale è una priorità. E a supportare questa tesi ci sono un milione e duecentomila firme di italiani che hanno votato per il ritorno al Mattarellum, che garantiva governabilità e rappresentanza.
<p> Accanto alla nuova legge elettorale serve una vera legge anticorruzione, per avere un Parlamento pulito, per impedire ai condannati di essere eletti, per evitare che i corrotti ed i comittori possano continuare a lavorare nella Pubblica amministrazione o a fare affari con essa. Bisogna recidere quel filo che lega le cricche ad apparati deviati dello Stato se vogliamo davvero rilanciare l'economia italiana.
<p>Per troppi anni sotto l'ombrello del sistema di potere berlusconiano hanno proliferato malfattori che si sono arricchiti alle spalle dei cittadini onesti. <br />
E questa situazione non è tollerabile. Come non è più rinviabile una legge contro le discriminazioni ed una che regoli i diritti della coppie di fatto, etero e omosessuali. In quasi tutti i Paesi dell'Europa Occidentale esiste il riconoscimento dei diritti gay, spesso approvati anche dalle destre liberali, solo in Italia il confronto ha preso la piega di uno sorta di scontro di civiltà. Una battaglia ideologica che sinora ha prodotto solo macerie e il diffondersi di intolleranze.
<p>Per quanto riguarda i diritti, ritengo prioritatia anche la legge sulla cittadinanza ai nuovi italiani, ai figli di immigrati nati in Italia. Anche questa è una questione di civiltà. Infine vorrei chiudere con due tremende ingiustizie che ancora non sono state sanate e che rischiano di esplodere come bombe sociali ed economiche: la soluzione del problema degli esodati, di quelle persone, cioè, che avevano concordato un prepensionamento a stipendio ridotto e che ora, a causa della riforma Fornero, hanno perso sia il lavoro sia la pensione. Sono 400.000 ed il fatto che non si sia ancora provveduto a loro è una vergogna nazionale. Diritti dei lavoratori, ma anche delle imprese: esigiamo il pagamento dei mostruosi arretrati che lo Stato deve alle aziende. Facciamo ripartire l'economia.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1ITNP1">il Punto</a>Roberto DELLA SETA: Art. 67 della Costituzione. «Il nomadismo parlamentare alimenta la sfiducia» - INTERVISTA2012-08-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647939Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Il nomadismo parlamentare alimenta la sfiducia, la politica abbia la capacità di autoriformarsi».
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<br>Cambiano partito e addirittura schieramento. A volte tornano sui loro passi oppure, ancora insoddisfatti, cercano nuovi approdi o costituiscono nuove formazioni. Etichettati come transfughi o voltagabbana, in questa legislatura se ne contano ben più di cento. Per porre rimedio, a Palazzo Madama un gruppo di parlamentari del Pd, guidati da Roberto Della Seta, ha presentato un emendamento per modificare l'articolo 67 della Costituzione, secondo cui «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». La proposta Della Seta puntava ad inserire la clausola in base alla quale «decade dal mandato il parlamentare che s'iscrive ad un gruppo parlamentare, diverso dal misto, che non rappresenti il partito per cui è stato eletto». Proposta bocciata con 233 voti contrari, 45 favorevoli e tre astenuti «Me l'aspettavo», è il commento del promotore dell'emendamento. <p>
<b>Senatore Della Seta, perché questa bocciatura plebiscitaria?</b><p>
«Mettere in discussione l'articolo 67 della Costituzione è per molti parlamentari quasi una bestemmia. Ma io credo, invece, che la bestemmia sia il fatto che dall'inizio della legislatura 120 parlamentati su 945 abbiano cambiato partito, spesso addirittura schieramento, e abbiano creato dei gruppi o dei partiti che al momento delle elezioni del 2008 nemmeno esistevano. Questo è lo scandalo, perché questa situazione alimenta, giustamente, tra i cittadini la sfiducia nei confronti dei loro rappresentanti. Il mio emendamento mirava ad interpretare il principio della libertà di mandato dei parlamentari conciliandolo da una parte con l'esigenza che un parlamentare non può e non deve essere schiavo del suo partito e dall'altra con il principio sancito all'articolo 1 della Costituzione italiana in base al quale la sovranità appartiene al popolo. Ritengo, infatti, che i cittadini, che hanno con il loro voto fatto eleggere deputati e senatori che dopo qualche mese cambiano casacca, abbiano tutto il diritto di sentirsi defraudati, ingannati. Quindi conciliare il principio della libertà di mandato con il principio della sovranità popolare sarebbe necessario, tanto più nella situazione italiana che vede una crisi di fiducia sempre più diffusa e sempre più profonda verso chi fa la politica». <p>
<b>A cosa è dovuto il fatto che l'articolo 67, inserito in Costituzione per garantire la libertà circa lo svolgimento del mandato, sia finito per degenerare in un fenomeno di mobilità parlamentare così diffuso? </b><p>
«È uno dei tanti sintomi della progressiva caduta di etica pubblica nelle classi dirigenti italiane. Innanzitutto, i costituenti avevano una statura diversa dal punto di vista dell'etica pubblica, scrivevano una Costituzione che doveva servire ad un Paese che usciva da vent'anni di dittatura e da una guerra devastante. In quella situazione la scelta di affermare con grande forza il principio della libertà del parlamentare fu una scelta assolutamente sacrosanta e illuminata. Ma poi c'è stata una progressiva caduta dell'etica e della responsabilità pubblica delle classi dirigenti, e in particolare nella classe politica, e questa tendenza sempre più frequentata al nomadismo parlamentare penso sia una delle manifestazioni più allarmanti di questa tendenza generale». <p>
<b>Che peso ha avuto l'attuale sistema elettorale nel proliferare del fenomeno dei transfughi? </b><p>
«Credo che l'attuale sistema elettorale abbia avuto prima di tutto un peso nel ridurre la qualità del ceto parlamentare, nel senso che questo Parlamento di "nominati" è un Parlamento in cui siedono persone che non sono state scelte dai cittadini e che non forniscono in partenza particolari garanzie di essere persone che hanno il bene pubblico come proprio riferimento. Inoltre, questa legge elettorale rende ancora più urgente una modifica della Costituzione come quella che io ho proposto, perché oggi gli elettori non possono scegliere direttamente i propri eletti e con il fenomeno così diffuso del nomadismo parlamentare non possono di fatto nemmeno scegliere l'indirizzo politico di chi li rappresenta. Quindi, non solo si trovano ad aver contribuito ad eleggere persone che non hanno scelto, ma anche persone che in tanti casi dopo poco tempo nemmeno più rappresentano l'indirizzo politico che l'elettore con il suo voto ha voluto indicare. Ecco perché ritengo ancora più utile questo aggiustamento dell'articolo 67 della Costituzione».<p>
<b>Lei ha individuato nel fenomeno del nomadismo parlamentare una delle cause principali del discredito della politica italiana e della sfiducia crescente dei cittadini nei confronti dei loro rappresentaiti. Cos'altro ha contribuito ad aumentare questa crescente sfiducia? </b><p>
«Credo che la sfiducia dei cittadini nei confronti di chi li rappresenta sia un fenomeno assolutamente fondato. Anche se spesso dà luogo ad atteggiamenti che personalmente ritengo inaccettabili e sbagliati, nasce da un giudizio che è fondato: la politica italiana ha mostrato di tenere sempre meno all'interesse generale e più all'interesse parziale, che nei casi più degenerati è l'interesse privato del singolo politico e in tanti altri casi è l'interesse del partito e della fazione. Insomma, l'interesse generale in Italia è stato sempre meno il riferimento di chi ha responsabilità di rappresentanza e responsabilità di governo e credo che questa sia la causa fondamentale del discredito dei politici». <p>
<b>Allora cosa dovrebbe fare la politica per recuperare credibilità? </b><p>
«La politica dovrebbe dimostrare la capacità di auto-riformarsi, che è una delle capacità più difficili come ci insegna la storia. E difficile che un corpo sociale, un ceto, un gruppo accetti volontariamente di mettere in discussione i propri privilegi o sia disposto a modificare radicalmente i propri comportamenti. È molto difficile, ma sono convinto che nell'attuale situazione italiana sia l'unica via di uscita dalla crisi di credibilità della politica che altrimenti rischia di portare a fondo tutto il Paese». <br>
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IKHHO">il Punto</a>Roberto CALDEROLI: «Resterò sempre quello del Porcellum. Ma l’ho fatto per Fini, Silvio e Casini» - INTERVISTA 2012-08-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647901Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />«Se diamo retta alla proposta del Pdl finiamo come la Grecia».
