Openpolis - Argomento: contributihttps://www.openpolis.it/2016-02-04T00:00:00ZFabio Altitonante: Vorresti innovare la tua edicola o la tua libreria? “Voltapagina”, Regione Lombardia ti aiuta!2016-02-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it768845Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: FI) - Consigliere Consiglio Comunale Cesano Boscone (MI) (Gruppo: FI) - Assessore Provincia Milano<br/><br/>Promuoviamo l’innovazione delle librerie e delle edicole nel modo di operare, nel posizionamento strategico, nella gamma di offerta di prodotti e servizi.
Di che cosa si tratta?
Regione Lombardia incentiva e sostiene le soluzioni innovative delle imprese – favorendo anche la capacità di aggregarsi – per cogliere e organizzare nuove opportunità di sviluppo economico, raggruppando intorno alla tradizionale attività dell’edicola o della libreria nuovi interessi e ragioni di frequentazione, valorizzando il ruolo di prossimità e di interscambio sul territorio.
In che modo?
Con un bando Regione Lombardia stanzia 1 milione di euro per interventi di innovazione e valorizzazione dei punti vendita di libri, giornali, riviste e periodici.
L’accesso ai contributi è rivolto a micro e piccole imprese, singole o aggregate, con almeno un punto vendita ubicato sul territorio lombardo, che svolgono attività di commercio al dettaglio in questo settore.
Quale sarà l’agevolazione per ogni impresa?
Si tratta di un contributo a fondo perduto in regime “de minimis” fino ad un massimo del 70% della spesa complessiva ammissibile, nel limite di 10.000 euro per impresa. Il valore minimo del progetto presentato deve essere pari a 2.000 euro.
Per quali interventi si può presentare la domanda?
Sono ammesse al finanziamento le opere d’innovazione del punto vendita: interventi strutturali, acquisto di software e hardware, spese per l’efficientamento energetico, costi per la formazione degli imprenditori e del personale impegnato, acquisto di attrezzature funzionali a interventi di innovazione, organizzazione di eventi e progetti di attività di promozione online e offline.
Come presentare la domanda?
La richiesta di contributo deve essere sottoscritta, presentata e inviata online dal soggetto richiedente il contributo (o dal capofila per le aggregazioni) entro il 12 febbraio 2016 alle ore 12.00.
Per maggiori informazioni, clicca qui.<br/>fonte: <a href="http://www.altitonante.it/index.php?option=com_content&view=article&id=367:vorresti-innovare-la-tua-edicola-o-la-tua-libreria-voltapagina-regione-lombardia-ti-aiuta&catid=44&Itemid=266">www.altitonante.it</a>FRANCO MIRABELLI: Migranti: con norma anti-albergatori Maroni smentisce se stessso2015-09-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it767107Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/>"Con la norma 'anti-albergatori ospitali' approvata ieri in Consiglio Regionale della Lombardia, Maroni smentisce se stesso. Da Ministro degli Interni aveva infatti chiesto agli albergatori di ospitare i richiedenti asilo, mentre ora la sua maggioranza decide di punire gli imprenditori alberghieri che aderiscono ai programmi di ospitalità del governo, impedendogli di accedere ad ogni bando pubblico per le attività turistiche. Un cambio di casacca vergognoso, persino per un esponente della Lega". Lo dice il senatore Franco Mirabelli, capogruppo del Pd nella Commissione Antimafia, eletto a Milano.
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"Ieri ho chiesto nell'aula del Senato - prosegue Mirabelli - che il governo impugni questa nuova legge della Lombardia sul turismo, proprio a causa di questa norma voluta dalla Lega, che viola in modo palese non solo i principi costituzionali ma anche il buon senso. Lo Stato non può contemporaneamente chiedere accoglienza per i rifugiati, attraverso bandi pubblici del Ministero dell'Interno, e penalizzare chi la fa".
<br/>fonte: <a href="http://www.senatoripd.it/doc/13270/mirabelli-con-norma-anti-albergatori-maroni-smentisce-se-stesso.htm">senatoriPD</a>Gaetano Cantalini: Pascoli, appello alla Regione 2014-07-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it722120Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Navelli (AQ) (Lista di elezione: LISTA CIVICA) <br/><br/>NAVELLI. Il capogruppo di <br/>fonte: <a href="http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2014/07/27/news/pascoli-appello-alla-regione-1.9668796">Quotidiano "Il Centro"</a>Pietro ICHINO: Come intendiamo portare avanti la flexsecurity | INTERVISTA2013-01-22T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it685373Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Pietro Ichino è determinato a portare in Italia la <i>flexsecurity</i>, cioè lavoro più sicuro a fronte di maggiore flessibilità delle strutture produttive. E prova a farlo attraverso l’Agenda Monti, in definizione in vista delle elezioni di fine febbraio.<br />
In una intervista a Reuters via email il giurista, giornalista e politico italiano – che ha lasciato il Pd per una candidatura al Senato con la lista Monti – spiega quale sia il suo progetto per modernizzare il mercato del lavoro italiano, in particolare giovani con meno di trenta anni, donne e ultracinquantenni.
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<b>Proponete un contratto sperimentale a tempo indeterminato ma con libertà di licenziare. Come funziona?</b>
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Non si tratta di un contratto ‘unico’. Il contratto di lavoro che intendiamo sperimentare è a tempo indeterminato; ma per le sue caratteristiche di minor costo contributivo e di marcata flessibilità sarà preferibile per le imprese, adatto a tutte le esigenze e in particolare alla necessità di riassorbimento delle centinaia di migliaia di collaborazioni autonome fasulle che non reggono rispetto ai criteri della legge Biagi, ripresi e resi più effettivi dalla legge Fornero.
