Openpolis - Argomento: precarihttps://www.openpolis.it/2014-10-01T00:00:00ZFRANCO MIRABELLI: Jobs Act: E' una scelta di sinistra per 9 milioni senza diritti2014-10-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it723929Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>"In questo Paese 9 milioni di persone lavorano con contratti precari senza tutele, senza articolo 18 e senza certezze. Questa e' un'ingiustizia a cui la delega vuole porre rimedio estendendo a tutti gli ammortizzatori sociali. E' una scelta di sinistra. Chi parla di salario di cittadinanza e di giustizia sociale come può opporsi a una norma che garantisce a chi perde il lavoro, a tutti, uno Stato amico che se ne fa carico?". Lo dice il senatore del Pd <b>Franco Mirabelli</b>, che oggi è intervenuto in Aula (<a href="http://youtu.be/FQubvYGgMQg"><b>video del'intervento</b></a>).
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"In questo Paese - prosegue <b>Franco Mirabelli</b> - la precarietà c'è già! solo il 16% dei nuovi assunti lo sono a tempo indeterminato. Serve ridurre i contratti a termine o a progetto, togliere convenienza economica per le imprese che li stipulano e incentivare il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rendendo conveniente la stabilizzazione del lavoratore. Anche questa é una scelta di sinistra. Non serve l'articolo 18, ma serve non lasciare soli i lavoratori che perdono il posto e con la riforma degli ammortizzatori sociali questo succede e succede per tutti e non solo per una parte dei lavoratori come e' ora". <br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/doc/8068/mirabelli-e-una-scelta-di-sinistra-per-9-milioni-senza-diritti.htm">senatoriPD</a>SERGIO GAETANO COFFERATI: «Bisogna tassare le ricchezze per creare sviluppo e occupazione» - INTERVISTA2012-11-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it684110Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/><br />
«Dobbiamo imporre all’Europa una inversione di rotta», scandisce il segretario della Cgil nei primi dieci anni del lungo periodo berlusconiano. Da europarlamentare del Pd oggi sarà in piazza a Bruxelles, davanti alla sede del parlamento europeo.
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<b>È forse la prima volta che si costruisce una mobilitazione europea di questo tipo.</b>
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Che io ricordi ci sono stati pochissimi precedenti. E certo era molto tempo che i sindacati non decidevano una giornata di mobilitazione così vasta. La ragione è quella che hanno messo alla base dell'iniziativa. In tutti i paesi europei la crisi economica, che in qualche caso come in Italia è diventata addirittura recessione, sta producendo danni rilevanti al tessuto economico e sociale: calo dell'occupazione, ma anche aumento della povertà.
Ci sono milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. E c'è una massiccia presenza tra loro di working poors, lavoratori poveri.<p>
<b>Di chi è la colpa se i lavoratori si stanno impoverendo?</b>
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Nel caso dei cosiddetti “lavoratori poveri”, la responsabilità principale è dei modelli organizzativi che adottano le imprese. Non a caso si tratta soprattutto di donne che fanno lavori a tempo parziale o giovani che restano a lungo precari. In Italia, dove la maggior parte delle aziende pratica la politica dei bassi salari, c'è un problema in più che riguarda i lavoratori dipendenti, che altrove hanno stipendi più alti.
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<b>Ma “un'altra Europa” è ancora possibile e per quali azioni passa?</b>
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La maggior parte dei governi europei è di centrodestra e il predominio conservatore ha imposto all’Europa politiche del rigore sostanzialmente improntate al contenimento della spesa, nell'illusione che questo possa determinare spontaneamente dinamiche positive nelmercato. Come si è visto è una sciocchezza. Senza politiche di sviluppo, il contenimento della spesa crea solo depressione, peggiorando la qualità di vita di tante persone. Primo punto, quindi: rovesciare questa tendenza e imporre all'Europa politiche di investimento mirate a promuovere sviluppo e crescita sostenibile. Insieme al rigore a senso unico c'è stato poi anche il tentativo di smantellare il sistema sociale europeo, mettendo in crisi la coesione sociale che ha caratterizzato per moltissimo tempo questa parte del mondo. E questo è il secondo punto: la difesa del welfare. Infine, la cultura del centrodestra haportato un attacco diffuso anche ai diritti, della persona, del lavoro, dei cittadini. E questo è il terzo fronte.
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<b>L'avvento di Hollande ha cambiato qualcosa?</b>
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Ha riaperto la dialettica che con l'asse Merkel-Sarkozy era spenta. Ma se l'anno prossimo in Germania la coalizione rosso-verde avrà il sopravvento, potranno prodursi cambiamenti più rilevanti. Poi se anche l'Italia arriverà ad avere un governo di centrosinistra ancora meglio.
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<b>In Italia, lo sciopero generale arriva dopo riforma del lavoro, le pensioni, la spending review: troppo tardi?</b>
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Io penso che dallo sciopero di oggi il sindacato italiano possa ripartire. Mi dispiace sia proclamato da una sola organizzazione e che ci sia da parte delle altre due organizzazioni confederali una sottovalutazione incomprensibile della gravità della situazione italiana e del nesso che esiste tra i nostri problemi e la loro origine anche europea. In Italia, la situazione è anche peggiore che nel resto d'Europa. La Banca d'Italia ha rivisto tre volte al ribasso le ipotesi di decrescita. Il peggio, contrariamente a quanto ha sostenuto qualchemese fa lo stesso presidente del consiglio, non è affatto passato. La caduta dei consumi e della produzione industriale annunciano mesi ancora molto molto difficili.
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<b>Con quali ripercussioni sociali?</b>
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Stiamo attraversando un momento di grandi difficoltà e di tensioni sociali, che hanno come minimo comune denominatore il prevalere del sentimento della preoccupazione e della paura. Al di là dello sciopero di oggi, non vedo grandi reazioni collettive. C'è invece molto timore da parte delle persone e l'atteggiamento è quello della chiusura, della rinuncia anche nella vita sociale a normali forme di partecipazione.
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<b>C’è un ritardo nella rappresentazione di questo disagio?</b>
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Il ritardo c'è, però da questo sciopero può ripartire una iniziativa per imporre al governo politiche di crescita. Ci vuole un piano di investimenti che ruoti attorno ad alcune priorità: conoscenza da una parte – innovazione, scuola, ricerca e infrastrutture dall'altra. Per reperire le risorse dobbiamo fare due cose: promuovere una vera lotta all'evasione e tassare le ricchezze. La parola patrimoniale non piace? Chiamiamola “Giovanni”. L'importante è che sia rivolta a far pagare un contributo alle ricchezze che ci sono. E che con queste risorse si faccia quel piano di sviluppo di cui ha bisogno il paese. Quello che ha fatto l'esecutivo fin qui si è rivelato del tutto inefficace.
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Si è sentito un po' isolato nel suo partito a firmare i referendum sul lavoro?</b>
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Secondo me c'è stata una sottovalutazione pericolosa sia da parte dei sindacati che della politica della posta in gioco, e si deve recuperare. L'articolo 8 della finanziaria del governo Berlusconi, fatto su misura sulla Fiat, può portare alla cancellazione del contratto nazionale del lavoro. L'allarme dovrebbe squillare prima di tutto in casa sindacale. Se poi la politica su questo e sull’articolo 18 pensa che la strada referendaria non sia efficace ponga l'obiettivo di cambiare queste norme nel programma elettorale. Ma non possono non fare né l'una né l'altra cosa.
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<b>A Pomigliano lo sciopero sarà di 8 ore. <br />
Cosa pensano in Europa dell'azione ritorsiva di Marchionne contro la Fiom?</b>
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Non c'è una discussione. Sono cose che l'Europa lascia volentieri all'Italia.
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<b>In piazza ci saranno anche gli studenti insieme ai loro prof. Due generazioni, padri e figli, come il 23 marzo 2002. La crisi li ha uniti o li divide?</b>
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La crisi li penalizza entrambi. Metterli uno contro l'altro è strumentale. Chi ha sostenuto che con la riforma del mercato del lavoro si sarebbe creato uno spazio per i giovani è stato clamorosamente smentito. E poi abbiamo sprecato tante energie a discutere come riorganizzare il lavoro mentre il lavoro spariva. È arrivato il momento di impegnarsi a costruire nuove opportunità di lavoro. Anche per questo oggi bisogna essere in piazza.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1NARXB">Pubblico | Maria Grazia Gerina</a>Marco Rossi Doria: «Il concorso è l'unico modo per tornare alla normalità» - INTERVISTA2012-09-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it649178Alla data della dichiarazione: Sottosegretario Istruzione, università e ricerca<br/><br/><br />Davanti al palazzone di viale Trastevere un gruppo di precari protesta contro il concorso, all'interno il sottosegretario Marco Rossi Doria, il maestro di strada che oggi si trova dall'altra parte della barricata.
<p><b>Cosa si porta dietro dell'esperienza di maestro in prima linea?</b>
<p> «Cerchiamo di capire come ricade sulla scuola ciò che facciamo, ci chiediamo quali siano i possibili errori. Chiamiamo, andiamo nelle scuole, il metodo di lavoro è partecipativo».
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<b>Siamo all'inizio dell'anno scolastico e quasi al primo compleanno del governo dei tecnici. Che voto si dà?</b>
<p> «Con il ministro Profumo ci siamo dati obiettivi coerenti con la possibilità che questo governo ha di smuovere le cose e, al tempo stesso, sappiamo di avere una maggioranza formata da forze politiche fra loro avverse. Mi pare che stiamo riuscendo a rispettare le priorità: in primo luogo c'è l'obiettivo politico di cambiare il clima, siamo riusciti ad aprire un dibattito pubblico sul ruolo della scuola nella crescita del paese».