<p>«Sarò sempre ricordato come quello della “porcata”. La cosa mi deprime».
Il senatore Roberto Calderoli è afflitto da un grande cruccio: «Essere ricordato solo per quella legge lì». Da giorni s’è immerso nello studio di complicatissimi grafici elettorali.
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<b>Sembrano dei geroglifici.</b>
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«Simulazioni. Guardi questi due tomi qua, pesano chili: toh, ci sono dentro le 41 proposte presentate durante la legislatura per cambiare la legge elettorale. Anche Cuffaro ne ha presentata una, pure la Svp: c’è da divertirsi, neh?».
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<b>E lei si diverte?</b>
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«Con tutte queste proposte si va dritti dritti verso un’ingovernabilità tipo Grecia. Quella del Pdl poi è la più rischiosa di tutte».
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<b>Allora, dirà, teniamoci il Porcellum.</b>
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«No, no, anche noi lo vogliamo cambiare. Sono passati sette anni, si sono alternati governi di centrosinistra e di centrodestra: la verità è che per i partiti significherebbe peggiorare le cose. Nel 2009 andai da Napolitano e gli dissi che era meglio tornare al Mattarellum: bastavano quattro articoli di legge. “È la cosa migliore da fare”, m’incoraggiò il presidente».
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<b>Invece niente.</b>
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«Per farcela, Monti e Napolitano, dovranno tirarla per i capelli. Eppure basterebbe poco. Sono incazzato come una bestia».
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<b>Ma se è tutta colpa sua.</b>
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«Vede, io ci ho messo la faccia, ma le liste bloccate le ha volute al 90 per cento Fini e al 10 per cento Berlusconi. Silvio poi ha insistito particolarmente per il premio di maggioranza, e l’Udc ci intimò: “O si torna al proporzionale o noi non vi votiamo la riforma costituzionale”. Era l’autunno del 2005».
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<b>Fu lei a battezzarla come “porcata”.</b>
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«Mi riferivo alle sue storture: le dimensioni delle circoscrizioni, la storia del premio al Senato…»
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<b>La lista dei nominati in Parlamento…</b>
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«Certo, la qualità è peggiorata. Ma è colpa dei partiti: troppi presi a caso dalla cronaca, dallo spettacolo, dallo sport, nel Pd e nel Pdl».
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<b>Fuori i nomi.</b>
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«Lasci perdere…La Lega invece ha portato una grande classe dirigente in Parlamento, da noi prima si fa la gavetta…».
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<b>Ma se siete stati travolti dagli scandali…</b>
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«Gli ultimi sondaggi sono buoni. Siamo di nuovo in crescita».
<p><b>Lei ha perfino provocato una rivolta da 11 morti a Bengasi.</b>
<p>«Quella storia li mi ha fatto stare male per anni. Ma la verità è che Gheddafi mi odiava, perché diceva che ero un tiranno, e perché attaccavo i figli che ne combinavano di cotte e di crude: quindi fece passare i ribelli sotto l'ambasciata italiana dove erano appostati i suoi cecchini. La mia maglietta anti-islam non c'entrava nulla».
<p><b>Il punto è che lei passerà alla storia come "quello del <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/07/24/roberto-giachetti/sciopero-della-fame-contro-il-porcellum-intervista/647934">Porcellum</a>".</b>
<p>«Mi da un fastidio enorme. Mi piacerebbe essere ricordato per il federalismo fiscale, la riforma costituzionale, le 430 mila leggi abrogate, le norme gratis sul web, e avrei pure abolito le Province nel 2010 se Berlusconi non mi avesse detto di no; e invece sono quello della porcata».<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1IGTL5">la Repubblica - Concetto Vecchio</a>Giuseppe CASTIGLIONE: «Colpire i veri bubboni. Non i servizi ai cittadini» - INTERVISTA2012-07-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647701Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Catania (Partito: PdL) - Consigliere Provincia Catania (Lista di elezione: PdL) <br/><br/><br />
Nelle migliaia di enti regionali c'è un esercito di nominati della politica. Il presidente dell'Upi difende i suoi associati ma è anche pronto ad attaccare. «E' ingiusto che si tenti di fare passare le Province come l'origine di tutti i mali. Noi siamo, e vogliamo diventarlo sempre più, dalla parte dei cittadini».
<p> <b>E' legittima la difesa delle Province, ma il problema c'è.</b>
<p> «Il guaio è che in questo Paese si va avanti solo per slogan. Ora nel mirino ci sono le Province, mentre bisognerebbe studiare come migliorare davvero la situazione».
<p> <b>Vuol dire no al dimezzamento delle Province?</b>
<p> «E' l'esatto contrario, siamo stati noi a proporre di procedere all'accorpamento e alla riorganizzazione dei compiti e delle competenze. Vogliamo migliorare lo stato delle cose, ma con i tagli lineari si va poco lontano».
<p> <b>Avete sollevato il nodo delle troppe strutture che fanno capo agli enti locali. Lo avete fatto per allontanare l'amaro calice dei tagli?</b>
<p> «Premesso che in termini di spesa pubblica le Province assorbono solo 1'1,5% del totale, e che da anni facciamo sforzi per migliorarci, ci siamo mossi proprio per fare capire che il margine per tagliare il superfluo c'è ed è noevole. Sarebbe
una follia non farlo e limitarsi a incidere sui servizi ai cittadini».