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<b>Di quanti punti saranno gli sgravi contributivi?</b>
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Si tratterebbe di ridurre i contributi pensionistici dal 33 al 30%, cioè una via di mezzo tra l’aliquota oggi in vigore per il lavoro subordinato e quella in vigore per le collaborazioni autonome; e ridurre quelli per la Cassa integrazione dal 3,2 allo 0,5%.
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<b>Ma se le aziende possono licenziare che tutela avranno i lavoratori?</b>
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Per i primi due anni ci sarà soltanto un obbligo di indennizzo, pari a un mese per anno di anzianità di servizio; assai meglio rispetto ai contratti che normalmente si offrono oggi come prima assunzione per i giovani. Dal terzo anno in poi, al lavoratore licenziato dovrà essere offerto anche un “contratto di ricollocazione”, che comporterà una integrazione del trattamento di disoccupazione a carico dell’impresa di durata crescente con l’anzianità di servizio fino a un massimo due anni, che ammonterà al 10% della retribuzione per il primo anno di disoccupazione e al 65% per il secondo anno.
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<b>Cosa risponde alle critiche del Pd secondo cui non ci sono reali garanzie se si può licenziare?</b>
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L’idea che senza il vecchio articolo 18 ci sia solo precarietà è frutto del provincialismo diffuso nella cultura del lavoro italiana. In tutta Europa la sicurezza economica e professionale dei lavoratori è costruita sulle garanzie di sostegno del reddito e assistenza nella ricerca della nuova occupazione in caso di perdita del posto.
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<b>Nel ‘contratto di ricollocazione’ dovrà essere previsto un servizio di outplacement. Di cosa si tratta?</b>
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Si tratta di servizi di assistenza intensiva per la ricerca della nuova occupazione. Già esistono in Italia ma, certo, costano. Per questo le Regioni hanno la possibilità di attingere a quel 60% di contributi del Fondo Sociale Europeo, che finora non sono state capaci di utilizzare. Si può pensare a un rimborso alle imprese pari ai quattro quinti del costo-standard di mercato di questo servizio, reso dalle agenzie specializzate.
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<b>Quanto costerà la riduzione del contributo pensionistico?</b>
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Il contributo pensionistico al 30% comporterà un maggior gettito in tutti i casi in cui si tratterà di vecchie collaborazioni autonome abusive, con contributo al 27%, che si trasformano in rapporti di lavoro dipendente. Comporterà invece un minor gettito rispetto all’aliquota del 33% oggi vigente per il lavoro dipendente. L’entità del saldo positivo o negativo per la gestione pensionistica è difficile da prevedere; ma l’eventuale saldo negativo non costituirà comunque un onere particolarmente rilevante. Anche perché la riduzione del cuneo contributivo contribuirà all’aumento dell’occupazione.
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<b>E quanto alla riduzione del contributo per la Cassa integrazione?</b>
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La riduzione del contributo farà perdere all’Inps una parte dell’attivo maturato fino alla crisi del 2008, dato da una eccedenza di contributi rispetto alle prestazioni. Nei primi due o tre anni si prevede una diffusione non amplissima dell’esperimento mentre in prospettiva l’eccedenza dei contributi rispetto alle prestazioni dovrà essere eliminata, se vogliamo ridurre il ‘cuneo’ contributivo che oggi penalizza le retribuzioni.
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<b>Per incentivare l’occupazione femminile lei propone sgravi Irpef per il primo impiego. Costi e coperture?</b>
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Nel <b><a href="http://www.pietroichino.it/wp-content/uploads/2010/05/ddl-21021.pdf">disegno di legge Morando-Ichino n. 2102/2010</a></b> che prevede questa “azione positiva” il costo è stimato in 4,5 miliardi per il primo anno, decrescente negli anni successivi per effetto dell’aumento della domanda e dell’offerta di lavoro. Lo stesso progetto di legge individua la copertura in un tributo sulla leva finanziaria degli istituti di credito; ma si possono ipotizzare anche fonti di copertura diverse.
<br /><br/>fonte: <a href="http://www.pietroichino.it/?p=25255&print=1">Reuters | Francesca Piscioneri</a>Monica Cerutti: Altro che cambiamento culturale. Da Cota il quaderno delle buone intenzioni finora disattese2012-11-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656680Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Piemonte (Gruppo: SI-SEL-POS) <br/><br/>Oggi apprendiamo che l’azione di governo di Roberto Cota si è basata e si baserà su: “avere reale corrispondenza tra entrate ed uscite, dare servizi ai cittadini, dismettere le partecipazioni e non elargire contributi a pioggia.”
Siamo ad una banalità disarmante, una sorta di quaderno delle buone intenzioni, finora disattese.
Ad eccezione della questione più complessa che è quella delle partecipazioni, le altre tre regole sono semplicemente quelle di un buon governo, che ci stupisce debbano essere ribadite, quando ormai si è giunti a metà mandato. Forse non sono state applicate finora? La risposta è per noi positiva, se abbiamo denunciato nei mesi passati problemi di bilancio e tagli ai servizi essenziali.L’altro tema delle partecipazioni deve essere affrontato caso per caso, perché alcune partecipazioni possono essere dismesse, altre non ha senso visto il loro carattere pubblico. Non significa nulla quindi fare un’affermazione generica come “dismettere le partecipazioni”.