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<b>Ma siamo in tempi di vacche magre e di tagli, spesso gli istituti restano chiusi nel pomeriggio, ci sono classi di 30 e più allievi.</b>
<p> «Facciamo i conti con il debito pubblico ma il paesaggio è molto variegato, ci sono regioni con tradizioni consolidate che riescono a tenere aperte le scuole, ce ne sono altre dove è importante il contributo comunitario degli utenti, come in alcune esperienze a Roma, ci sono esperienze nuove avviate con entusiasmo. I tagli penalizzano ma hanno mobilitato risorse della cittadinanza attiva. L'agenda politica impostata da Profumo ha il merito, chiunque vada dopo al governo, mano a mano che si aggiustano i conti pubblici, di considerare scuola e ricerca non una spesa ma un buon investimento».
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<b>In concreto quali gli investimenti fatti?</b>
<p>«C'è un bando pubblico di 25 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica a cui si aggiunge l'iniziativa congiunta dei ministri Barca e Profumo in Europa per proseguire con politiche attive contro la dispersione scolastica fino al 2020. Ci sono 200 milioni per interventi nelle scuole del Sud e un miliardo per l'edilizia scolastica, c'è l'implementazione tecnologica delle scuole».
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<b>I precari protestano contro quello che definiscono il concorso beffa.</b>
<p> «Quando ho iniziato io, nel 1975, l'abilitazione consentiva di fare supplenze ma si entrava in ruolo solo vincendo un concorso. I concorsi si facevano ogni anno, per coprire i vuoti del turn over. La situazione che si è creata dal 1980 ha generato una grande aspettativa e un grande precariato, conosco le sofferenze e le fatiche dei colleghi precari. Abbiamo scelto di ripristinare il dettato costituzionale, dopo 12 e in alcuni casi 20 anni che non si facevano concorsi, ma non ci possiamo nascondere la situazione che abbiamo ereditato. Il compromesso è che l'ingresso in ruolo sarà al 50% per concorso, il che consente di aprire ai ragazzi che si stanno laureando, e al 50% attraverso le graduatorie fino a esaurimento».
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<b>Le graduatorie scorreranno più lentamente.</b>
<p> «Lo scorrimento più lento ha due cause, una è la riforma delle pensioni, il picco dei pensionamenti è ritardato ma ci sarà. E, in alcuni casi, per le materie scientifiche, le liste delle graduatorie sono già quasi esaurite. L'altra causa è la scelta del concorso, sono convinto che il cerchio andava rotto, andava dato un segnale di svolta e ripristinato il dettato costituzionale. Per i precari non c'è penalizzazione, possono partecipare ai concorsi restando in graduatoria».
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<b>Lei ha deleghe molto ampie, fra queste quella sui programmi della scuola di base.</b>
<p>«C'erano le indicazioni dei ministri precedenti, Fioroni e Moratti, ma il curriculum della scuola di base non era definito. Abbiamo lavorato con le scuole, in due mesi di dibattito intenso, collegi e singoli docenti hanno mandato 10.000 osservazioni su ciò che non va, sulle sperimentazioni degli anni passati, poi c'è stato il voto quasi unanime del Consiglio nazionale. Si è chiusa un'operazione che era aperta da molti anni, definendo in modo rigoroso cosa devono sapere i ragazzi sulla base delle indicazioni che vengono dall'Unione europea e dalla tradizione italiana».
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<b>Nella classifica Ocse l'Italia è penultima per risorse destinate all'istruzione.</b>
<p> «È una classifica che comprende la ricerca e l'università, nella scuola spendiamo più della Germania».
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<b>Ci sono sprechi?</b>
<p> «Il vero spreco è nella vetustà degli edifici, spendiamo 8 miliardi l'anno di riscaldamento. È una cifra che si potrebbe dimezzare, ci stiamo muovendo, di concerto con gli enti locali, con il Cipe e la Cassa depositi e prestiti».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JYSS2">l'Unità | Jolanda Bufalini</a>Marco Rossi Doria: «Età media troppo alta. Serve una sterzata per i nostri insegnanti» - INTERVISTA2012-08-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648843Alla data della dichiarazione: Sottosegretario Istruzione, università e ricerca<br/><br/><br />Il senso dell'operazione trasparenza è che cerchiamo di imparare anche dagli errori, dalle esperienze andate a buon fine in prove che funzionano e da quelle negative. Sapendo che si tratta di un percorso d'innovazione complesso». Il sottosegretario all'Istruzione Marco Rossi Doria difende così la scelta del ministro Francesco Profumo di pubblicare sul sito del Miur i nomi di tutti i 145 esperti che hanno preparato i test per i partecipanti ai «Tirocini formativi attivi», i corsi della durata di un anno che abilitano all'insegnamento.
<p><b>Un clamoroso «flop»</b> che nello scorso luglio, a fronte dei grandi numeri di partenza (150mila in lizza per 20mila posti) determinò appena un 30% di ammissioni a causa degli svarioni commessi da chi aveva formulato molti dei quesiti. Ma questa in fondo è solo l'ultima grana in un'estate ad alta pressione. Rossi Doria, 58 anni, napoletano, dal 1975 al 1990 insegnante alle Elementari (fu il primo «maestro di strada» e su quell'esperienza nel 2009 ha scritto un libro), poi formatore dei docenti, risponde a tutto campo.
<p> <b>La novità assoluta, nel disegno complessivo del prossimo concorso per assumere quasi 12mila insegnanti, è la cosiddetta lezione simulata successiva alla prova scritta. L'idea di per sé fa già discutere. Ma come si articolerà?</b>
<p>«Non siamo ancora in grado di fornire i dettagli. Stiamo riflettendo con gli esperti, su come farla nel modo più sensato. Comunque le regole saranno pubblicizzate prima possibile: è un diritto dei candidati sapere a cosa vanno incontro, ma è anche interesse nostro entrare bene nel merito dell'iniziativa. Non c'è alone di mistero né pretattica».
<p> <b>Primo concorso dal 1999, per alcune fasce di potenziali concorrenti addirittura dal 1990. E i precari della scuola sono più che mai sul piede di guerra. Perché?</b>
<p>«Siamo ritornati all'applicazione della norma ed ereditiamo una situazione di legittime attese e ricche esperienze, da parte di chi pur con un ruolo incerto ha reso di fatto in tutti questi anni un servizio determinante alla scuola italiana. Nella lunga pausa di mancati concorsi le graduatorie si sono appesantite. Era indispensabile una prima sterzata. L'età media degli insegnanti italiani, 56 anni, è diventata la più alta del mondo. Ora si tratta di gestire al meglio le due risorse: esperienza e freschezza».
<p><b>Un mestiere che rischia di somigliare a una missione impossibile?</b>
<p> «E più difficile anche perché ci sono meno certezze educative nella società. Ma chi lo fa con passione non cambia lavoro».<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JMZ7P">il Resto del Carlino - Bruno Ruggiero</a>Stefano Boeri: «La riforma del lavoro? Un contentino a Bruxelles» - INTERVISTA2012-08-28T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648824Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Milano (MI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
Il mercato del lavoro? «È in
grave difficoltà», constata il fondatore del sito lavoce.info, economista della Bocconi, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. «Siamo arrivati a quasi
tre milioni di disoccupati e nei prossimi mesi sicuramente supereremo questa soglia».
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<b>Ma non stiamo andando verso la fine della crisi, come ha detto il premier Monti
qualche giorno fa?</b>
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«II mercato del lavoro reagisce sempre con qualche mese di ritardo alle oscillazioni della congiuntura e in Italia dal 2008 a oggi non si è mai ripreso. Stiamo scontando le ripercussioni della seconda fase della recessione, che non è finita, con tassi di disoccupazione elevatissimi fra i giovani e poche prospettive di recuperare
in tempi rapidi».
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<b>La riforma del lavoro messa in campo dal governa non aiuta?</b>
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«Non è la riforma a far perdere posti di lavoro, ma la congiuntura negativa. Detto questo, si poteva cercare di ammorbidire un po' i colpi della crisi, mentre la riforma appena varata ha creato nuove ansie che si potevano evitare, fra l'altro in coincidenza con una riforma previdenziale che allunga drasticamente i tempi
di pensionamento. Almeno su questo fronte si poteva mantenere più flessibilità, riducendo la pensione a chi decide di smettere di lavorare prima del tempo,
ma senza togliergli tutto».
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<b>Il governo ha detto che farà presto delle modifiche...
</b>
<p>«Speriamo. La riforma è servita
per dare un contentino a Bruxelles, ma ora va corretta».
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<b>Come?</b>
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«Creando un canale d'ingresso più efficace per i giovani, evitando un'eccessiva segmentazione. Avevamo proposto un contratto unico a tutele progressive, che parta fin da subito come contratto a tempo indeterminato, ma lasci le imprese più libere nei primi tre anni di lavoro, aumentando gradualmente le tutele per il lavoratore. Così le imprese avrebbero il tempo di provare il lavoratore senza legarsi definitivamente, allentando i vincoli dell'articolo 18 senza privare totalmente
di tutele i più giovani. Senza una gradualità di questo tipo, le imprese
continueranno a non assumere giovani».
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<b>Che fine faranno i lavoratori precari, le finte `partite Iva' che adesso dovrebbero essere assunte?</b>
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«Era giusto intervenire, ma bisognava spingere le imprese ad assumere i precari attraverso percorsi diversi. Ora si rischia di far pagare ai lavoratori le conseguenze negative dei nuovi obblighi
imposti alle imprese».
<br /><br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1JHOA2">Quotidiano.net | Elena Comelli</a>Antonio DI PIETRO: Crisi: «Monti risparmi la propaganda a precari e disoccupati»2012-08-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648211Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
«Ancora una volta Monti racconta agli italiani una realtà che non c'è. Come fa il presidente del Consiglio a dire che la fine della crisi è vicina se le fabbriche continuano a chiudere, la disoccupazione giovanile rimane altissima, le famiglie non arrivano alla fine del mese e lo spread oscilla sempre tra i 400 e i 500 punti? Come fa il governo che ha manomesso l'articolo 18 e ha gettato per strada migliaia di esodati a dire di lavorare nell'interesse dei giovani? E ancora: come si fa a parlare di lotta all'evasione quando l'Italia non ha ancora firmato l'accordo con la Svizzera per tassare i capitali illegalmente esportati in quel Paese?».