<p> <b>I tempi della denuncia, però, sono un po' sospetti.</b>
<p> «I dati che abbiamo segnalato sono del 2009 e pubblicati dal ministero del Tesoro. Bisognerebbe domandarsi perché finora nessuno ha mosso foglia».
<p> <b>Lei una risposta ce l'ha?</b>
<p> «E' il peso della politica. Le Regioni con le migliaia di enti che hanno messo in piedi sono diventate ipertrofiche. Il cuore di un sistema con un esercito di persone che sono i veri nominati della politica. Quegli enti nascono, crescono, si riproducono rispondendo solo alla politica».
<p> <b>E ora vi mettete alla testa di chi dice basta?</b>
<p> «Noi vogliamo fare lobby nell'interesse dei cittadini. La vicinanza territoriale è fondamentale per capire che cosa serve. I parametri devono essere solo due: la qualità e il costo dei servizi. Nelle riunioni con i ministri ci dicono 'avete ragione', poi si usano i tagli lineari che sono il modo per non scegliere. E, alla fine, restano in vita tutti i bubboni». <br />
<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1ID56W">Giorno/Resto/Nazione</a>Enrico LETTA: «Troppe talpe al lavoro. Prima di parlare di urne serve la legge elettorale» - INTERVISTA2012-07-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647561Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Crisi pilotata? Monti lo smentisce. Ma del resto, votare a novembre o votare a marzo è perfino una questione secondaria, anche se per quanto ci riguarda è meglio che la legislatura vada avanti».
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<b>Il nodo principale allora qual è, onorevole Letta?</b>
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«La riforma della legge elettorale. Tornare a votare, quando sarà, col Porcellum, sarebbe un errore strategico gravissimo».
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<b>È un rischio concreto?</b>
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«Non sono ottimista. Vedo molte talpe al lavoro. Scavano sotto il governo. E fanno ammuina perché tutto resti com`è, e si vada a votare con il sistema che c`è».
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<b>Dove si nascondono?</b>
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«Talpe miste. Stanno in tutti i partiti. Faccio appello perciò a stanarle».
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<b>E lavorano in modo trasversale per staccare la spina “dolcemente” al governo?</b>
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«Il governo deve andare avanti, per evitare il rischio del contagio e di finire come Atene o Madrid. Le elezioni si avvicinano, che senso ha entrare in fibrillazione per anticipare di qualche mese il voto?».
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<b>Per evitare una lunga campagna elettorale, di logoramento del governo e dei partiti che lo sostengono…</b>
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«Difficoltà con il centrodestra ce ne sono, certo, ma noi del Pd tifiamo Monti e se qualcuno pensa alla spallata, se ne assumerà la responsabilità davanti agli italiani. Se invece ha in mente una qualche operazione concordata, insisto: oggi il problema non è questo, oggi in cima a tutto c`è l`addio al Porcellum. Ce lo ha chiesto con forza il presidente Napolitano».
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<b>Non è che all’interno del Pd qualcuno flirta col Porcellum, per portare a casa il maxipremio di maggioranza?</b>
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«Sarebbe un errore grossolano. Il nostro partito lo pagherebbe carissimo. Gli elettori del Pd sono i più duri con le liste bloccate, chiedono di farla finita con il Parlamento dei nominati dai partiti e non scelti invece dai cittadini».
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<b>Vi punirebbero duramente per la permanenza in vita della legge porcata?</b>
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«Sicuramente ne avremmo un contraccolpo. Ma sarebbe un guaio per tutti i partiti. Se ci presentiamo anche alle prossime elezioni con la stessa legge, ne verrà fuori un Parlamento delegittimato e un gigantesco regalo all`antipolitica».
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<b>L’intesa però non c’è.</b>
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«Restano aperti due punti. Attribuire ai partiti o alla coalizione il premio di maggioranza, che comunque sarebbe attorno al dieci, non cento e non spropositato come oggi. E la scelta fra i collegi uninominali e le preferenze. Sul resto – sbarramento, circoscrizioni elettorali, 75 per cento di maggioritario e 25 di prorpozionale – l`accordo c`è. Dobbiamo chiudere sul resto. Subito».
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<b>Quando?</b>
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«Ai primi di agosto nell’aula del Senato va votato un primo testo. Poi toccherà alla Camera».
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<b>In agosto le Camere non vanno in ferie?</b>
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«Mi pare inopportuno assai, con tali priorità, parlare di ferie».
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<b>Pronti ad un passo avanti per trovare la quadra?</b>
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«Ricordiamoci che siamo minoranza in questo Parlamento, e che va trovato un accordo. Pronti allora a mettere da parte il doppio turno, a condizione che il centrodestra rinunci al semipresidenzialismo, che invece vedo sempre buttato lì per far saltare il tavolo. E anche sulle preferenze, se fosse il solo ostacolo, sarei pronto a ragionare rinunciando ai collegi. Del resto è il sistema col quale si eleggono Parlamento europeo, Regioni e consigli comunali».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1I0IE5">la Repubblica</a>DELIA MURER: Trovare accordo su legge elettorale2012-07-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647498Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Prosegue in Parlamento il tentativo delle forze politiche di varare, in breve tempo, una nuova legge elettorale. Non mancano gli ostacoli. L’accordo sembra piuttosto lontano mentre, al tempo stesso, cresce la consapevolezza che andare ancora una volta al voto con le liste bloccate sarebbe un grave danno per la democrazia.
<p> “Ritengo che si debba fare qualunque sforzo per raccogliere l'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e modificare la legge elettorale. Non si può andare al voto, ancora una volta, con liste bloccate e nominati. I cittadini sono stanchi di un Parlamento che si elegge a tavolino, si rischia una grossa disaffezione al voto e alla politica. Mi auguro che si riesca a discutere e ad approvare presto una Proposta di legge di riforma del sistema elettorale, e superare così il ''porcellum''.
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"Con le liste bloccate, ha inquinato fortemente la rappresentanza democratica, allontanando i cittadini dalle istituzioni, rendendo il Parlamento meno capace di leggere i bisogni, cosa indispensabile in un momento come questo”.
<p>“La crisi economica – conclude la deputata veneziana – ha acuito maggiormente questo senso di distanza tra le istituzioni e i cittadini. La gente ha la sensazione di non essere rappresentata nel momento più difficile, di non essere capita, interpretata. Bisogna accorciare le distanze e calare la classe politica nei problemi veri, nelle questioni aperte. Trovare un accordo rapidamente non è semplice. Ma la riforma va fatta, e senza pasticci. Il cambiamento principale è l’abolizione delle liste bloccate, poi vanno costruite coalizione da dichiarare in anticipo, e si devono gettare le basi per una vera democrazia paritaria, con strumenti normativi che consentano un riequilibrio di genere nella rappresentanza”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it.html?view=article&catid=5%3Ainterventi-in-aula-e-commissione&id=442%3Atrovare-accordo-su-legge-elettorale&tmpl=component&print=1&layout=default&page=">www.deliamurer.it</a>DELIA MURER: Cambiare la legge elettorale, via le liste bloccate2012-07-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647155Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Raccogliere l'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e modificare la legge elettorale».