Purtroppo il problema di Cota e della sua giunta continua ad essere l’incapacità di fare delle scelte, navigando a vista in balia di una maggioranza litigiosa. Il Piemonte ha bisogno di altro.<br/>fonte: <a href="http://www.monicacerutti.com/index.php/news/altro-che-cambiamento-culturale-da-cota-il-quaderno-delle-buone-intenzioni-finora-disattese/">www.monicacerutti.com</a>Roberto COTA: Le nostre linee guida per il cambiamento culturale2012-11-03T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656676Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Piemonte (Partito: Lega) - Consigliere Regione Piemonte (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
"La politica, purtroppo, diventa spesso l'ufficio complicazione affari semplici. Ecco alcune regole che ho già applicato e applicherò appieno durante il mio mandato.
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1) Non si può spendere più di quello che che si guadagna, come in qualsiasi famiglia. Cioè le entrate devono realmente corrispondere alle uscite, altrimenti si accumula altro debito che qualcuno deve pagare con interessi che incidono sulla disponibilità concreta di risorse negli anni futuri;
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2) La Regione deve rendere dei servizi ai cittadini, non servire a se stessa, al suo apparato. Se difendi l'apparato hai ancora meno risorse per le azioni a favore della gente;
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3) I contributi dati a pioggia non solo non servono, ma sono dannosi;
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4) Il compito della Regione non è quello di partecipare alle attività più svariate. Le partecipazioni vanno dismesse, sono un peso inutile, un costo assurdo in tempi come questi.
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Aggiungo che questi principi vanno seguiti integralmente senza trovare giustificazioni varie, mascherate da più o meno nobili cause. Agendo in questo modo si sistemano le cose e si fa il bene dei Piemontesi. Mi rendo conto che stiamo realizzando un vero e proprio cambiamento culturale, ma ho la convinzione che chi lo osteggia è perché pensa esclusivamente ai propri interessi".<br />
<br/>fonte: <a href="http://robertocota.it/index.php?option=com_content&view=article&id=827:le-nostre-linee-guida-per-il-cambiamento-culturale&catid=19&Itemid=515">robertocota.it</a>GIOVANNA PENTENERO: Cultura. ”Il centrodestra vuole stravolgere la legge 58. Sbagliata la scelta dell'affidamento attraverso bandi" 2012-11-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656673Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Piemonte (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
In I Commissione quest’oggi abbiamo presentato come PD un emendamento volto ad eliminare la norma inserita nella spending review regionale che prevede l’affidamento delle attività culturali attraverso bando e non più attraverso contributi.
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La giudichiamo una scelta sbagliata, che di fatto verrebbe a stravolgere la legge 58 che gestisce le attività culturali attraverso il meccanismo dei contributi. Se si ritiene superata la legge 58, allora si avanzino delle proposte strutturali e le si confronti con quelle a suo tempo presentate dal PD, finalizzate a migliorare la qualità dell’offerta culturale e la trasparenza dell’azione amministrativa, finanziando eventi di qualità e concentrando risorse negli ambiti strategici senza però pregiudicare le proposte innovative dei nuovi professionisti.
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Ma non si cerchino scappatoie per smontare la legislazione attuale con effetti dirompenti sul sistema cultura nel suo complesso.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gruppopdpiemonte.it/wordpress/2012/11/02/cultura-pentenero-pd-%e2%80%9cil-centrodestra-vuole-stravolgere-la-legge-58-sbagliata-la-scelta-dell%e2%80%99affidamento-attraverso-bandi%e2%80%9d/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cultura-pent">www.gruppopdpiemonte.it</a>Severino DAMIOLINI: Sellero, Ciclopedonale: Non c'è limite alla faccia tosta del Sindaco Bressanelli. su Etnicarchia2012-10-30T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it656326Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) - Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
<a href="https://www.box.com/s/i83moertlxu38uby2m6v">In allegato la nota</a> con cui il Sindaco di Sellero Bressanelli ha richiesto a Regione Lombardia, il saldo del contributo regionale per la realizzazione della cosiddetta pista ciclopedonale di cui abbiamo abbondantemente parlato e su cui vi abbiamo più volte documentato (<a href="http://www.youtube.com/watch?v=aTaG5OkYLXY">www.youtube.com/watch?v=aTaG5OkYLXY</a>).
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Come si può vedere dal rendiconto allegato, il costo complessivo per la realizzazione dell'opera è stato di oltre 510 mila euro (dei quali oltre 50 mila per la redazione del progetto) per la maggiora parte coperto da un contributo regionale (400 mila euro) di cui Regione Lombardia ha già versato circa 243 mila euro di acconto (da qui la richiesta di saldo), mentre i rimanenti 110 mila euro sono stati reperiti dall'ente attraverso l'accensione dell'ennesimo mutuo a carico del bilancio comunale.
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Abbiamo più volte evidenziato come la strada in questione non corrisponda assolutamente ai requisiti previsti dalla legge per le piste ciclopedonali essendo percorribile, e percorsa, per almeno il 99% da automobil, motocicli, trattori e simili e di come in pratica l'amministrazione comunale si sia limitata ad allargare (con il contributo oneroso di alcuni privati) il tratto di via Plana (circa 400 metri) un intervento peraltro non necessario ai fini della realizzazione di una pista ciclopedonale visto che paradossalmente per i velocipedi ed i pedoni la strada era più sicura prima, ad asfaltare alcuni tratti della preesistente strada di collegamento tra Sellero e Cedegolo (mentre altri tratti presentano ancora un fondo abbastanza dissestato) e a dipingere per terra alcune "biciclette" che dovrebbero fare di una strada percorsa giornalmente da numerosi veicoli, una "ciclopedonale" e ci siamo chiesti come siano stati effettivamente spesi tutti questi soldi visto che il costo sostenuto pare oggettivamente elevato se rapportato alle opere per "non realizzare" una pista ciclopedonale. Sembra quasi che si sia sfruttato questo contributo per portare avanti deglòi interventi che invece sarebbero dovuti finire su altri centri di costo probabilmente incapienti (certo che se avessimo avuto a disposizione gli oltre 430 mila euro di affitti che il Sindaco, in qualità di amministratore della Società Legno Energia, non ha versato al Comune negli ultimi anni, la situazione sarebbe stata sicuramente diversa).