<p> «Monti la smetta di suonare il piffero <a href="http://politici.openpolis.it/dichiarazione/2012/08/19/mario-monti/crisi-%C2%ABunintera-generazione-sta-pagando-un-conto-salatissimo%C2%BB/648210">e risparmi la propaganda a milioni di giovani precari e senza occupazione</a>, alle famiglie degli operai in cassa integrazione, agli imprenditori costretti a chiudere per fallimento. Da questi professori delle chiacchiere attendiamo ancora misure concrete contro l'evasione, la corruzione, i grandi patrimoni e gli scudati. Attendiamo provvedimenti nell'interesse dei cittadini e non nell'interesse delle banche e dei poteri forti. Ma siccome questa attesa ormai è vana non rimane altro che aspettare che se ne vadano a casa».<br /><br/>fonte: <a href="http://notizie.virgilio.it/notizie/articolo/stampa.html?filter=foglia&nsid=36118019&mod=print">TMNews</a>Dario FRANCESCHINI: Ddl lavoro: ci aspettiamo risposte precise dal Governo2012-06-19T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646307Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>"Dall'incontro di oggi con il governo ci aspettiamo risposte molto precise e vincolanti per correggere il ddl lavoro e per risolvere il problema degli esodati". <b>Dario Franceschini</b> conferma la linea del PD sul Ddl lavoro al termine di una riunione alla Camera con i componenti della commissione competenti, cui ha preso parte anche il segretario Pier Luigi Bersani, alla vigilia dell'incontro tra i capigruppo di maggioranza e il ministro Elsa Fornero.
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"Noi siamo consapevoli della forza maggiore che il presidente del Consiglio avrebbe al vertice del 28 con la riforma approvata e siamo pronti a fare quel che serve per avere questa forza" ha detto il capogruppo del PD alla Camera. "Ma abbiamo sempre detto che ci sono molte cose da modificare sul mercato del lavoro e poi c'è il problema, ormai riconosciuto da tutti, degli esodati".<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7318#.T-ZarhedDjs">dariofranceschini.it</a>Dario FRANCESCHINI: Riforma del lavoro: ok entro il 28 giugno se si vara in settimana decreto sugli esodati2012-06-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it646305Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>Il Partito Democratico è pronto a far approvare la riforma del mercato del lavoro entro il Consiglio Europeo del 28 giugno, come chiesto da Mario Monti, a patto che il Governo vari entro questa settimana un decreto sugli esodati. Lo afferma il presidente dei deputati del PD <b>Dario Franceschini</b> sottolineando che comunque il Professore andrebbe a Bruxelles più forte con il provvedimento sul lavoro varato dalle Camere.
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"In ogni caso, c'è molto poco tempo. E, soprattutto, su un tema così importante - aggiunge il capogruppo - è naturale che la Camera in seconda lettura cerchi correzioni e miglioramenti. Io penso che una intesa tra governo e forze politiche per un iter più veloce del Ddl potrebbe essere aiutato non da un impegno ma da un decreto che rappresenti un nuovo passo per risolvere la questione degli esodati".
"Martedì il Ministro Fornero riferisce in Parlamento su questo tema; il resto - conclude Franceschini - è vuota polemica".<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7312#.T-ZaVxedDjs">dariofranceschini.it</a>Stefano Boeri: Disoccupazione. Le cifre reali sono più alte (E la mia proposta)2012-05-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627042Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Milano (MI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
Nelle statistiche non viene contata la cassa integrazione a zero ore che ha toccato di nuovo il picco massimo. Serve una riforma del mercato del lavoro e quella proposta da questo governo non va bene. Serve stabilità per i giovani.
<p>Sicuramente i dati sulla disoccupazione sono sottostimati perché abbiamo il fenomeno della cassa integrazione a 0 ore che è ancora molto esteso. Ce lo dimostrano i dati pubblici dell'Inps delle ultime settimane che sottolineano come la Cassa integrazione sia tornata ai massimi e se dovessimo tenere conto di queste persone, che di fatto non lavorano (anche se formalmente non sono disoccupate), la disoccupazione sarebbe più alta - come abbiamo dimostrato anche sul sito de La Voce - di circa due punti percentuali. Questo per quanto riguarda la disoccupazione in generale, se poi parliamo più semplicemente della disoccupazione giovanile si vede che la distanza, rispetto alla disoccupazione generale, è aumentata. Ci sono circa 26 punti di differenza, 2600 punti base di spread, se vogliamo usare questo termine, rispetto agli altri lavoratori. Senza dimenticare che ci sono molte forme di lavoro e di sott'occupazione tra i giovani, che risiedono nei contratti precari.
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<b>Il dibattito sull'articolo 18 è stato molto forte in questi giorni. Ma è un problema reale? Se le aziende chiudono, le tutele dell'articolo 18 forse non hanno ragion d'essere. Che ne pensa?</b>
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A mio avviso il problema oggi è un problema di bassa domanda che pesa tantissimo, pesa come un macigno sul mercato del lavoro. A questa si aggiunge la situazione specifica dei giovani, perché sale la disoccupazione complessiva, ma sale ancora di più quella dei giovani. Penso che sarebbe stato utile creare un canale di ingresso nel mercato del lavoro con delle tutele progressive per i giovani, per chi non ha ancora un contratto a tempo indeterminato. Questo avrebbe permesso di dare più prospettive ai giovani. La riforma del mercato del lavoro era una riforma importante da fare, anche se siamo tutti consapevoli del fatto che i problemi della nostra economia in questo momento sono problemi legati al fatto che c'è bassa domanda, che le condizioni dell'economia in generale sono difficili, e che tutto ciò ha poi degli effetti sul mercato del lavoro. Però ritengo sia importante comunque fare una riforma del mercato del lavoro, e mi sarei augurato una riforma diversa da quella che è adesso in discussione al Senato.
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<b>Le aziende hanno difficoltà sotto 2 profili: quello della produzione, perché non producono tanto da riuscire a sopravvivere, e quello finanziario dell'accesso, limitato, al credito. Come se ne esce?</b>
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Per quanto riguarda l'accesso al credito delle imprese credo sia un problema molto complicato. Una prima cosa da fare sarebbe davvero affrontare questa questione dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Lo Stato dovrebbe riconoscere il fatto. La pubblica amministrazione dovrebbe riconoscere di avere questi debiti contratti con le imprese così da dare la possibilità alle imprese stesse di accedere al sistema bancario e poter, in qualche modo, far anticipare queste somme. Poi bisogna un po' stimolare le piccole imprese che sono la statura portante della nostra economia, a creare dei consorzi e nell'ambito di questi concorsi cercare di trovare finanziamenti anche al di fuori del sistema bancario, mettendo delle obbligazioni. Ma ritengo anche che vadano fatte delle riforme nel sistema bancario perché abbiamo un sistema bancario strabico, che guarda più alla grande che alla piccola impresa e su questo bisogna sicuramente cercare di agire.
<p><b>La mia proposta?</b> <br />
Semplice: eliminare tutti i contratti precari, inclusi gli stage (da riconoscere al più con stretto rigore numerico e temporale), e riconoscere la subordinazione alle partite iva con attività prevalente per un solo committente, sia anche un professionista (quanti studi professionali si avvalgono di collaboratori che di fatto sono dipendenti su cui vengono scaricati gli oneri contributivi?), il tutto senza escamotage. al contempo portare la tassazione sul lavoro ai minimi europei. solo così credo possano ripartire le assunzioni, i salari, e l'economia.
<p>Il grafico tra disoccupazione totale e giovanile a confronto su <a href="http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003045.html">lavoce.info</a><br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cadoinpiedi.it/2012/05/03/disoccupazione_la_cifre_reali_sono_piu_alte.html#anchor">cadoinpiedi.it</a>Massimo D'ALEMA: "La cancelliera Merkel rappresenta l'Europa più egoista" - INTERVISTA2012-04-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627173Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>L’Italia, alla fine del 2011, ha fatto tremare l’Eurozona. Da allora sta risalendo lentamente la china al prezzo però di pesanti sacrifici. Un piano di austerità, l’aumento delle tasse, la riforma delle pensioni e oggi una riforma del lavoro che prevede incentivi per le assunzioni ma anche licenziamenti più facili. Per un uomo di sinistra quale Lei è, sono misure valide?</b>
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“Devo dire che l’Italia ha fatto un passo in avanti molto importante: voglio dire che non abbiamo più il governo Berlusconi e sia per l’Italia sia per l’Eurozona si tratta di un’ottima notizia perché, a mio avviso, non era l’Italia era il governo Berlusconi ad esserne responsabile”.
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<b>Ma su ciò che viene fatto oggi, soprattutto questa riforma del lavoro…secondo Lei, introducendo maggiore flessibilità senza necessariamente rafforzare la rete di sicurezza, in un Paese in cui non esiste il salario minimo o dove le indennità di disoccupazione sono molto limitate e gli ammortizzatori sociali funzionano male, non è un rischio enorme?</b>
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“Il problema era la drammatica frattura, nel mercato del lavoro, tra i lavoratori più protetti e i giovani precari, che non hanno alcun diritto, alcuna protezione. La riforma ha due facce: da un lato il lavoro diventa più flessibile per coloro che erano più protetti, ma dall’altro porterà maggiore protezione per i giovani e i precari. A mio avviso il problema drammatico delle divisioni all’interno del mercato del lavoro, non posso dire che verrà risolto, ma con questa riforma sarà possibile fare un passo avanti”.
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<b>L’Italia in generale non è troppo maltrattata dai mercati ma di recente i tassi d’interesse stanno tornando a crescere. Inoltre l’Italia ha un debito al 120% del Pil ed è in recessione. Lei, malgrado tutto, è convinto che siete fuori dalla crisi?</b>
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“No, io penso che occorra considerare che abbiamo un problema europeo e non soltanto italiano. Ed è questo che negli ultimi giorni si sta verificando sui mercati europei”.