<p>Lo dichiara Delia Murer, deputata Pd di Venezia.
<p>«Il Presidente ha detto che la legge elettorale non è più rinviabile; come sempre ha dimostrato di essere in sintonia con il Paese. Non si può andare al voto, il prossimo anno, con liste bloccate e parlamentari nominati. Va discusso e approvato alle Camere un progetto di legge di riforma del sistema elettorale, in tempi rapidi, e superare così il ''porcellum'', che, con le liste bloccate, ha inquinato fortemente la rappresentanza democratica, allontanando i cittadini dalle istituzioni, rendendo il Parlamento meno capace di leggere i bisogni, cosa indispensabile in un momento come questo».
<p>
«Le difficoltà non mancano, chiaramente. Trovare un accordo rapidamente non è semplice. Ma la riforma va fatta, e senza pasticci. Il cambiamento principale è l’abolizione delle liste bloccate, poi va costruita una coalizione da dichiarare in anticipo, e si devono gettare le basi per una vera democrazia paritaria, con strumenti normativi che consentano un riequilibrio di genere nella rappresentanza».<br /><br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it.html?view=article&catid=7%3Ageneraliste&id=438%3Acambiare-la-legge-elettorale-via-le-liste-bloccate&tmpl=component&print=1&layout=default&page=">www.deliamurer.it</a>STEFANO ESPOSITO: Legge elettorale: «Il vero pericolo non sono le preferenze. Finocchiaro e Franceschini smettano di denigrare uno strumento su cui si fondano gran parte delle assemblee elettive»2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647112Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Il vero pericolo non sono le preferenze ma leggi incomprensibili e pasticci elettorali. Finocchiaro e Franceschini smettano di denigrare uno strumento su cui si fondano gran parte delle assemblee elettive».
<p> Il capogruppo PD al Senato Anna Finocchiaro e il capogruppo alla Camera Dario Franceschini con un singolare sincronismo quest’oggi hanno definito come ‘inquinato’ e ‘pericoloso’ il metodo delle preferenze per la scelta dei parlamentari.
<p>
Ora, premesso che il PD e tutti i suoi dirigenti sono vincolati dalla proposta elettorale votata dalla Direzione nazionale (che prevede il doppio turno e i collegi), ci risulta incomprensibile questa azione demolitoria e denigratoria dello strumento delle preferenze.
<p> Non c’è alcun dubbio che il Porcellum vada cambiato, ma, di fronte all’impossibilità che possa essere approvata la proposta del PD, essendo prioritario ridare agli elettori la possibilità di scegliere, a rivelarsi drammatico sarebbe non il ritorno alle preferenze, ma il ricorso a soluzioni pasticciate quali il Provincellum (che non ha nulla a che fare con i collegi uninominali) o il ricorso a percentuali di liste bloccate che oscillano secondo le intenzioni di chi le propone tra il 25 e il 50%. Questo sì che vorrebbe dire non ridare ai cittadini la possibilità di scegliere da chi farsi rappresentare.
<p>
Quello che più sorprende nell’attacco concentrico alle preferenze, aggettivate come ‘pericolose’ e ‘inquinanti’, è l’omettere il fatto che la gran parte delle assemblee elettive del nostro Paese sono composte da rappresentanti scelti con quel metodo, infatti consiglieri regionali, comunali e circoscrizionali (senza dimenticare i Parlamentari europei) sono eletti attraverso le preferenze.
<p>Pertanto, bisognerebbe avere il coraggio e la coerenza di portare il ragionamento fino in fondo e dire che il Parlamento europeo come qualsiasi consiglio regionale, comunale e circoscrizionale sono organismi opachi e inquinati.
<p>Riteniamo pertanto curioso e allo stesso tempo inconciliabile da un lato il voler restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e dall’altro il non volerlo fare attraverso lo strumento democratico delle preferenze.
<p><b>Dichiarazione congiunta</b> <b>col Parlamentare PD</b> <a href="http://politici.openpolis.it/politico/332684"><b>on. Antonio BOCCUZZI</b></a> <b>e</b> <a href="http://politici.openpolis.it/politico/4458"><b>Roberto PLACIDO</b></a>, Vice Presidente Consiglio regionale Piemonte.<p>
<b>L'Intervista alla capogruppo PD al Senato Anna Finocchiaro:</b>
<p><a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/07/10/anna-finocchiaro/%C2%ABsubito-in-aula-senza-baratti-mai-le-preferenze%C2%BB-intervista/647107">«Subito in aula senza baratti. Mai le preferenze»</a>
<p><b>L'Intervista al capogruppo PD alla Camera Dario Franceschini:</b>
<p><a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/07/10/dario-franceschini/%C2%ABin-aula-si-vedr%C3%A0-finalmente-chi-fa-sul-serio-e-chi-ostacola-le-preferenze-pericolose%C2%BB-intervista/647086">«In aula si vedrà finalmente chi fa sul serio e chi ostacola. Le preferenze? Pericolose»</a>
<p><br/>fonte: <a href="http://www.stefanoesposito.net/blog/2012/07/10/legge-elettorale-il-vero-pericolo-non-sono-le-preferenze-ma-leggi-incomprensibili-e-pasticci-elettorali-finocchiaro-e-franceschini-smettano-di-denigrare-uno-strumento-s/">www.stefanoesposito.net | www.pdpiemonte.it</a>Arturo Mario Luigi PARISI: Legge elettorale: «Malissimo le preferenze ma molto peggio i nominati»2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647108Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«A proposito del sistema delle preferenze il gruppo dirigente del Pd non può limitarsi a dire le sue ragioni e le sue paure. O riesce a proporre un sistema che restituisca agli elettori il diritto di eleggere i propri rappresentanti o è inevitabile che le preferenze vengano percepite come l’unico mezzo residuo per assicurare questo diritto. Così è nelle elezioni comunali e regionali, così è nelle elezioni europee, così è stato per decenni in passato».
<p>E’ quanto dichiara Arturo Parisi del Pd.
<p>
«Solo il ripristino dei collegi elettorali maggioritari integrato dalla introduzione di primarie per la scelta dei candidati costituisce una alternativa credibile. Era questo appunto l’obiettivo perseguito dalla proposta di referendum sottoscritta da 1.200.000 cittadini. Era questo l’obiettivo che, dopo il no della Consulta ad un referendum che in troppi avevano solo fatto finta di sostenere, il gruppo dirigente Pd avrebbe potuto riconoscere come il meno lontano dal sentimento della base. Invece la segreteria del Pd si è guardata bene dal lavorare in Parlamento per un vero ritorno ai collegi uninominali e per l’introduzione delle primarie».
<p>
«Immaginando una convergenza con gli altri partiti della maggioranza, ha preferito lavorare per mantenere nelle mani delle segreterie il massimo possibile del potere attraverso la nomina diretta dei parlamentari in modo diretto grazie alle liste bloccate, o indirettamente, attraverso collegi fintamente uninominali e fintamente maggioritari. Arriva ora il momento della verità. E’ infatti sempre più evidente che il sistema delle preferenze appare agli occhi del centrodestra non solo il sistema più popolare, ma anche quello più capace di governare i propri interessi».