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Alla nostra presa di posizione ne ha poi fatto seguito una altrettanto veemente da parte del circolo camuno di Legambiente, così come abbiamo avuto modo di registrare numerose voci di malcontento e critica sia da parte dei nostri concittadini che da abitanti di altri comuni sdegnati da questo spreco.
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Credevamo che una volta messo di fronte all'evidenza il Sindaco Bressanelli avrebbe finalmente ammesso il suo errore, ma a quanto pare la sua faccia tosta non ha limiti, visto che non ha esitato un solo istante a chiedere a Regione Lombardia il saldo di un contributo ottenuto per realizzare un'opera invece mai realizzata ed il cui progetto (interamente disponibile a questo link <a href="https://www.box.com/s/qlaqr7t62j7ecx52tqt9">https://www.box.com/s/qlaqr7t62j7ecx52tqt9</a>) presenta non poche incongruenze con la realtà, a partire dal fantomatico "percorso turistico delle fonti rinnovabili" di cui non vi è la minima traccia, passando per l'intenzione di "connettere gli attrattori di traffico" tra cui figurano lo stabilimento della Riva Acciai e la Zona industriale (ci chiediamo quanti di questi operai - molti provenienti dai altri paesi - abbiano la preparazione atletica adeguata per affrontare in bicicletta, magari dopo una giornata di duro lavoro, gli ardui saliscendi della nostra "ciclopedonale") fino all'impegno - ovviamente rimasto solo sulla carta- di creare un'area parcheggio e manutenzione per le bici, custodita e gestita giornalmente da personale del comune.
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Ci auguriamo che nonostante le vicissitiudini politiche di questi giorni, i funzionari di Regione Lombardia prima di erogare il saldo contributo trovino il tempo per verificare cosa effettivamente è stato fatto (poco) e cosa non è stato realizzato con i soldi degli abitanti di Sellero e di tutti i Lombardi.<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog.libero.it/theriddle/11681291.html">www.damiolini.it</a>Elsa Fornero: Meno vincoli sui contratti a termine, con un decreto la modifica della riforma. - INTERVISTA2012-10-16T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it655851Alla data della dichiarazione: Ministro Welfare<br/><br/><br />
«Sull'impatto della riforma del mercato del lavoro stiamo raccogliendo le prime evidenze empiriche di impatto sui contratti e, in particolare, sui contratti a termine che si avviano alla scadenza».
<p><i>Il ministro del Lavoro, ospite ieri 15 ottobre, di un forum alla redazione del «Sole 24Ore» annuncia in primo intervento di «correzione in corsa» della riforma in vigore da meno di tre mesi, un ridisegno complessivo delle regole sulla flessibilità in entrata e in uscita, l'avvio dei nuovi ammortizzatori sociali e l'apprendistato che, dice il ministro «deve essere difeso nel suo insieme perché rappresenta la strada giusta per ridurre il più possibile il disallineamento del nostro mercato rispetto a quelli europei, anche in termini di produttività».
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<b>Ministro, lei parla di una raccolta di evidenze empiriche. Ma queste evidenze sono già abbastanza chiare. Sulla riforma del lavoro sono stati commessi degli errori nella parte che regola la flessibilità in entrata e sarebbe bene che questi venissero corretti. Abbiamo 400mila contratti a termine in scadenza, di cui il 40% nella Pa: la riforma del lavoro prevede che per il rinnovo serva un'interruzione di 60-90 giorni, ma così tanti lavoratori rischiano di essere espulsi dal mercato del lavoro. Le imprese e i lavoratori sono preoccupate. Non pensa che si debba intervenire subito?</b>
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«Sui contratti a termine posso annunciare che stiamo pensando a una misura di adattamento sugli intervalli di attesa imposti tra un rinnovo e l'altro con l'obiettivo di ridurli il più possibile. Stiamo già lavorando a un decreto interministeriale da scrivere sulla base delle proposte finali che stiamo aspettando dalle parti sociali. L'ipotesi è di ridurre a un mese al massimo il termine di sospensione tra un rinnovo e l'altro. Gli uffici legislativi sono al lavoro per mettere a punto un allentamento responsabile della norma attuale».
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<b>Non pensate alla possibilità di estendere a tutte le imprese le deroghe adottate per le assunzioni a termine nelle start up?</b>
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«No, quello non è possibile. Si produrrebbe una lacerazione del mercato del lavoro insopportabile. Abbiamo deciso per quelle aziende, che sono poche e davvero con un progetto innovativo, la possibilità di contratti a tempo determinato senza causale fino al limite massimo di 36 mesi, con la possibilità di una proroga di altri 12 per arrivare a coprire i 4 anni della start up. Oltre non si può andare».
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<b>E sulle partite Iva? Anche per questa parte di lavoro autonomo c'è una forte preoccupazione sull'impatto della riforma.</b>
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«Se non ci fosse stata una diffusa presenza di false partite Iva non avremmo introdotto le norme che fanno scattare la presunzione di subordinazione. Per il Governo il lavoro autonomo è, se possibile, anche più importante in prospettiva rispetto al lavoro dipendente tradizionale. Proprio per questo occorre agire con grande attenzione e determinazione, sulla base del monitoraggio che stiamo avviando con criteri del tutto nuovi e basati su una valutazione scientifica dell'impatto delle singole misure adottate».