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<b>Ma l’Italia fa parte delle maglie più fragili.</b>
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“Certo, l’Italia è parte del problema. Ma occorre sottolineare due cose. Prima di tutto che l’Italia è un Paese ricco e che la ricchezza degli italiani è molto, molto più alta del debito. Ciò significa che abbiamo delle risorse interne al Paese. Secondo: nel passato abbiamo dimostrato, con i governi di Prodi e di Ciampi, con il centrosinistra, che è possibile ridurre la spesa pubblica. Noi abbiamo ridotto la spesa pubblica di cinque punti rispetto al governo di destra e senza toccare i diritti sociali fondamentali. E per il dopo occorre preparare un governo di centrosinistra”.
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<b>Ci saranno delle elezioni nel Suo Paese l’anno prossimo. Esattamente come in Germania. A breve si terranno anche in Francia. Lei crede in un’alternanza in questi tre Paesi?</b>
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“Certo che sì. So che i mercati non amano molto le elezioni, giusto? A volte sembra perfino che la democrazia sia un peso insostenibile per i mercati finanziari ma penso che non spetti ai mercati decidere dei destini dei popoli. Sì, penso che occorra
un cambiamento perché i tre grandi Paesi europei, Francia, Italia e Germania, rappresentano duecento milioni di cittadini europei sui trecentotrenta milioni
della zona euro. Tre Paesi, ma ‘di peso’ potremmo dire”.
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<b>E ciò basterà in un’Europa che rimarrà dominata da governi di destra?.</b>
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“Questo non è vero. Secondo me le cose stanno cambiando. In Slovacchia, che è un piccolo Paese, la sinistra ha vinto. Anche in Slovenia la sinistra ha vinto. Voglio dire: sì l’Europa è dominata dalla destra e…vediamo tutti il risultato! Abbiamo bisogno di una strategia europea per la crescita, il che vuol dire investimenti europei, eurobond. Abbiamo bisogno di una garanzia europea sul debito. Il che non significa che ogni Paese debba pagare questo debito. Ma la forza dell’Europa può far abbassare i tassi d’interesse e liberare delle risorse per la crescita e senza regalare troppi soldi alla speculazione finanziaria”.
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<b>Quindi qualcosa di irrealizzabile fin tanto che la Merkel rimarrà al suo posto…</b>
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“Sì. Penso che la signora Merkel abbia avuto un ruolo molto negativo per l’Europa. Devo dirlo con molta sincerità. Davanti alla crisi ha un po’ rappresentato questa Europa egoista”.
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<b>“Una domanda su un tema completamente diverso. Un anno fa sessantatre persone in fuga dalla Libia sono morte di fame e di sete in un’imbarcazione alla deriva perché nessuno ha prestato loro soccorso. L’Italia ne era al corrente e non è intervenuta. Questo almeno è quel che dice un rapporto del Consiglio d’Europa che accusa anche la Nato. Com‘è che siamo arrivati a lasciar morire le persone pur di non doverle accogliere?”</b>
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“Penso, e lo dicevo già all’epoca, che la politica sull’immigrazione condotta dal governo Berlusconi sia stata davvero una pagina nera della nostra storia così come l’accordo (per il rimpatrio dei clandestini) tra l’Italia e il regime di Gheddafi. I clandestini possono essere rimpatriati. Ma il problema è che prima di rimpatriarli occorre controllare se ci sono dei rifugiati che hanno il diritto di essere accolti”.
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<b>“Più in generale, non c‘è una divergenza sempre più evidente tra i discorsi che fa l’Europa, i valori che dice di portare avanti e il modo in cui tratta i migranti, i richiedenti asilo? L’Italia è in prima linea. Lei la vede questa contraddizione?”</b>
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“Sì, sono d’accordo con Lei. E in più abbiamo bisogno degli immigrati. Perché se vogliamo mantenere un certo equilibrio tra i giovani e i pensionati, nei prossimi anni avremo sempre più bisogno di immigrati. La stessa Commissione europea ha dichiarato che nei prossimi quindici anni avremo bisogno all’incirca di una trentina di milioni d’immigrati. Io penso che sarebbe meglio avere una politica europea per l’immigrazione. Al momento non ce l’abbiamo. Lei parla dell’Italia ma io potrei dirle che la responsabilità è di Malta. Non hanno mai accolto nessuno. Quando intercettano un’imbarcazione, la sola cosa che fanno è indicarle la rotta per l’Italia”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://it.euronews.com/2012/04/12/d-alema-la-cancelliera-merkel-rappresenta-l-europa-piu-egoista/">euronews - Audrey Tilve</a>Franca RAME: CARO MONTI, BASTA CON LE PURGHE2012-04-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626575<br />
Gentile prof. Monti,presidente del Consiglio del nostro governo,
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gli italiani, quelli cosiddetti visibili al fisco, hanno accettato i sacrifici imposti dal Suo governo, ma ora avrebbero diritto a qualche soddisfazione. Invece non ci arriva nulla di buono.
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Vero che, appena si è accomodato sulla poltrona di comando, Lei, reincarnazione di Berlusconi con la faccia onesta (solo la faccia…), s’è trovato a nuotare in un debito pubblico di tutto rispetto, quasi 2 mila miliardi di euro. Ma non sarebbe stato meglio, in clima di sacrifici, se avesse drasticamente ridotto i costi della politica, invece di tarellare sulla testa i pensionati lasciandoli tramortiti e senza respiro?
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Tra Camera e Senato, il nostro Paese (60 milioni di abitanti) può vantare 945 parlamentari con uno stipendio intorno ai 20.000 euro mensili. Gli Stati Uniti (310 milioni di abitanti) invece devono accontentarsi di 535 parlamentari, con uno stipendio intorno ai 17.000 euro. E che dire dei cosiddetti “rimborsi elettorali”, se non che sono un insulto per la gente per bene?
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Le famiglie italiane vivono una crisi furiosa, tant’è che in quest’ultimo anno c’è stata una diminuzione del 10% di consumo di benzina. In compenso i carburanti sono aumentati del 20%. Per Pasqua, ci dicono gli albergatori, milioni di famiglie hanno rinunciato a godersi qualche giorno di vacanza, le strutture turistiche sono in forte crisi. Sono stracolmi soltanto i ristoranti frequentati dagli “intoccabili”. <br />
La crisi per loro è solo un fastidioso problema altrui.
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E la burocrazia? Un macigno che colpisce milioni di persone: migliaia d’imprese che non riescono a bloccare il pericolo di fallimento… progetti che non si concretizzano… posti di lavoro che sfumano.
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Suicidi: si sono tolti la vita solo nel Nord-Est 30 imprenditori finanziariamente rovinati.
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Sull’evasione fiscale: 13 miliardi di euro recuperati (o, meglio, accertati: il recupero è un’altra cosa) dalla Finanza negli ultimi mesi sono un buon risultato. Ma ce ne sono almeno altri 120-130 all’anno sui quali mettere le mani. E, per farlo, non bastano i blitz tipo Cortina. Bisognerebbe avere il coraggio di instaurare il sistema fiscale americano: tanto guadagno, tanto spendo, tanto detraggo ed ecco l’utile su cui pago le tasse. Già, ma poi si scontenta la borghesia… la classe dominante… quindi…giù calci nelle genvive…
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Le grandi industrie straniere non si sentono attratte dall’idea di investire nel nostro Paese per le difficoltà imposte dalla nostra burocrazia, dal pericolo della mafia e dalla corruzione.
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Un imprenditore che avesse l’idea di importare merce o macchinari dall’estero è spesso costretto ad anticipare l’intero pagamento.<br />
Agl’italiani non si fa credito anche perché, in caso di contestazione, i commercianti stranieri sono spaventati dall’idea di impelagarsi nella nostra rete giudiziaria, lentissima e colma di sorprese metafisiche.<br />
Aggiunga poi, gentile presidente, che ogni uomo d’affari straniero è bene al corrente del fatto che il mercato e lo Stato italiano perdono 60 miliardi all’anno causa la corruzione. Come può dar fiducia un Paese del genere?
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Capisco che Lei, tentando di presentare una legge che funzioni veramente contro i corrotti, si trovi un’opposizione violenta da parte di tutta la destra, Pdl in testa. Ma non si può accettare il ricatto di chi a ogni votazione ripete la solita minaccia: o fai come dico o ti stacco la spina. Anche perché in questo caso, il danno economico diretto è solo una parte del disastro: la corruzione non aumenta solo i costi, uccide le imprese oneste causando un degrado della loro qualità etica, e colpisce pure la professionalità del Sistema Italia: chi è bravo a corrompere difficilmente è anche capace di far bene il suo mestiere.
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Importanti economisti liberali avvertono che, se non si cambia programma a partire dalle tasse che ricadono quasi esclusivamente sul lavoro, rischiamo di suscitare gesti incontrollabili tra le categorie più vessate. E la recessione si avvita su se stessa. Invece voi siete sempre lì blaterare sull’articolo 18. Ma, invece di trovare il modo di facilitare ancor di più i licenziamenti, perché non vi occupate di facilitare le assunzioni? Per esempio mettendo mano alla madre di tutti gli sprechi: quello energetico. L’ha detto persino Squinzi, prossimo presidente di Confindustria: “Non è l’articolo 18 a fermare lo sviluppo del Paese, ma la burocrazia, la mancanza di infrastrutture, il costo eccessivo dell’energia”.
<p>E’ ridicolo che l’Italia abbia un decimo dei pannelli solari per l’acqua calda della Germania (che ha molto meno sole di noi). Se non si promuove una vera e propria cultura del risparmio energetico e delle energie alternative, a cominciare dalle scuole, dalle imprese e dalle famiglie, non si potrà mai realizzare il vantaggio che porterebbe una simile azione globale: cioè arrivare a risparmiare più di 100 miliardi l’anno.