«L’unica alternativa alle preferenze, che resta un sistema altamente pericoloso, si conferma perciò il ritorno ai collegi uninominali integrato per la scelta dei candidati da primarie vere. Basterebbe una legge di pochi articoli approvabile in pochi giorni».
<p>
Forse è il caso che Bersani ci ripensi, magari tornando a rivendicare il merito di aver aperto lo scorso anno le feste dell’Unità al referendum. Non possiamo arrenderci. Il momento del rendiconto si avvicina. La colpa più imperdonabile per un democratico è non aver fatto tutto il possibile per evitare di lasciare alle proprie spalle la nostra democrazia in condizioni peggiori di come l’ha trovata».<br /><br/>fonte: <a href="http://democraticiperlulivo.it/?p=6167">Adnkronos | democraticiperlulivo.it</a>Dario FRANCESCHINI: «In aula si vedrà finalmente chi fa sul serio e chi ostacola. Le preferenze? Pericolose» - INTERVISTA2012-07-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647086Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>Il punto d'incontro per cambiare la legge elettorale potrebbe essere il ritorno alle preferenze. Anche se alcuni nel suo partito hanno aperto, il Pd si oppone onorevole Franceschini?</b>
<p>«Le preferenze sono belle da dire e drammatiche da applicare. Non viviamo nel mondo delle favole, l'ultima volta che si votò alle politiche con le preferenze fu nel 1992: i miliardi spesi in quelle campagne elettorali sono finiti in buona parte nell'inchiesta di Tangentopoli. Le preferenze comportano costi elevatissimi, con tutti i rischi che ne seguono. Non a caso in nessun grande paese d'Europa si vota con le preferenze, né in Spagna, né in Francia, né in Germania, né in Inghilterra. La via maestra sono i collegi uninominali che consentono agli elettori di scegliere la persona da cui far rappresentare il proprio territorio».
<p>
<b>Ma fate sul serio? Finora è sembrata solo melina tra i partiti. Tant'è che è arrivato il nuovo appello di Napolitano: ci vuole il capo dello Stato per scuotervi?</b>
<p>
«Le parole del Presidente della Repubblica sono utili per portare tutta la questione nelle sedi istituzionali in modo trasparente, alla luce del sole così che si capisca con chiarezza chi vuole fare la legge elettorale e chi non vuole farla».
<p>
<b>E voi del Pd volete davvero cambiare il Porcellum?</b>
<p>
«Assolutamente sì. Noi abbiamo contrastato la "legge porcata", quando fu approvata con un colpo di mano della maggioranza alla fine della legislatura, nel 2005. Non abbiamo mai avuto i numeri, né li abbiamo ora, per cambiarla. Ma è dall'inizio di questa legislatura che mettiamo in cima alle nostre priorità l'esigenza di restituire ai cittadini-elettori il diritto di scegliersi gli eletti, che gli è stato tolto con le liste bloccate del Porcellum».
<p>
<p><b>Però siete finiti nel pantano. Insieme a Pdl e Udc avete fatto e disfatto. Prima il modello ispano-tedesco, poi il ritorno all'idea del Pd sul doppio turno; infine la trovata del "Provincellum". Risultato?</b>
<p>
«Quando è nato il governo Monti, in base a una "divisione dei compiti", fu detto che al governo era affidata la missione economia-crisi e il Parlamento si sarebbe impegnato a fare alcune riforme istituzionali, a cominciare dalla riduzione dei parlamentari e dalla legge elettorale. Proponemmo che i due percorsi andassero avanti parallelamente, facendo marciare le riforme costituzionali al Senato e trasferendo l'iter della legge elettorale alla Camera. Ma Schifani ha sempre risposto "no". È ancora tutto là. E Gasparri ripete che prima si devono completare le riforme costituzionali, e poi...».
<p>
<b>
Il tempo passa. Di chi è la colpa del nulla di fatto?</b>
<p>
«In fondo, nel crepuscolo, a Berlusconi e alla Lega va bene conservare le liste bloccate, penso faccia molto comodo per tutelare chi va tutelato».
<p>
<b>Quali sono i presupposti irrinunciabili per voi?</b>
<p>«Ci sono tre punti, su cui mi pareva si fossero fatti passi avanti nella trattativa: soglia di sbarramento più alto, per ridurre la frammentazione dei troppi partiti; vincolo di coalizione con premio di maggioranza; superare le liste bloccate, perché siano gli elettori a scegliere. Questi sono i capisaldi di una possibile mediazione. Noi siamo però per il doppio turno. Se c'è ancora melina, noi ci presenteremo in aula con la nostra proposta».
<p>
<b>Il modello elettorale condiziona la politica del post-voto, nel senso che ci sono leggi che favoriscono l'ipotesi di una grande coalizione e altre no?</b>
<p>
«Le leggi elettorali oggettivamente condizionano molto il sistema politico. Ma il progetto del Pd, indipendentemente da quale modello passa, resta la stesso: un'alleanza tra progressisti e moderati per battere le destre, il qualunquismo e per riuscire poi a governare il paese del dopo Monti».
<p>
<b>Da uno a dieci, lei quanto scommette su una nuova legge elettorale?</b>
<p>
«Cento, per la nostra volontà. Non posso fare previsioni, perché servono i numeri e perché tra le parole e i fatti del Pdl c'è al momento una distanza enorme».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HG2P3">la Repubblica - Giovanna Casadio</a>Maria Rosaria Calvio: «Basta guerra per bande» 2012-06-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646367Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Orta Nova (FG) (Partito: PD) <br/><br/><br />
«Basta con la guerra per bande che infiacchiscono la buona azione locale»<br />
«La gente non capisce la guerra per bande e si danneggiano gli amministratori locali che spesso non ne fanno parte».
<p>
«Voglio che il Pd abbia coraggio, smetta di trattare per paura e per calcolo, non faccia più scelte al ribasso usando il pallottoliere per le alleanze e invece scelga persone oneste in grado di entrare in empatia con le persone».
<p>
«Basta con le inclusioni a tutti i costi se snaturano il progetto, inclusioni che consentono di vincere ma non permettono di governare».<br />
«Basta con queste divisioni tra partito e società civile.
Non è civile quella società che si preoccupa solo delle sorti individuali e mai di quelle collettive».