<p><b>Oggi il Governo invia alle Camere il disegno di legge di stabilità. Molti contenuti stanno facendo discutere, soprattutto quelli che riguardano le fasce sociali più deboli.</b>
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«Posso annunciare qui che nel testo non ci saranno più due misure, una scelta che ho concordato personalmente con il ministro Vittorio Grilli e il presidente Mario Monti. Non ci sarà più la tassazione dell'indennità di accompagnamento e il taglio del 50% sui permessi previsti dalla legge 104 per i disabili o la cura dei parenti affetti da handicap. Sappiamo bene che ci sono tanti abusi nel pubblico impiego e bisogna fare pulizia. Ma non si poteva tagliare così, sarebbe venuto meno l'intero valore sociale della legge di stabilità che, pure, con l'intervento sulle due prime aliquote Irpef lancia un segnale importante. Ci sarà anche un miglioramento sui meccanismi di detrazione e deduzione per le fasce sociali più deboli e verrà resa molto più graduale la tassazione Irpef sulle invalidità. Le politiche sociali hanno poche risorse e si deve lavorare con interventi di aggiustamento e di equità, che stiamo facendo con il ridisegno degli Isee, gli indicatori della situazione economica equivalente richiesto alle famiglie in condizioni di maggiore bisogno per regolarne l'accesso a prestazioni socio-assistenziali di carattere universale».
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<b>Sulla produttività è in corso un confronto tra sindacati e Confindustria. Il Governo ha esaurito il suo compito con il miliardo e seicento milioni che ha stanziato, per il 2013 e per il 2014, per la detassazione dei salari di produttività, nella legge di stabilità, o si può fare di più? E poi, avendo a disposizione 4-5 miliardi non era forse meglio spenderli per incentivare la produttività e agire sul cuneo fiscale, piuttosto che spenderli a pioggia sull'Irpef?</b>
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«Sono convinta che, negli anni passati, nel bene e nel male, per necessità più che per vocazione, molte imprese abbiano usato la via della flessibilità impropria come sostituto della svalutazione nei tempi in cui non era più possibile usare la svalutazione monetaria. Hanno cercato di recuperare competitività abbassando il costo del lavoro attraverso un impoverimento dei contratti. Noi dobbiamo convincere le imprese che valorizzare il contratto di lavoro, le relazioni di lavoro, il capitale umano degli occupati è la strada per aumentare la produttività del lavoro. Anche un lavoratore laureato può avere un capitale umano povero se non fa un buon matching con l'impresa in cui lavora. No, non abbiamo esaurito il nostro compito, perchè io non credo che la detassazione del salario di produttività in passato abbia funzionato bene. Avere a disposizione delle risorse è importante ma bisogna che queste risorse siano finalizzate bene, altrimenti equivale a dire: ti do un pezzo di salario detassato ma in maniera totalmente avulsa da risultati produttivi. Io non sono al corrente di studi i quali dimostrino che c'è una buona evidenza che la detassazione del salario di produttività ha funzionato. Dare dei soldi così è molto meno efficace, riesce molto meno a indirizzare le risorse sul risultato che vogliamo raggiungere, ovvero incentivare la produttività».
<p><b>Quanto al taglio dell'Irpef?</b>
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«Io avrei preferito usare risorse per tagliare il cuneo fiscale. Ma si tratta di risorse limitate, messe sul cuneo fiscale sarebbero state una goccia nel mare. Sull'Irpef è stato importante avere dimostrato una sensibilità nei confronti dei redditi bassi e medio bassi. È vero che i contribuenti che si trovano nella no tax area non sono toccati da questo intervento e, quindi, non sono stati avvantaggiati. Anche oggi, però, ho insistito con il ministro Grilli: la cifra complessiva della legge di stabilità deve dimostrare che c'è attenzione alle fasce deboli. Con le risorse che restano per le politiche sociali possiamo restituire poi qualcosa in termini di servizi. I Comuni già dicono che certi servizi non li possono più dare. Avevamo presentato un progetto per la non autosufficienza, mettendo insieme risorse della sanità e delle politiche sociali, questo progetto per il momento è accantonato ma vogliamo che gli interventi sulle politiche sociali, sommati agli interventi sull'Irpef, diano il segno di una attenzione per il sociale che in questo Governo è sempre considerata scarsa».
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<b>E allora perchè avete alzato l'aliquota Iva dal 4 al 10% per le cooperative sociali?</b>
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«Su questo punto, siamo sotto procedura di infrazione da parte della Ue. C'è una direttiva europea a cui dare attuazione. Su questo la colpa non è del governo».
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<b>Ci sarà selettività, dunque, sull'applicazione della detassazione dei salari?</b>
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«Ho già detto che quello che c'era non funzionava bene, compresa una certa regressività della misura, e che era molto blandamente legato alla produttività. La produttività si può misurare, dobbiamo collegare di più gli incentivi ai risultati, ci sono modi migliori per spendere un miliardo e 600 milioni che non buttarli lì su un obiettivo mal perseguito. Stiamo mettendo insieme le idee e ne ho già parlato con il ministro Passera. Per il resto, aspettiamo che le parti sociali ci dicano e abbiamo segni moderatamente incoraggianti: spero anche che queste correzioni in direzione di una maggiore attenzione al sociale che vengono nella legge di stabilità inducano qualcuno, nelle parti sociali, a non irrigidirsi».