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L’assurdo poi è che già oggi siamo il quinto paese in Europa nell’uso di tecnologie alternative. Nel 2010 l’Italia abbiamo prodotto circa il 22% del fabbisogno nazionale lordo di elettricità da fonti rinnovabili. Quindi i presupposti per cambiare drasticamente il modo di organizzare la ripresa ci sono eccome. Bisogna solo convincere voi, pregiati tecnici, di incentivarla.
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E che dire dei 90 cacciabombardieri Lockheed F-35, detti “distruttori immediati”, ordinati dal megalomane Berlusconi e da Lei lasciati sul collo dei contribuenti italiani? Ci costeranno 12 miliardi, più il doppio per la gestione e la manutenzione. Col denaro previsto per uno solo di questi sofisticati mostri volanti, risolveremmo i problemi di migliaia di cassintegrati, pensionati, precari, detenuti, laureandi in cerca di lavoro.
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Ho ascoltato a Report la ministra Fornero, sempre elegante nei suoi completini (quella che piange, ma non sorride mai): “Non siamo stati chiamati per distribuire caramelle”. E m’è venuto voglia di risponderle: “Signora ministra, le sue caramelle non ci interessano… Lei ha già dato molto al popolo italiano: pasticche purgative in abbondanza… siamo tutti accomodati sulla tazza in bagno, con una dissenteria inarrestabile, pensando a lei! Grazie”.
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Gentile prof. Monti, il Suo governo è arrivato al punto in cui o ha il coraggio di fare qualche cosa di concreto per rilanciare l’economia, facendo pagare la crisi a chi non paga mai anziché a chi paga sempre, oppure dovrà subire la giusta ira delle piazze.<br />
<br/>fonte: <a href="http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1D59YX">il Fatto Quotidiano </a>Dario FRANCESCHINI: "Il premier ha violato la promessa di non toccare i contratti in vigore" - INTERVISTA2012-03-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626057Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>"Il premier ha violato la promessa di non toccare i contratti in vigore"</b>
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Lo disse in Senato. Si torni a quella traccia. Tanti lavoratori si chiedono: anch'io rischio di essere licenziato? È un errore creare queste paure. E rischiamo di avere dichiarazioni di crisi pretestuose per tagliare posti. <p>
<b>Il testo sul lavoro è chiuso. Ha detto Monti: "Su questo non si tratta". Non crede che il Pd si illuda di poter cambiare l'articolo 18, onorevole Franceschini? </b><br>
"Monti ha detto di riferirsi al fatto che il governo non intende riaprire la trattativa con le parti sociali. Assicura però, e non poteva essere diversamente, che sarà il Parlamento a decidere se approvare la riforma del lavoro in blocco, respingerla o correggerla. Il Pd è impegnato a correggerla. Quella norma così com'è non passerà. Abbiamo sostenuto subito che ci doveva essere un disegno di legge, e non un decreto legge. Non per prendere tempo - perché anche un ddl si può approvare in fretta, con una corsia preferenziale - ma perché con un decreto le norme sarebbero entrate in vigore immediatamente, compresa quella sbagliata sull'articolo 18. Invece siamo convinti che il Parlamento la modificherà. Siamo del resto in un sistema parlamentare, in cui è il governo a rispondere al Parlamento e non viceversa".<p>
<b>Però riformare il mercato del lavoro era la mission del governo Monti? </b><br>
"Noi sosteniamo le cose che stanno nel patto costituente di questo governo. Monti sa che le parole pronunciate in Parlamento sono sempre come pietre. Ma se sono le parole del discorso di insediamento - su cui il governo ha ottenuto la prima fiducia costitutiva - sono ancora più pesanti. Il 17 novembre del 2011 in Senato, Monti disse a proposito di mercato del lavoro: "In ogni caso, il nuovo ordinamento che andrà disegnato verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere". Lo stenografico dopo questa frase riporta: "Applausi dei deputati del Pd e del Pdl". È la nuova norma sull'articolo 18 ora a differenziarsi da quella linea, non noi. Non è vietato discostarsi, ma solo con l'accordo delle forze politiche che hanno fatto nascere il governo".<p>
<b>Quindi, qual è il punto di mediazione sull'articolo 18? </b><br>
"Si può lavorare proprio su quella traccia, differenziando le regole per i nuovi assunti da quelle per i contratti già in essere. Per questi si può arrivare al massimo al modello tedesco che prevede di fronte al licenziamento per ragioni economiche il ricorso al giudice, il quale può decidere tra indennizzo o reintegro".<p>
<b>Lo scontro in atto - con lo sciopero annunciato dalla Cgil, il pressing del Pd - indeboliscono il governo, come sostiene Alfano? </b><br>
"Nessuno mette in discussione il sostegno al governo. Una democrazia parlamentare si basa sul rapporto tra l'esecutivo e la maggioranza che lo sostiene. E penso che il cambiamento di quella norma sui licenziamenti per motivi economici non possa avvenire con maggioranze occasionali: né riproponendo la vecchia opposizione più la Lega, né con un arco di forze contro il Pd".<p>
<b>Il Pdl invita a un impegno per chiudere entro l'estate. I Democratici se la sentono di prenderlo? </b><br>
"Assolutamente sì. Il testo modificato potrebbe essere approvato entro gli stessi termini di un decreto legge".
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<b>Realisticamente, quali margini ci sono per cambiare il provvedimento? </b><br>
"Tutti i precedenti decreti del governo, dal "Salva Italia" alle liberalizzazioni, sono stati modificati e migliorati dal Parlamento. Sarà così anche questa volta. Non è una minaccia, è il rispetto delle regole costituzionali. Sono convinto che più passa il tempo e più si esce dalla lettura in base alle diverse posizioni dei partiti e dei sindacati, e si passa al merito di cosa produce questa norma. Sarà il semplice buonsenso a far capire che è sbagliata. Non a caso anche la Cisl, poi la Uil, l'Ugl, e la Cei via via hanno sostenuto che serve il reintegro".<p>
<b>In cosa la norma è sbagliata, secondo lei? </b><br>
"La norma è sbagliata sia per gli effetti individuali che produce sia per l'impatto psicologico in un paese già impaurito. Crea una situazione in cui la più forte della due parti, il datore di lavoro, stabilisce unilateralmente la propria situazione di difficoltà economica che gli consente di licenziare. Al lavoratore, resta la possibilità di ricorrere al giudice al massimo per ottenere un indennizzo. È evidente che potranno esserci pretestuose dichiarazioni di crisi per poter licenziare. Siamo un paese in piena crisi. Il problema italiano è stabilizzare i precari, non precarizzare gli stabili".
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<b><a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7031">Intervista a Dario Fraceschini – La Repubblica</a></b><br>
<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7031">La Repubblica - Giovanna Casadio</a>Dario FRANCESCHINI: Il fine da perseguire è stabilizzare i precari, non "precarizzare" gli stabili2012-03-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626055Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>"Il fine da perseguire è quello di stabilizzare i precari, non quello di "precarizzare" gli stabili": con questo gioco di parole il capogruppo Pd alla Camera dei deputati <b>Dario Franceschini</b> ha annunciato, in mattinata, da Castelnuovo Rangone, la prossima battaglia del Partito democratico, quella di mutare in meglio quelle norme contenute nella riforma del mercato del lavoro che rischiano di aggiungere nuove paure a un paese in difficoltà economica.
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"L'obiettivo della riforma - ha detto Franceschini - è quello di dare certezze, non certo creare l'effetto opposto". Il capogruppo Pd alla Camera non ha esitato a definire la norma sui licenziamenti economici come un "errore" all'interno di una riforma che contiene, invece, tante delle richieste dei Democratici, a partire da quell'assioma "il lavoro precario deve costare di più di quello stabile" che faceva parte dello stesso programma del Pd.
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<b>Dario Franceschini</b> era a Castelnuovo per "tenere a battesimo" l'avvio ufficiale della campagna elettorale del candidato a sindaco del centro-sinistra Carlo Bruzzi.
<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7028">dariofranceschini.it</a>Dario FRANCESCHINI: Le parole del Presidente della Repubblica spingono tutti alla ragionevolezza2012-03-23T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it626056Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/>"Le parole del Presidente della Repubblica sono sempre parole che spingono tutti al buon senso e alla ragionevolezza". Così commenta le parole di Napolitano che, questa mattina, ha dichiarato che non vi sarà una valanga di licenziamenti a seguito della riforma del lavoro, il capogruppo del Partito Democratico alla Camera, <b>Dario Franceschini</b>, questo pomeriggio a Lucca, per un incontro a sostegno del candidato sindaco del centrosinistra, Alessandro Tambellini.
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"Noi riteniamo - ha detto <b>Franceschini</b> - che la norma contenuta nel disegno di legge che il Governo ha appena approvato e che prevede la possibilità di licenziare in caso di problemi economici dell'azienda, avendo come possibile conseguenza solo l'indennizzo e non il reintegro, non vada bene. Crea uno stato di precarietà in milioni di persone e molti rischi nella sua concreta applicazione e, quindi, noi, in Parlamento, ci applicheremo per modificarla".
<p>
Questa, però, non è "una minaccia di nessun tipo - come spiega il capogruppo PD alla Camera -, ma è una constatazione che queste sono le nostre regole costituzionali. Tutti i provvedimenti che il Governo Monti ha mandato in Parlamento anche sotto forma di decreti sono stati cambiati e migliorati dal Parlamento e sarà così anche questa volta".
<br/>fonte: <a href="http://www.dariofranceschini.it/adon.pl?act=doc&doc=7027">dariofranceschini.it</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Lavoro: Cgia Mestre, busta paga precari è di 836 euro al mese2012-02-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it624285Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
«Su un totale di oltre 3.315.000 lavoratori senza un contratto di lavoro stabile - esordisce il segretario della CGIA di Mestre - quasi 1.289.000, pari al 38,9% del totale, non ha proseguito gli studi dopo aver terminato la scuola dell'obbligo.