<p>
<b><a href="http://www.youtube.com/watch?v=RcUScPsWMPI&feature=player_embedded">Il video dell'intervento postato su youtube</a></b><br />
<br/>fonte: <a href="http://archiviostorico.corriere.it/2012/giugno/24/Basta_guerre_per_bande_sindaco_co_8_120624005.shtml">Corriere della Sera</a>FRANCESCO PIOBBICHI: Fassina scandaloso. Massacra la Costituzione e si pente dopo una settimana2012-04-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626951<br />
In politica siamo abituati a tutto, per cui non ci sorprende nulla. Fassina era un socialdemocratico senza socialdemocrazia ma ci era simpatico perchè a differenza della maggior parte dei parlamentari italiani conosceva bene la politica economica. All'inizio aveva anche provato a prendere a pesci in faccia i commissari europei rischiando il "linciaggio" dai teodem. Poi, è reintrato nei ranghi e non ne ha azzeccata mezza. Ha toppato il corteo della Fiom dando la colpa ai no tav per poi perdersi nei meandri delle politiche che il Governo Monti Merkel ha imposto all'Italia. Si è bevuto la riforma delle pensioni, l'IMU, la manomissione dell'art.18, il vincolo di bilancio in costituzione e a breve il Fiscal Compact.
<p>
Oggi però è uscito dal torpore e Fassina del PD ha attaccato Fassina del PD.<br />
«I fatti hanno la testa dura - ha DETTO - e cominciano a fare breccia nell'ideologia conservatrice dominante nella politica economica dell'area Euro. Ieri a Bruxelles, finalmente e positivamente, Mario Monti ha invocato la golden rule, ossia l'esclusione della spesa per investimenti dal calcolo dei saldi di finanza pubblica. Peccato che, pochi giorni prima, il Parlamento italiano abbia approvato in via definitiva un emendamento all'articolo 18 della Costituzione che la esclude categoricamente».
<p>Ovviamente Fassina si è scordato di dire che la modifica è stata approvata con i voti favorevoli del PD. <br />
«Speriamo che la proposta del presidente Monti - ha proseguito candidamente l'esponente del Pd - che anche noi facciamo da sempre e avevamo ribadito in occasione della discussione sul pareggio di bilancio in Costituzione, venga rapidamente accolta.
<p>Pazienza - ha concluso Fassina con una frase degna del paggior trasformiso - se i nostri rigoristi 'senza se e senza ma saranno costretti a riemendare, stavolta in modo sensato e utile, l'articolo 18 della nostra Carta fondamentale».
<p>Caro Fassina, battute come queste potevi sinceramente risparmiartele, prima stracci la nostra costituzione insieme al PDL ed ad un parlamento di nominati e poi come se niente fosse ti permetti pure di fare la morale ed autocritica. Il PD ha una enorme responsabilità nell'aver impedito al popolo italiano di pronunciarsi con un referendum confermativo su una norma così devastante facendo il gioco della Merkel. Vediamo se lo stesso teatrino riesce pure per il Fiscal compact che verrà votato a breve dal parlamento e dal PD, le premesse ci sono tutte. Altri pentimenti in arrivo...<br /><br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/4/27/22046-fassina-scandaloso-massacra-la-costituzione-e-si-pente-dopo/">controlacrisi.org</a>SALVATORE MANGIAFICO: Il bluff elettorale.2011-11-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622222Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Siracusa (SR) (Partito: PdL) <br/><br/><br />
In questi giorni di nascita del governo Monti si è discusso sulla possibilità che del programma possa far parte anche la modifica dell'attuale legge elettorale.
L'on. Di Pietro ha affermato di aver chiesto al Presidente Monti di dimettersi dopo che i cittadini "con il loro voto avranno spazzato l'attuale legge elettorale". Altri partiti, come il Pdl e il Pd, ritengono invece che della legge elettorale debba occuparsi il Parlamento.
<p>
Premetto di non condividere l’attuale legge elettorale, detta comunemente “porcellum”, perché ritengo abbia ancora di più allontanato i cittadini dai loro rappresentanti parlamentari. Nonostante sia contrario all'attuale sistema di "nomine dall'alto", considero cosa molto probabile che quando si andrà a votare per rinnovare il nostro Parlamento lo si farà con l'attuale legge elettorale. Questo perchè non credo la Consulta possa dichiarare i quesiti ammissibili e, immediatamente dopo tale pronuncia di senso negativo, i nostri rappresentanti al Parlamento eviteranno di parlare di legge elettorale o se lo faranno sarà solo per litigare, per non cambiare la legge.
Questa legge infatti conviene a tutti i nominati, e soprattutto a chi all’interno dei partiti ha il potere di nomina.
<p>
Tornando ai quesiti referendari, faccio presente che quale sia l’orientamento della Consulta lo si evidenzia dalla sentenza 29/1987, con la quale la Corte Costituzionale affermò che "l'organo, a composizione elettiva formalmente richiesta dalla Costituzione, non può essere privato, neppure temporaneamente, del complesso delle norme elettorali contenute nella propria legge di attuazione.
Tali norme elettorali potranno essere abrogate nel loro insieme esclusivamente per sostituzione con una nuova disciplina, compito che solo il legislatore rappresentativo è in grado di svolgere".
<p>
Il primo dei due quesiti referendari, che prevede l'abrogazione in toto della legge Calderoli, è dunque palesemente inammissibile. Né si può sostenere che l'abrogazione dell'attuale legge fa rivivere quella precedente.
<p>
Il secondo quesito prevede l'abrogazione della legge vigente che a sua volta aveva abrogato i decreti legislativi sulla determinazione dei colleggi uninominali della Camera e del Senato.
<p>
Come già ho spiegato, l'abrogazione non può far rivivere norme abrogate, quindi l'eventuale approvazione di questo quesito produrrebbe una legge priva della normativa che riguarda l'adozione dei colleggi uninominali. Il risultato sarebbe una legge non immediatamente operativa, in contrasto con quanto richiesto dalla Corte Costituzionale.
<p>
Per tali motivi, chi afferma che con i referendum si tornerà alla precedente legge elettorale (la legge Mattarella) dice il falso: purtroppo, la Consulta dichiarerà questi due quesiti sicuramente inammissibili.
<p>
Toccherà dopo al Governo Monti cercare di cambiare la legge elettorale, ma gli attuali parlamentari saranno i primi a difendere il “porcellum” affinché non siano i cittadini a decidere chi governa il Paese. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.lasicilia.it">La Sicilia</a>SERGIO CHIAMPARINO: Intervento al Big Bang 2011 alla Stazione Leopolda. [Video]2011-10-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617810<br />
"Se mi permettete lo ringrazio (Matteo Renzi <i>ndr</i>) perché mi ha invitato - come molti altri - senza chiedere giuramenti di fedeltà né ad una corrente né ad un capo-corrente..."<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.youtube.com/watch?v=3iBLzSmM9ic&feature=player_embedded#!">youtube.com</a>Pier Ferdinando CASINI: "Chi gioisce dall'alto di 316 voti è sulla Luna. Non servono nuove abbuffate di ministri e sottosegretari"2011-10-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617313Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />
"Berlusconi non ha alternative che andare ad elezioni".
<p> "Chi festeggia dall'alto di 316 voti è sulla Luna. Gli italiani non festeggiano, perchè l'Italia sta andando a fondo". "Non riuscendo a governare ed essendo costretto a far sempre nuovi ministri e sottosegretari non potrà fare sottosegretari tutti gli italiani, no?. Quella di ieri è una vittoria di pirro. I numeri servono se c'è la politica, sennò a che cosa servono?".