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<b>Che cosa pensa dell'ipotesi dell'introduzione del part time per i lavoratori over 50, che potrebbe rientrare negli accordi fra le parti sociali?</b>
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«Pur nel rifiuto della logica per cui un lavoratore deve uscire dal mercato, perchè possa entrare l'altro, che è il contrario di un mercato del lavoro inclusivo, credo che però, sia per la recessione, sia perchè abbiamo una situazione di debolezza strutturale la quale è anche antecedente alla crisi finanziaria e alla successiva recessione, noi dobbiamo pensare al lavoro degli anziani in maniera innovativa. Sono molto vicina agli intendimenti del disegno di legge presentato dal senatore Ichino, che è un profondo conoscitore del mercato del lavoro. La sua è una proposta di solidarietà espansiva che abbina il lavoro degli anziani con il lavoro dei giovani. Sono tutte proposte che vanno prese in considerazione. Una proposta che va in questo senso è anche venuta da Assolombarda, nel segno della solidarietà espansiva. È chiaro che più questi progetti fanno riferimento a fondi pubblici, più in questo momento si scontrano con il fatto che le risorse sono limitate. Penso sia meglio, dunque, agire con delle buone sperimentazioni che possono essere allargate una volta che ci sarà qualche respiro in più sul piano finanziario».
<p><b>Ritornando alla flessibilità in entrata, nell'articolo 1 della riforma che porta il suo nome, si parla della «valorizzazione dell'apprendistato come modalità prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro». Come pensate di incentivarlo?</b>
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«Su questo istituto, rispetto al quale ci siamo mossi sulla scia di quanto aveva già fatto in precedenza il ministro Sacconi, apportando solo alcune modifiche, noi puntiamo moltissimo. Per quanto mi riguarda, l'auspicio è che nel medio termine diventi il canale preferenziale, tipico, d'ingresso nel mondo del lavoro. Si tratta di una scommessa importante, anche se molti amici economisti mi dicono che il suo sviluppo in Italia rischia di essere un'impresa difficile».
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<b>Finora la sua applicazione ha dato risultati non entusiasmanti.</b>
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«Bisogna dire che noi veniamo da una storia di utilizzo dell'apprendistato determinata più dalla convenienza economica di questo tipo di contratto per il datore di lavoro che non dalla volontà di quest'ultimo di investire sulla formazione di un giovane, insegnandoli un'arte, un mestiere. Ritengo che il nostro compito sia quello di invertire questo trend: con esso l'imprenditore dovrà volere investire in capitale umano e sarà per questo motivo che il suo compito verrà agevolato da sgravi fiscali e contributivi. Così messo, questo istituto costituisce anche una leva importante per la produttività ed è stato fondamentale in Germania, in cui si considera l'apprendistato lo strumento fondamentale grazie a cui la disoccupazione giovanile è uguale rispetto al resto della popolazione, mentre in Italia, con il 33% di giovani senza lavoro, i numeri sono purtroppo molto diversi».
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<b>Vi ispirate al modello tedesco?</b>
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«Di certo abbiamo in mente un progetto proprio con i tedeschi, con i quali stiamo lavorando intensamente negli ultimi due mesi e che abbiamo chiamato «Apprendistato duale». Grazie ad esso disponiamo ora di un elenco di imprese italiane con stabilimenti in Germania e di aziende tedesche con stabilimenti in Italia, nonché di un elenco di scuole professionali in Italia e Germania, che lavoreranno congiuntamente. Si tratta di un progetto di scuola-lavoro che presenteremo a Napoli il 12 e 13 novembre prossimi: una scelta non causale, perché dal punto di vista dell'occupazione ritengo che si tratti di una città simbolo. Vorrei sottolineare che questa iniziativa mi piace anche perché si tratta di un caso concreto in cui la Germania non si presenta solo come un Paese il quale chiede solo rigore finanziario, ma che invece può darci una mano importante anche per l'economia reale».
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<b>Nell'Italia dei licei, l'apprendistato rappresenta, però, anche un problema, una sfida culturale da vincere.</b>
<p>«Su questo fronte, si tratta di avere pazienza. Dico spesso che questo Governo sta cercando di instradare il Paese, ma che per risolvere i problemi servono tempi più lunghi. Con ciò intendo dire che non pensiamo certo di dare valore all'apprendistato solo scrivendo una norma, perché in questo caso si tratta anche di affrontare il tema dei comportamenti. Il lavoro da fare sarà lungo perché dobbiamo recuperare modelli di formazione professionale che abbiamo largamente svilito quando tutti volevano la laurea, mentre poi si è dovuto fare i conti anche con un grande abbandono scolastico. Dobbiamo convincere i ragazzi che imparare un mestiere è fondamentale e le imprese che questa è la strada per aumentare la produttività. In definitiva, dobbiamo crederci. Io, del resto, vengo dalla città dei salesiani, che hanno sempre curato la formazione professionale: Don Bosco prendeva i ragazzi dalle strada e insegnava loro un mestiere. Ripeto: se siamo troppo impazienti si fa poca strada».
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<b>Sempre a proposito di categorie svantaggiate, a che punto è l'operatività del nuovo fondo che stanzia 232 milioni per le imprese che stabilizzano o assumono giovani e donne?</b>
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«Stiamo lavorando, insieme all'Inps, per vedere come possa essere reso effettivamente operativo. Di fatto sarà un beneficio che riduce il costo, con bonus fino a 12mila euro per le conversioni a tempo indeterminato e di 3mila euro per nuovi contratti a termine di durata non inferiore ai 12 mesi, che salgono a 4mila per quelli che superano i 18 mesi e arrivano a 6mila euro per i contratti che vanno oltre i 24 mesi».