<p> Questi precari con basso titolo di studio sono in questa fase di crisi economica quelli più a rischio. Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono occupati soprattutto nel settore alberghiero, in quello della ristorazione e nell'agricoltura.
<p>Per questo ritengo che i percorsi formativi debbano essere posti al centro di un seria riflessione tra i politici e gli addetti ai lavori, affinchè vengano si individuino delle risposte in grado di avvicinare in maniera più costruttiva l'attività formativa e il mondo delle imprese».
<p>Un lavoratore precario percepisce mediamente 836 euro al mese, solo il 15% ha una laurea, la Pubblica amministrazione è il suo principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale).
<p>Secondo l'analisi della CGIA di Mestre l'identikit del lavoratore precario italiano include le seguenti tipologie di occupati: i dipendenti a temine involontari; i dipendenti part time involontari; i collaboratori che presentano contemporaneamente 3 vincoli di subordinazione, monocommittenza, utilizzo dei mezzi dell'azienda e imposizione dell'orario di lavoro; i liberi professionisti e lavoratori in proprio (le cosiddette Partite Iva) che presentano in contemporanea i 3 vincoli di subordinazione descritti nel punto precedente.
<p>
In termini assoluti l'esercito dei precari è pari a 3.315.580 unità, e la retribuzione netta mensile media tra i giovani con meno di 34 anni è di 836 euro. Questa retribuzione sale a 927 euro mensili per i maschi e scende a 759 euro per le donne. La CGIA tiene a precisare che questi importi escludono altre mensilità (tredicesima, quattordicesima, etc.) e le voci accessorie percepite regolarmente tutti i mesi, come ad esempio i premi di produttività, le indennità per missioni, etc..
<p>Per quanto riguarda il titolo di studio, quasi uno su due (per l'esattezza il 46% del totale) ha un diploma di scuola media superiore, il 39% circa ha concluso il percorso scolastico con il conseguimento della licenza media e solo il 15,1% è in possesso di una laurea.
<p>La più alta concentrazione di lavoratori precari italiani è nel Pubblico impiego. Infatti, nella scuola e nella sanità ne troviamo 514.814, nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299. Se includiamo anche i 119.000 circa che sono occupati direttamente nella Pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Enti locali, etc.), il 34% del totale dei precari italiani è alle dipendenze del Pubblico (praticamente uno su tre). Gli altri settori che registrano una forte presenza di questi lavoratori atipici sono il commercio (436.842), i servizi alle imprese (414.672) e gli alberghi ed i ristoranti (337.379).
<p>
A livello territoriale è il Sud che ne conta il numero maggiore. Se oltre 1.108.000 precari lavorano nel Mezzogiorno (pari al 35,18% del totale), le realtà più coinvolte, prendendo come riferimento l'incidenza percentuale di questi lavoratori sul totale degli occupati a livello regionale, sono la Calabria (21,2%), la Sardegna (20,4%), la Sicilia (19,9%) e la Puglia (19,8%).<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.asca.it/news-Lavoro__Cgia_Mestre__busta_paga_precari_e__di_836_euro_al_mese-1121315-ECO.html">Asca</a>DELIA MURER: Riforma del lavoro, attenzione alle pari opportunità2012-01-25T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it623613Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Il Governo, insieme alle parti sociali, ha avviato il tavolo di discussione e di elaborazione per una riforma del mercato del lavoro. Si tratta di uno snodo fondamentale per modernizzare il Paese e consentire all’Italia di governare meglio questa insidiosa crisi economica internazionale. Si parla di riforma della cassa integrazione, di redditi più alti per i precari, di nuovi ammortizzatori sociali, di costo del lavoro e di produttività.
<p>
Inutile, in questa fase, commentare le indiscrezioni sulle misure che sono in cantiere. Non c’è ancora una traccia precisa ed è bene rinviare ogni commento a quando il Governo avrà presentato, con chiarezza, una sua proposta organica. Il Partito Democratico è impegnato, però, nel suo sostegno al Governo, a segnalare con forza il grosso disagio che attraversa il mercato del lavoro e in particolare le categorie più deboli, più esposte alla crisi. Parliamo di chi perde il posto di lavoro, di chi è disoccupato da troppo tempo, di chi entra sul mercato dalla porta secondaria della precarietà e, invece di progredire, rimane sempre su quell’uscio incerto che ne condiziona la realizzazione personale e professionale. Tra i temi su cui faremo una battaglia c’è sicuramente il lavoro delle donne, questa difficile frontiera che vede le donne dover conciliare faticosamente i vari ruoli a cui sono chiamate, doverlo fare in condizioni più difficili, con meno prospettive di carriera, con meno retribuzione, pur avendo più competenze e preparazione. Dati drammatici, in questo senso, sono emersi di recente nel rapporto ombra Cedaw, uno studio sull’applicazione della Convenzione internazionale sui diritti delle donne per garantire pari opportunità in ambito sia pubblico che privato. La ricerca, condotta da associazioni e organizzazioni, è stata presentata qualche giorno fa alla Camera dei deputati con una iniziativa chiamata “Lavori in Corsa”.
<p>Diversi i dati che colpiscono. La pensione delle donne è mediamente più bassa del 30,5% rispetto a quella degli uomini: gli uomini rappresentano il 47% dei pensionati ma incassano il 56% del “monte pensioni”. Le studentesse rappresentano il 58% dei laureati, ma le ricercatrici universitarie sono il 40%, le professoresse associate il 32%, le ordinarie solo il 14% e sono 2 le uniche donne rettore in tutta Italia.
Una donna su due non cerca lavoro, e nelle Regioni del Sud il tasso raggiunge picchi del 63%. In Italia oltre un quarto delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la maternità: solo nel 2010 per questo motivo 800 mila donne sono uscite dal mercato del lavoro.
<p>Infine c’è il problema delle ‘dimissioni in bianco’, una pratica usata dai datori di lavoro per licenziare le lavoratrici che finiscono in maternità.<br />
Si calcola che un lavoratore su quattro abbia conosciuto questa cosa almeno una volta nella sua vita professionale.
<p>Il quindici per cento dei contratti a tempo indeterminato viene accompagnato dalla “richiesta” di firmare contestualmente anche le dimissioni in bianco.<br />
Nel 90 % dei casi queste vengono depositate quando una lavoratrice ha una gravidanza. Per porre fine a questa terribile pratica, nel 2007 il Parlamento italiano aveva approvato una legge in base a una direttiva europea. Era la legge 188. E imponeva l'obbligo di redigere le dimissioni su un apposito modello informatico, predisposto e reso disponibile da uffici autorizzati, impedendo, quindi, di poter conservare le dimissioni in bianco e poterle depositare a piacimento del datore di lavoro. Il governo Berlusconi, purtroppo, ha cancellato quella norma nel giugno del 2008. Il tema deve assolutamente tornare nell’agenda del Governo. Il Ministro Fornero ha detto che la questione è allo studio del suo Ministero ma ha escluso, in un question time al Senato, il ritorno della legge 188. Il Pd, invece, deve fare una battaglia proprio per il ripristino di quella legge, che rappresenta l’unico strumento in grado di debellare una pratica selvaggia, inumana e antidemocratica. In questo senso segnalo che è cominciata in Commissione Lavoro alla Camera l’esame di una Proposta di legge di cui sono firmataria che mira proprio a ripristinare la norma cancellata.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.deliamurer.it/cms/it.html?view=article&catid=7%3Ageneraliste&id=371%3Ariforma-del-lavoro-attenzione-alle-pari-opportunita&tmpl=component&print=1&layout=default&page=">deliamurer.it</a>Paolo FERRERO: «Sinistra, commentare non basta» - INTERVISTA2011-12-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622209<br />
«Serve un'opposizione costituente, Vendola sa che ormai l'Ulivo è dietro le spalle. Il Pd sta facendo un errore drammatico. Monti sostiene la cancelliera Merkel, che lavora a solo vantaggio della Germania, sulla linea che ha portato i greci al crack».
<p>
<p><b>Segretario Ferrero, oggi si apre il congresso del Prc a Napoli, una delle capitali della 'primavera dei sindaci'. A Milano Pisapia ha avuto un inciampo. Ma anche De Magistris a Napoli ha avuto scontri con i sindacati e con gli ambientalisti.</b>
<p>
Napoli non è il regno dei cieli, ma se il punto è come si costruisce una sinistra antiliberista, Napoli è senz'altro la punta più avanzata.
<p>
<b>Milano e Pisapia lo sono meno?</b>
<p>
Noi l'Expo non l'abbiamo votata perché non c'è una discontinuità netta con la giunta Moratti. A Napoli, sull'acqua e sugli inceneritori, c'è.
<p>
<b>Rivolgete l'ennesimo appello all'unità a Vendola. Fin qui vi ha risposto no. Perché insistete?
</b>
<p>
Perché nel paese c'è una domanda di unità a sinistra di cui non possiamo non farci interpreti. Una domanda che condividiamo: serve una sinistra che sappia cambiare il paese, non che faccia la commentatrice politica. Sel sa che ormai le primarie sono uscite di scena, che non siamo alla vigilia del voto ma in pieno governo di destra tecnocratica che ha come unica opposizione la destra populista della Lega. Serve un'opposizione di sinistra efficace.
<p>
<b>Anche il Prc si sente inefficace?</b>
<p>
Siamo ben al di sotto del necessario. Ma è un problema che riguarda anche il sindacato, i comitati, le associazioni. Per questo, accanto all'unità della sinistra, proponiamo la Costituente dei beni comuni e del lavoro, un'opposizione a Monti che parta dalle persone al di là della loro collocazione politica e che serva ad allargare i bene comuni. Una rete fra tutte le realtà che si muovono sull'acqua, sul No Tav, sul lavoro.
<p>
<b>La ministra del welfare Fornero alle sue prime uscite ha fatto una buona impressione ai sindacati.</b>
<p>
Fornero usa parole felpate, ma lo stile è cambiato, la sostanza no. E la sostanza è l'abolizione delle pensioni di anzianità, il blocco del recupero dell'inflazione e il passaggio di tutti al contributivo: tre stangate.