<p>"Vedo una maggioranza che continua a perdere pezzi. Se sono contenti loro, credo non siano contenti gli italiani".
<p> "Non servono nuove abbuffate di ministri e sottosegretari, ma serve un Governo che fa le cose che interessano gli italiani, decreto sviluppo, nomine della Banca d'Italia, nuova ripresentazione del decreto per le missioni all'estero".
<p>"Chiediamo che il Governo che c'è, visto che ha preso democraticamente la fiducia in Parlamento, si concentri sulle cose che interessano gli italiani. Un Governo che qualche ora dopo aver preso la fiducia non trova niente di meglio che nominare nuovi ministri e sottosegretari, è un Governo lontano anni luce dai bisogni degli italiani".
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/politica/2011/10/15/news/casini_voto-23266239/">la Repubblica.it</a>Maurizio ACERBO: Appunti sul referendum per il bipolarismo2011-08-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590962Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Abruzzo (Gruppo: Rifondazione comunista - Sinistra europea) - Consigliere Consiglio Comunale Pescara (PE) (Lista di elezione: PRC) <br/><br/><br />
Lo slogan con cui viene presentata la raccolta firme per il referendum elettorale recita "contro il parlamento dei nominati". Trascura però il particolare non secondario che, ove il quesito ottenesse la maggioranza dei voti e il quorum, il risultato sarebbe un sistema elettorale uninominale maggioritario. <br />
Anche il parlamento eletto con collegi uninominali è un parlamento di nominati! <br />
Mai sentito parlare di collegi sicuri? Se la tua coalizione candida uno stronzo o ti astieni, o devi votare per l'opposto schieramento. Il referendum su cui raccoglieranno le firme Veltroni, Sel e IdV è un referendum per il bipolarismo più che contro il porcellum (infatti è stato pensato per bloccare il referendum proporzionalista).
<p>
L'uninominale maggioritario costringe alle coalizioni forzate perchè un partito che stia fuori da una delle due coalizioni principali e che totalizzasse anche milioni di voti su scala nazionale (persino superando il 10%) arriverebbe sempre terzo e sarebbe escluso dal parlamento, com'è accaduto per anni in Gran Bretagna alle forze a sinistra dei Labour di Blair e ai Verdi.
<p>
Paradossalmente è un sistema che favorisce la Lega che essendo un partito territoriale, pur avendo una percentuale non elevatissima su scala nazionale, nei collegi di alcune regioni è fortissima.
<p>
Nel caso di Veltroni e Di Pietro si tratta di un referendum coerente con la loro storia, nel caso di Sel si rinnegano venti anni di battaglie proporzionaliste.<br />
Triste e cinica replica dell'occhettismo. Anche allora si abbandonò prima il riferimento al comunismo, poi si abbracciò il maggioritario di Mario Segni (anche oggi tra i sostenitori del referendum).
<p>
Credo che anche questa vicenda dimostri che il progetto di Sel non sia quello di una Linke italiana come pensavano molti ingenui sostenitori, ma un rebranding per il progetto veltroniano e debenedettiano di una sinistra che assuma fino in fondo le sembianze del partito democratico americano.
<p>Il concetto di re-branding lo trovate in un articolo recente di Naomi Klein su Obama e i dieci anni di No Logo, ma si adatta molto bene all'endorsement che Nichi Vendola ha ricevuto dall'informazione mainstream di area centrosinistra.
<p>
La critica della sinistra radical americana ha insistito molto su questo punto: il duopolio politico americano si è evoluto in due partiti, sostanzialmente conservatori, che sono uno la replica dell’altro e in cui gli unici elementi di differenza riguardano aspetti marginali. Una buona descrizione di centrodestra e centrosinistra nel loro alternarsi al governo della penisola. Se non avete voglia di leggere i libri di Chomsky o di Zinn consiglio la visione di film come The Corporation o Sicko di Michael Moore.
<p>
La vittoria di Obama ha suscitato giustificati entusiasmi come tutte le sorprese imprevedibili ma, dopo l'euforia, mi pare che sia venuto fuori in maniera lampante che la gabbia rappresentata da un sistema politico come quello americano abbia sostanzialmente frustrato le speranze riposte nel supercandidato.
<p>
I sistemi politici europei saranno meno euforizzanti delle primarie americane e delle conventions (di cui una volta ci entusiasmavano a sinistra solo le contestazioni all'esterno), però hanno avuto una capacità di garantire pluralismo e diritti sociali inimmaginabili negli USA, che hanno un'aspettativa media di vita più bassa non solo dell'Italia ma anche di Cuba.
<p>
Ovviamente non idealizzo la proporzionale e l'Europa e nemmeno i partiti del movimento operaio, però credo sia suicida investire su un bipolarismo che è di gran lunga l'architettura istituzionale più impermeabile alle istanze delle classi subalterne.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?view=article&catid=39&id=16856&tmpl=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content&Itemid=68">controlacrisi.org</a>Antonio DI PIETRO: «Tagli a vitalizi e Province. Ecco la nostra manovra» - INTERVISTA2011-08-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590929Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
<b>Ma nella manovra di Tremonti e Berlusconi ci sono provvedimenti positivi da cui può partire il confronto?</b>
<p>
«È la vecchia questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. C'è il taglio delle Province, ma solo di una parte. Quando l'abbiamo proposto noi dell'Italia dei Valori in Parlamento né il Pdl né il Pd l'hanno votato. Bisogna abolirle tutte. Poi nella manovra del governo si tassano le rendite finanziarie dal 12 al 20 per cento, lo chiediamo da tempo. Ma sui costi della politica il decreto è davvero deprimente».
<p>
<b>Si aspettava qualcosa di più?</b>
<p>
«Va bene ridurre l'indennità di deputati e senatori ma i vitalizi? E il numero dei parlamentari? Se servivano soldi si poteva far pagare il contributo di solidarietà a quelli che hanno riportato i soldi in Italia grazie allo scudo fiscale, un vero riciclaggio di Stato. Poi bisognava intervenire sull'evasione fiscale in modo netto, è un'operazione fondamentale, invece non se ne parla nemmeno in una riga. Inoltre le Regioni vanno accorpate, penso, giusto per fare un esempio, all'Abruzzo e al Molise. Altra cosa: riduciamo i finanziamenti ai partiti. Ma la vera rivoluzione sarebbe nelle liberalizzazioni e nelle privatizzazioni, che invece mancano nella manovra».
<p>
<b>Perché non si sono fatte?</b>
<p>
«Perché in Parlamento le lobby la fanno da padrone».
<p>
<b>Ora discuterete tagli e tasse con la maggioranza e cercherete di raggiungere un accordo. Può cominciare una stagione di dialogo o Berlusconi se ne deve andare?</b>
<p>
«Per noi Berlusconi deve andare a casa. Ma già da tempo. Tuttavia dipende dal Parlamento e non soltanto da noi dell'Italia dei Valori. Purtroppo tanti nominati che siedono alla Camera e al Senato rispondono come cani al loro padrone. Ma noi non ci fermeremo. Anzi proprio per cambiare le cose stiamo raccogliendo le firme per abrogare questa legge elettorale».