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<b>La vicenda esodati crea ancora aspre tensioni. Per il Governo la partita si è chiusa?</b>
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«Esodati da altri, salvaguardati dal governo. Questo lo dico sempre. C'è un discorso complesso, cerco di ribardirlo per grandi linee: lo dico perché sono stata accusata di ogni menzogna, ma ho sempre respinto al mittente questa accusa e lo faccio anche oggi. Il ministro non sapeva lo stato dell'arte, forse avrei dovuto ma nessuno me l'aveva detto: abbiamo messo la norma di salvaguardia che era una replica di tutte le cose messe in passato. Mi è stata data una stima iniziale di 50mila, poi aumentatata a 65mila per avere margine, dopodiché si scopre che il mondo imprenditoriale è stato molto più propenso a usare questa leva per un alleggerimento di manodopera rispetto a quanto stimavano i nostri uffici. E soprattutto bisogna tenere in considerazione che non solo c'erano accordi fatti con il governo, ma altri di diverso tipo siglati con enti teritoriali e altri ancora personali tra datore di lavoro e singolo lavoratore. Un mondo di accordi non facile da conoscere e men che meno da misurare».
<p><b>Quindi, come avete proceduto?</b>
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«Con due provvedimenti successivi abbiamo finora salvaguardato 130mila persone. C'è il primo decreto da 65mila che è adesso operativo con domande che stanno arrivando all'Inps: L'istituto le sta vagliando e sta mandando le lettere. Va tenuto presente che noi non salvaguardiamo categorie di persone ma singoli individui ai quali diciamo: «Hai il diritto soggettivo di andare in pensione con i vecchi requisiti». Ne consegue che dobbiamo veramente individuare persona per persona e sui primi 65mila l'operazione sta ben procedendo, tanto che adesso siamo a già a circa 30mila riconoscimenti. Poi c'è il secondo decreto che abbiamo perferzionato con il ministro Grilli la settimana scorsa, che riguarda 55mila persone per un totale di 120mila individui. Negli stessi giorni, infine, ho emanato il terzo decreto che salvaguarda i lavoratori della finestra mobile del ministro Sacconi, che sono circa 10mila, con i quali si arriva appunto a quota 130mila».
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<b>D'accordo sui 130mila, però si parla di altre platee.</b>
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«Io credo che vadano doverosamente salvaguardate le persone in difficoltà, ma siamo sicuri che tutti coloro che maturano questi requisti nel 2013 e 2014 abbiano titolo per definirsi salvaguardati? La risposta è largamente sì ma ci sono casi individuali: i contributori volontari. L'ultima cosa che vorrei fare è cercare le persone non ancora salvaguardate per questi due anni e dare a loro una tutela. Nella platea dei 130mila ci sono persone che andranno in pensione con accordi collettivi di mobilità fino al 2018, tra cui quelli di Termini Imerese».
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<b>Comunque la riforma non può essere stravolta.</b>
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«Non possiamo pensare di disfare la riforma delle pensioni come in Parlamento qualcuno ha tentato di fare. Dobbiamo innovare e pensare a strumenti nuovi. Pure nell'ambito del Pd ci sono diverse persone che pensano a provvedimenti di invecchiamento attivo, come i senatori Ichino e Treu.
Anche per gli anziani il lavoro deve essere una risorsa e non bisogna solo pensare a un mercato del lavoro in cui un lavoratore senior esce per fare spazio a un altro giovane: questo è il contrario del mercato del lavoro inclusivo al quale noi vogliamo tendere».
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Secondo lei ha consolidato definitivamente il nostro sistema previdenziale?</b>
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«Oggi il sistema pensionistico regge ed è in grado di sostenere i suoi conti perché dalla riforma arrivano grandi risparmi. La questione del disavanzo Inpdap messo insieme all'Inps, che ha un avanzo sul fondo lavoratori dipendenti, è in parte malposta. L'istituto mi ha confermato che il pagamento dei contributi da parte dello Stato è al 98-99 per cento. Che ci fosse un disavanzo lo sapevano tutti: io auspico che si prenda questa occasione di costruzione di un unico ente previdenziale per dare ordine contabile al sistema dei pagamenti e dei contributi dello Stato sui propri dipendenti. Lo Stato deve essere un datore di lavoro come tutti gli altri, che paga i suoi contributi e trasferisce quanto deve all'Inps per coprire il divario tra contributi e prestazioni».
<p><b>Lei spesso fa riferimento al concetto di equità. Molte persone ricevono più pensioni: non sarebbe il caso di mettere un tetto o eliminare questa possibilità di cumulo?</b>
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«Noi ci siamo inseriti su una norma che c'era già sul contributo di solidarietà per le pensioni alte. Personalmente io avevo proposto un prelievo del 25% sulla parte di pensione che eccede i 200mila euro. Ma Fornero propone e altri approvano. Per cui questa proposta non è passata e hanno portato il contributo al 15 per cento. Io sono favorevole a una tassazione di queste pensioni alte perché non sono state pagate del tutto con i contributi».
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<b>Ancora un quesito sulla materia pensionistica: avete pensato di allargare agli uomini l'opzione dell'uscita anticipata con il contributivo?</b>
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«Il problema non si è posto per due motivi: perché c'è stata poca richiesta persino da parte delle donne. E poi per problemi di cassa».