<p>
<b>Lei è contro la parola d'ordine 'accelerare'?</b>
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Sì, se si accelerano le politiche liberiste. No, se blocchiamo la speculazione finanziaria facendo acquistare i titoli di stato direttamente dalla Bce. Con Merkel, Monti appoggia la destra più liberista d'Europa. Quella che ha portato la Grecia al crack. Monti dovrebbe denunciare che le imprese tedesche hanno interesse ad arraffare nelle nostre privatizzazioni. E che abbassando il costo del lavoro italiano, rendiamo più competitive le aziende tedesche che usano le nostre nel subappalto. L'Argentina ha scelto un'altra strada e si è risollevata. La manovra aggrava la recessione, riduce i salari e i consumi. Il Pd avrà enormi contraddizioni. Ma ha fatto un errore drammatico a sostenere Monti.
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<b>Crede che il Pd avrà contraccolpi?</b>
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Si vedono già. I sindacati stoppano. Da destra chiedono di più, e nella dialettica alla fine la manovra resterà quella di Monti. Questo non è un governo di unità nazionale: è un commissariamento da parte della Bce e della Germania, i partiti solo convocati a votare. E la destra vota con una mano e tiene l'altra libera.
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<b>Mai più con il Pd?</b>
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Ogni proposta si avanza dentro una fase. Oggi serve il massimo di dissenso da sinistra per evitare che demoliscano le pensioni. La sinistra deve entrare in campo, come la Linke in Germania.
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<b>Pensa a una sinistra piccola e non governante?</b>
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La penso grande e capace di cambiare le carte in tavola. Noi abbiamo molte risposte alla crisi: una politica europea che metta la mordacchia alla speculazione, l'intervento pubblico per la riconversione ambientale e sociale, usare i soldi della Tav e del Ponte sullo Stretto per il riassetto idrogeologico, quelli delle spese militari per i precari della pubblica amministrazione. Tutte risposte mature nel buon senso sociale. Ripeto, non si può stare a guardare e fare i commentatori.
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<b>Ce l'ha ancora con Vendola?</b>
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No, anche con noi. Divisi siamo deboli. Se la crisi è costituente, e cioè cambierà tutto, il governo è costituente, cioè ha intenzione di cambiare tutto, anche l'opposizione deve essere costituente.
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<b>Monti e Berlusconi sono uguali?</b>
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No, stile a parte. Berlusconi è la destra populistica, e quando si è dimesso ho festeggiato. Monti è la destra della tecnocrazia europea. L'esponente delle neoliberismo più classico che ci ha portate alla crisi.
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<b>Il ministro Passera con una telefonata ha sbloccato la vertenza di Termini Imerese. C'è una differenza rispetto a Sacconi.</b>
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Il risultato è che quell'azienda è chiusa e il nuovo proprietario non offre alcuna garanzia. Certo, meglio la telefonata di Passera che niente. Ma il dato drammatico non cambia.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=17P5M9">il Manifesto - Daniela Preziosi</a>Antonio DI PIETRO: «Questo governo fa ripianare i conti ai lavoratori, ai precari e le fasce deboli»2011-10-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617697Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) <br/><br/><br />
«Per questo governo ladro a ripianare i conti devono essere i lavoratori, i precari e le fasce deboli e non gli approfittatori e gli evasori della Casta. Ancora una volta, si dimostra che chi è al governo non vuole la pace ma lo scontro sociale. Ecco perchè è estremamente necessario che chi ha forza, responsabilità, senso delle istituzioni, anche all'interno di questo Parlamento, spenga la luce e faccia finire la legislatura prima che lo scontro aumenti».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/11_ottobre_26/reazioni-lettera_7f92b718-0004-11e1-9c44-5417ae399559.shtml">corriere.it</a>FRANCESCO PIOBBICHI: Crisi e rivoluzione2011-09-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it609244<br />
Mi colpisce molto la rapidità con la quale le classi dominanti europee hanno manomesso la democrazia sociale del vecchio continente. Mi colpisce il fatto che decenni di conquiste sociali siano state portate via cosi facilmente attraverso l'espropriazione della sovranità economica dei singoli stati in nome degli indici di Bruxelles.
<p>L'inserimento del vincolo di bilancio nella Costituzione, votato ‘bipartisan’ dalla Spagna, che verrà votato giovedì prossimo anche dal nostro Governo ne è l'ultimo esempio. Quando un anno e mezzo fa, facendo nascere controlacrisi.org parlavamo di colpo di stato monetario, della crisi come elemento costituente di nuove gerarchie sociali, la maggior parte della sinistra era impegnata a discutere di altro.
<p>Mentre le classi dominanti chiudevano l'architettura istituzionale europea in maniera tale da rendere un “macellaio sociale” chiunque succederà a Berlusconi, noi eravamo rinchiusi in un dibattito provinciale che di fatto ha oscurato alla popolazione italiana cosa firmavano Tremonti e Napolitano in Europa.
<p>Per carità, questo Governo è infame e classista e prima ce ne liberiamo meglio è per tutti, ma il rischio concreto è che il prossimo non sarà meno servo dei banchieri di quanto lo è l’attuale. Lo sarà per impossibilità materiale rispetto alla possibilità di mutare i rapporti di forza nel quadro dato a livello internazionale. <br />
Primo, perchè è pressochè impossibile intervenire politicamente per modificare il patto di stabilità appena revisionato che ci costringe al rientro forzato del debito.
Secondo, perchè l'accresciuto potere del tutto politico ed arbitrario della BCE sta dimostrando come e quanto sia simbiotico l'intreccio tra speculazione, austerity e ristrutturazione capitalista.
<p>Ieri sera Giorgio Napolitano ha proposto, dopo il diktat di Trichet/Draghi, una manovra TRIS, trovando la disponibilità di Casini e Letta e riuscendo ad ottenere in zona Cesarini ulteriori modifiche sulle pensioni e l'Iva.
<p>Messa in questo quadro la situazione italiana sembra indirizzarsi velocemente verso quella greca: intervento della BCE in cambio di austerity, austerity che determina stagnazione.
<p>La maionese impazzita delle ricette degli schieramenti politici per uscire da questa situazione, in cui tutti dicono tutto, è la conferma della profondità della crisi sia a livello nazionale che continentale.
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Si vuol bloccare la speculazione attaccando le pensioni, si parla di Eurobond oramai fuori tempo massimo, di patrimoniale senza applicarla, e il ‘più Europa’ che tutti invocano sembra essere più un mantra che un progetto vero e proprio. Primo perchè questa Europa non è neutra nella sua costituzione materiale fatta e cucita sulle richieste liberiste, secondo perchè questa Europa ha una guida franco prussiana che, pur essendo in competizione con i tecnocrati di Bruxelles, produce una gerarchia economica tra paesi centrali e periferici.
<p>La crisi è pertanto costituente perchè produce un nuovo modello sociale in cui il lavoro ed i beni comuni sono variabili rispetto alla competizione liberista globale.
Terzo perchè come ho detto prima la leva del debito e della speculazione è un ricatto dal quale non si esce facilmente con un impianto “riformista” sempre poi che questa parola abbia senso. Per questi motivi, ritengo che occorre predisporre un progetto politico per far saltare l'Europa al di fuori di ogni elemento di compromesso con le classi dominanti.
<p>Hanno dichiarato guerra al nostro popolo, alle conquiste sociali, alla nostra sovranità economica, alla nostra democrazia costituzionale dopo aver causato una crisi per fame di profitto. E' necessario rispondere a questo con un salto di qualità nella nostra discussione politica. Con il peso che questa parola porta con sè, ritengo che occorre rimettere al centro il tema della rivoluzione legandola al tema della democrazia. La necessarietà di costruire un movimento antisistemico in grado di essere egemonico tra le classi popolari che vivono il morso pesante della ristrutturazione capitalista e vedono nell'Europa un avversario, impone la rimessa al centro della rottura con il sistema economico e politico dominante.
<p> Oggi noi dobbiamo riconoscere lo spazio politico euromediterraneo come luogo per la ricostruzione di un nuovo processo politico in cui ridefinire un progetto di lungo termine, ma al tempo stesso, qui ed ora, dobbiamo essere più antieuropeisti degli antieuropeisti e costruire, dentro la scissione tra democrazia e profitto maturatasi a Bruxelles, un nesso tra democrazia, diritti del lavoro, beni comuni.
<p> Oggi, non abbiamo né un progetto politico né una forma organizzativa per produrre questo scarto. Il tema della rivoluzione è di nuovo davanti a noi, ma noi non siamo adeguati per affrontarlo. Alle rivolte che accendono le notti del vecchio continente che a quelle della sponda sud del Mare Mediterraneo che non sono per nulla concluse occorre rispondere politicamente con un progetto comune.
<p>Oggi noi abbiamo bisogno innanzitutto di costruire una risposta politica credibile sia alla idea malsana di ridurre il danno tramite il governo che finisce di fatto, per i rapporti di forza dati, per spingere a destra le classi popolari com'è successo fino ad ora. Sia rispetto alle esplosioni della collera del popolo, le quali, seppur positive perchè rompono l'ideologia del pensiero unico, rischiano senza un progetto alternativo di essere poi metabolizzate dal sistema dominante. La crisi non è semplicemente crisi economica. Come abbiamo detto essa è crisi democratica, della rappresentanza parlamentare espropriata del potere di incidere in campo economico. Il sentimento di massa contro la casta ne è l'esempio principale.
<p>La politica è impotente rispetto all'economia e viene percepita come parassitaria. Il rischio che nella crisi emergano nuove forme di plebiscitarismo autoritario è reale e concreto, Mario Draghi di fatto conta più di Berlusconi. In questo quadro il modello del partito istituzionale va lasciato alla sua sconfitta storica, mentre occorre concepire il modello del partito sociale come proposta da mettere in campo alla fase che stiamo attraversando.