<p>
<b>Anche il Partito Democratico e l'Udc hanno presentato le loro ricette alternative. Tenterà di avvicinare opposizioni e governo?</b>
<p>
«Ho letto con attenzione le proposte del Pd e dell'Udc. Dovremmo fare come i sindacati e Confindustria, la Camusso e la Marcegaglia insieme: sederci allo stesso tavolo ed elaborare un pacchetto unitario di modifiche per cercare di migliorare questa manovra in Parlamento».
<p>
<b>Crede che sia possibile un'intesa generale per il bene del Paese?</b>
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«Noi siamo pronti. Ora chiediamo alla maggioranza di lavorare seriamente».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.antoniodipietro.it/">sito web ufficiale</a>Ignazio Roberto Maria MARINO: «Va cambiata la classe dirigente» - INTERVISTA 2011-07-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590364Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Non va ricandidato chi ha già tre legislature. Serve più trasparenza».
<p>Pronzato e Tedesco. Poi il caso Penati. Dall’ex responsabile dei trasporti all’ex capo della segreteria. Il Partito Democratico è entrato in una spirale d’inchieste giudiziarie.
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<b>Senatore Marino, Alfonso Papa è in carcere e Alberto Tedesco in Parlamento. Perché?</b>
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Perché molti hanno dichiarato di votare in un modo e poi hanno fatto il contrario, a partire dai leghisti. Noi del Pd al Senato abbiamo fatto un’assemblea, tutti hanno espresso il loro parere, e alla fine anche chi, come il senatore Procacci, era convinto di votare contro, si era deciso a votare per l’arresto. Lo stesso Tedesco l’aveva chiesto.
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<b>Lo ha fatto anche in Aula, in un appello accorato, ma poi, quando è stato salvato, non si è dimesso.</b>
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Non c’è nessuna continuità logica tra il suo discorso e il suo comportamento. E comunque ritengo sbagliata la legge che ci permette di votare su un nostro collega e a lui stesso di esprimersi.
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<b>Quindi secondo lei il Parlamento non dovrebbe occuparsi dei guai giudiziari degli eletti?</b>
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No, sto lavorando ad una proposta di legge che affidi queste decisioni ad un organo terzo.
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<b>Intanto il Pd si è spaccato.</b>
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E’ stata gestita male e il voto opposto di Camera e Senato ha dato un’immagine opaca del risultato. Ci tengo però a marcare la differenza etica tra il Pdl, che ha votato no, e il Pd, dove solo qualcuno per posizione personale ha votato sì.
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<b>Regalando l’immunità a Tedesco.</b>
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Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Molti di noi lavorano tutto il giorno per temi fondamentali al bene del Paese, mentre altri si fanno regalare macchine e orologi. Certo è che su 60 milioni di italiani, non dovrebbe essere difficile per i partiti trovare 945 persone senza problemi con la giustizia.
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<b>E di Penati, braccio destro di Pierluigi Bersani fino a qualche mese fa, che ne pensa?</b>
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Sono rimasto sbigottito e affranto da questa notizia. Spero che riesca a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti, ma non si può non notare la correttezza del suo passo indietro che lo porterà ad affrontare il processo senza immunità.
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<b>Al contrario di Tedesco.</b>
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E a quelli del Pdl. Tra l’altro io Tedesco non lo capisco. Le sue dimissioni, se le avesse annunciate, sarebbero poi state votate dal Senato. Quindi magari venivano pure respinte. Invece ha fatto il contrario di ciò che chiedeva.
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<b>Le inchieste percorrono tutta l’Italia, dalla Lombardia alla Puglia: nel Pd c’è una questione morale?</b>
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C’è nel Pd come in tutto il Paese. Negli ospedali, nelle aziende pubbliche, nella Rai, nelle Università. Vanno ridefinite le modalità di selezione della classe dirigente, di chi ricopre delle responsabilità.
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<b>Come?</b>
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Con criteri di merito e trasparenza, ponendo obiettivi verificabili da rispettare. Lo Stato non dev’essere occupato da chi ha interessi personali.
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<b>O dalla “partitocrazia imperante” come diceva Berlinguer?</b>
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Assolutamente sì. Con la legge elettorale a liste bloccate si è interrotto ogni rapporto tra il parlamento e il territorio. In questo modo io rispondo più alla mia segreteria che ai miei elettori.
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<b>Il segretario del suo partito avrebbe dovuto esporsi di più?</b>
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In questo momento non è nelle possibilità di Bersani poter fare una nuova legge elettorale o una legge contro la casta. Però una cosa che può fare c’è, ed io continuerò a chiedergliela.
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<b>Cioè?</b>
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Deve dire domattina, o più realisticamente alla prossima assemblea nazionale: 'Io rispetterò in pieno lo Statuto del Pd e non firmerò nessuna deroga ai parlamentari che quindi dopo 3 legislature, dovranno lasciare la poltrona'.
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<b>Se prendesse questa decisione non verrebbe rieletto neanche lui.</b>
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Naturalmente non può valere per il segretario in carica. Gli altri, a casa.
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<b>Sono tanti.</b>
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Circa un terzo degli attuali eletti. E un centinaio di facce nuove non possono che giovare alla politica.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=12HXTA">Il Fatto Quotidiano - Caterina Perniconi</a>ANDREA CAUSIN: Progetto di legge per reintrodurre le preferenze alla Camera e Senato2011-06-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590290Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Il progetto di legge statale che ho sottoscritto insieme ad altri trenta consiglieri regionali veneti di tutti i partiti, (tranne Lega e Udc) e che ha come primo firmatario il collega Leonardo Padrin, prevede la reintroduzione delle preferenze nella elezione di deputati e senatori, e per togliere ai partiti l'esclusivo controllo della candidature e correggere la “porcata” delle liste bloccate.
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Il rapporto tra eletto e territorio è importantissimo e, in un momento delicato come questo, può contribuire a migliorare la percezione della politica da parte dei cittadini, ricucendo lo strappo che oggi esiste tra la gente e le istituzioni.
<p>L'adesione bipartisan alla iniziativa, e l'impegno a coinvolgere anche i colleghi delle altre Regioni in iniziative di progetti di legge statali che vadano in questo senso, nasce dalla presa di coscienza del fallimento di questo sistema elettorale, che ci consegna un Paese più povero e politicamente più fragile e frammnentato.
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La politica Nazionale, dal 2001 a oggi ha vissuto su un principio di conservazione di se stessa. Distante dal paese reale e insensibile al cambiamento profondo che ha segnato la crisi nell’economia e nella società italiana.
<p>I partiti italiani hanno litigato su tutto ma sono stati concordi nel conservare una legge elettorale che non tiene conto né del consenso né del merito, e che soprattutto espropria i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.andreacausin.it/index.php?option=com_content&view=article&id=128">andreacausin.it</a>