<p>Per questa fase che si apre, con fortissime tensioni sociali imposte dalla ristrutturazione capitalista, non ci serve un partito leggero, né tantomeno il partito incentrato esclusivamente sulle cariche pubbliche che si rivede ogni 5 anni prima delle elezioni. Pur non abbandonando il principio della rappresentanza che sarebbe, questo sì, il regalo più grande che faremmo ai padroni che da sempre vogliono cancellarci con sbarramenti e bipolarismo maggioritario, quello che ci serve è un partito connettivo, utile, radicato, popolare e meticcio. <br />
Parlo di partito connettivo perchè riconosciamo la nostra insufficienza, perchè non vogliamo rappresentare i movimenti rifacendo l'errore del dopo Genova, ma cooperare con le forze sociali in mobilitazione misurando la nostra capacità di egemonia in un processo aperto e plurale che favorisce elementi di autorganizzazione ed autonomia.
<p> In questo spazio, nei tempi e nei modi adeguati, andrebbe collocata la proposta della costituente dei beni comuni, come luogo principale di connessione fra realtà che funzionano come una grande forza di cooperazione politica antisistemica. <br />
La costituente dei beni comuni come forza cooperante del nuovo intellettuale collettivo nato dalle realtà sociali in mobilitazione, è forse il terreno con il quale ricostruire un progetto di alternativa di società. Parlo di partito utile perchè la crisi sta dissolvendo progressivamente lo stato sociale, e sta indebolendo (se non cancellando) il potere di acquisto del nostro blocco sociale.
<p>Il partito utile è il partito della quotidianità, partiamo dalle buone pratiche di mutualismo prodotte e allarghiamole. Le pratiche sociali dovranno essere il punto principale con il quale concepire la nostra militanza e ricostruire senso all'azione collettiva. Parlo di neomutualismo in una funzione rivoluzionaria così come lo è stato quello dei fasci siciliani sul finire dell'800 che concepirono la loro azione non per ritagliarsi una nicchia dentro il sistema dominante (come in parte fece invece il partito socialista) ma in un'azione solidale già immediatamente rivoluzionaria, che costruisce solidarietà tra pari con una chiara funzione antisistemica.
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Parlo di partito radicato, perchè dobbiamo essere nel posto giusto al momento giusto, nei territori e nelle zone dove la politica non c'è più. Parlo di partito popolare, perchè al populismo ed alla cancellazione dell'azione collettiva in nome del plebiscitarismo dobbiamo opporre un processo politico che dia voce e possibilità di organizzazione immediata al popolo della crisi. Un processo democratico che costruisce il partito sociale come strumento per l'emancipazione collettiva dentro e contro la crisi della politica.
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Parlo di partito meticcio perchè il nuovo soggetto rivoluzionario sarà tale solo se al piano inclinato della guerra tra poveri opponiamo attorno alla centralità del lavoro una battaglia comune tra i lavoratori mobili ed i residenti, tra i precari ed i garantiti. In questo senso il lavoro con gli altri partiti e movimenti della sinistra euromediterranea è fondamentale. Le prossime settimane saranno calde, lo spazio di contestazione che si apre alla crisi non sarà facilmente metabolizzato dai giochetti di chi scende in piazza oggi e già pensa che governerà domani su mandato della BCE.
<p>Le manifestazioni di oggi anticipano la data del 15 ottobre che segna per la prima volta - al di la del ritardo dei grandi sindacati che non hanno ancora l'intelligenza di aderire come sigle - la prima risposta continentale contro l'austerity. La cacciata di Berlusconi dovrà coincidere con la permanente rottura verso le politiche europee e della BCE, e più in generale contro il sistema di dominio liberista. <br />
In questo quadro ritengo che la partita per i comunisti del XXI secolo sia appena iniziata. <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?view=article&catid=39&id=17370&tmpl=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content&Itemid=68">controlacrisi.org</a>Paolo FERRERO: Lottare per non finire come la Grecia2011-09-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it608080<br />
Lo sciopero generale di oggi è molto importante. Per questo voglio innanzitutto voglio ringraziare tutti i lavoratori e le lavoratrici che lo stanno facendo in queste ore e ringraziare la CGIL e il sindacalismo di base che lo hanno proclamato.
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Uno sciopero importante non solo perché la manovra del governo è una manovra ingiusta: difende i ricchi e i privilegi delle caste mentre attacca pesantemente i diritti sindacali e le condizioni di vita dei pensionati, delle lavoratrici e dei lavoratori - pubblici e privati – dei precari.
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La manovra, oltre ad essere ingiusta è anche recessiva - cioè aggraverà la crisi economica - e favorirà la speculazione finanziaria, che continua tranquillamente a fare il suo sporco lavoro in tutta Europa.
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Il punto fondamentale è quindi che la manovra del governo produrrà effetti opposti a quelli sbandierati: è un manovra che aggrava la crisi economica e pone le condizioni per un ulteriore attacco speculativo contro l’Italia. La ricetta che stanno applicando all’Italia – come al Portogallo, alla Spagna, all’Irlanda – è uguale a quella applicata alla Grecia: demolire i diritti dei lavoratori, privatizzare tutto e produrre quindi la recessione. Parallelamente permettere alle banche e alle finanziarie di speculare sul debito pubblico impossessandosi delle risorse sottratte ai lavoratori.
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Al contrario di cosa dicono l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, il governo Italiano, il Presidente della Repubblica, i grandi mezzi di informazione, la speculazione finanziaria non nasce dai debiti degli stati ma dal fatto che la Banca Centrale Europea agisce come una banca privata e non come una banca centrale. I paesi più deboli dell’’Europa subiscono la speculazione sul debito pubblico unicamente perché la BCE non fa quello che fanno tutte le altre Banche centrali dell’Universo, cioè non compra direttamente, al tasso di sconto ufficiale, i titoli di stato dei paesi europei. Se la BCE facesse il suo mestiere non vi sarebbe in Europa alcuna speculazione. Ad esempio il Giappone ha un debito pubblico del 220 % eppure non è sottoposto a nessun attacco speculativo. Questo per la semplice ragione che la Banca Centrale giapponese – come tutte le banche centrali del mondo – compra direttamente i titoli di stato pubblici senza passare dal mercato. Ovviamente anche i paesi europei facevano così prima che i trattati di Maastricht dessero vita all’Euro e costruissero questa follia finanziaria che si chiama Banca Centrale Europea.
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Siamo quindi nell’occhio del ciclone di una gigantesca truffa attuata dalle classi dominanti europee - dai banchieri ai padroni, dai popolari ai socialdemocratici ai liberali - a scapito dei popoli europei. Vi è un livello di falsificazione dei motivi della crisi e dei motivi della speculazione al cui confronto la propaganda nazista di Goebbels impallidisce. Il neoliberismo è in crisi ma il pensiero unico neoliberista funziona a pieno regime e manipola le coscienze raccontando balle clamorose che paiono vere solo perché sono ripetute quotidianamente a reti unificate da tutti coloro a cui viene concessa la parola. Questa è la ragione strutturale della vergognosa censura che subiamo. Anche per questo è così importante questo sciopero: rompe il coro dell’unanimismo e dell’Union Sacree in cui gli interessi dei ricchi vengono contrabbandati come gli interessi dei popoli.
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In realtà la speculazione finanziaria viene consapevolmente utilizzata dalle classi dominanti europee per due motivi: innanzitutto obbligare i governi dei vari paesi con minore produttività del lavoro a tagliare brutalmente lo stato sociale, gli stipendi e i diritti dei lavoratori. Senza lo spauracchio della speculazione Berlusconi non sarebbe mai riuscito a varare due stangate come quelle contro cui stiamo lottando. Non ci sarebbero riusciti il governo Greco, quello Portoghese, Spagnolo e via dicendo.
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In secondo luogo la speculazione finanziaria viene utilizzata per determinare un enorme spostamento di risorse dal basso verso l’alto, dai lavoratori alle banche. Stiamo vivendo nel mezzo del più gigantesco furto legalizzato che la storia dell’umanità abbia mai visto.
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L’obiettivo delle classi dirigenti europee è semplice quanto brutale: determinare una pesante riduzione del tenore di vita del popolo e del potere dei lavoratori per aumentare la competitività dell’Europa a livello mondiale basata sulla drastica riduzione del costo del lavoro. Non stiamo parlando di qualche sacrificio ma di un vero e proprio salto indietro nella storia, del dimezzamento dei salari e delle tutele. La speculazione serve a costruire un “vincolo esterno” che permetta di fare questa vera e propria rivoluzione passiva contro i popoli europei. Per questo mettono attaccano sia i diritti civili che i diritti sociali, la Costituzione come il Contratto nazionale di lavoro e la sanità pubblica: vogliono cancellare il ‘45, quel gigantesco movimento di liberazione dal nazifascismo che ha cambiato la faccia all’Europa e al mondo.
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Per questo noi comunisti dobbiamo lottare contro il governo Berlusconi e costruire le alleanze necessarie per mandarlo a casa. Parallelamente però dobbiamo costruire un fronte di lotta contro il capitale finanziario, le politiche europee e il neoliberismo. Solo sconfiggendo il neoliberismo è possibile uscire dalla crisi che il neoliberismo ha provocato. Per questo proponiamo una manovra alternativa a quella di Berlusconi ma proponiamo anche il rovesciamento delle politiche della BCE e la nazionalizzazione delle grandi banche, al fine di mettere la mordacchia al capitalismo finanziario e ricostruire un serio intervento pubblico in economia. Lo facciamo in piena sintonia con gli altri partiti della sinistra europea, che portano avanti nei loro paesi le nostre stesse parole d’ordine. Lo facciamo puntando a costruire – paese per paese – una rivolta contro le politiche europee.
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Lo sciopero generale è quindi per noi il primo passo per costruire una consapevole rivolta contro questo enorme attacco delle classi dominanti contro il popolo italiano e contro i popoli europei.
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<br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?view=article&catid=36&id=17325&tmpl=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content&Itemid=68">controlacrisi.org</a>