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<b>Come va la verifica sulla sostenibilità delle casse professionali? C'è probabilmente un grosso problema per la cassa dei ragionieri che non è riuscita a varare le misure correttive.</b>
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«Le casse hanno fatto molta resistenza su questa operazione che trovavano lesiva delle loro autonomia, ma nel corso del confronto hanno capito che non c'era antagonismo da parte del governo bensì il desiderio di aiutarle a ritrovare una loro sostenibilità. Ho scritto diverse volte da studiosa delle casse e ho sempre sostenuto che quella che ha introdotto la privatizzazione è stata una legge sbagliata perché si dava autonomia a un disegno pensionistico non troppo solido e la Cassa ragionieri è la dimostrazione di come si possa realizzare una bassissima diversificazione del rischio. In un sistema a ripartizione non possono stare in piedi casse di una sola professione, io ho sempre pensato che dovevano adottare la formula contributiva che è sostenibile perché paga l'equivalente attuariale dei contributi versati. Ora, siccome il rendimento è basato sulle dinamiche interne della professione, bisognerebbe fondere più casse. Ma questo è un caso in cui gli egoismi di categoria si manifestano nella maniera più evidente perché finché una cassa presenta gli avanzi si sente forte e pensa di essere nel migliore dei mondi possibili. Quando iniziano a manifestarsi disavanzi, invece, cerca soccorso e vuole unirsi ad altri. Queste storie, però, vanno tipicamente a finire con l'intervento dello Stato per ripianare disavanzi privati».
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<b>Eppure il passaggio al contributivo da altri è stato recepito.</b>
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«Posso dire che la norma ha sortito effetto perché per esempio Inarcassa, che si è sempre dimostrata molto resistente al metodo contributivo, l'ha infine sposato in pieno. Gli avvocati l'hanno fatto in maniera non piena, ma comunque l'hanno fatto. Ora stiamo esaminando i bilanci che ci sono stati consegnati il 30 settembre».
<p><b>E sui ragionieri che intenzioni avete?</b>
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«Sulla cassa dei ragionieri non voglio anticipare niente, ma non hanno ottemperato agli obblighi di legge. Fornero non ha ancora commissariato la cassa dei ragionieri, ma è ben conscia che c'è un problema e lo stiamo esaminando con la dovuta serietà».
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<b>Parliamo di politiche attive. Come si rende più dinamico il mercato del lavoro?</b>
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«Il dinamismo si basa su monitoraggio e valutazione dei risultati. Stiamo dedicando molto tempo al monitoraggio della riforma che deve essere vista nel suo complesso, giudicarla a pezzi vuol dire rischiare di perdere di vista tutto l'insieme. Abbiamo messo all'opera un gruppo di lavoro che sta predisponendo l'esplorazione delle banche dati contenenti informazioni sul mercato del lavoro. Abbiamo molte banche dati che a volte si parlano e a volte no».
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<b>Come renderle effettivamente funzionali?</b>
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«Cerchiamo di adottare una metodologia scientifica di valutazione per cercare di isolare l'effetto di una norma per capire con robustezza scientifica l'impatto che produce. Vorrei due tipi di valutazione: una istituzionale affidata all'Isfol, di cui vorrei migliorare la performance, attribuendogli un compito istituzionale di monitoraggio. Poi c'è una valutazione dal parte del mondo scientifico che possa dare un giudizio sulla riforma, com'è stato fatto in Germania, dove le riforme sono iniziate nel 2003 e da allora sono andati avanti a modificare e a valutare: ciò che funzionava è stato potenziato, ciò che non funzionava veniva cestinato».
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<b>Nel monitoraggio esistono indicatori che possano misurare gli effetti della riforma nei tribunali?</b>
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«Mi sono trovata spesso con un'obiezione che facevo fatica ad accettare: la sua riforma dell'articolo 18 va anche bene, ma in Italia non abbiamo i giudici tedeschi. Allora la mia replica è stata: sì, ma non abbiamo neanche imprenditori e lavoratori tedeschi. Insomma, non siamo la Germania, nel bene e nel male. Conosco molti giudici del lavoro e mi fido di loro. Io credo che la rappresentazione dei giudici che si occupano delle cause in maniera pregiudiziale non sia corretta. Si tratta di diffondere le pratiche buone. Noi abbiamo messo un meccanismo di conciliazione, che potrà funzionare o meno, però noi cerchiamo di dare gli incentivi giusti. La conciliazione risolve i casi in cui una parte capisce la buona fede dell'altra. Poi c'è un altro aspetto: se anche il processo sarà lungo al lavoratore andrà indennizzo massimo, questo è un modo per dare certezza sui costi. E in ogni caso abbiamo anche scritto norme insieme al ministro Severino, norme per creare un canale veloce per il processo del lavoro».
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<b>Quando verrà concluso il monitoraggio?</b>
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«L'obiettivo è chiudere la preparazione dello schema del monitoraggio e poi di avviarlo. Ma ci sono cose che posso far partire subito: dalle comunicazioni di lavoro, ad esempio, ho indicazione su un aumento di licenziamenti, anche se sono mere indicazioni su cui non si riesce a derivare causalità nell'immediato».
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<b>Qual è la priorità?</b>
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«La priorità è portare a termine tutti gli adempimenti normativi delle riforme fatte. Su quella delle pensioni il quadro è completato, mentre su quella del lavoro mancano due importanti deleghe da attuare: quella sulla partecipazione e quella sulle politiche attive. La prima riguarda uno strumento importante per raggiungere più alti livelli di produttività: abbiamo messo a punto una bozza, con la rassicurazione per il mondo delle imprese che la partecipazione non deve essere vista come un'imposizione calata dall'alto. La seconda è un po' più complessa, perché prevede un tavolo istituzionale con le parti sociali e con le Regioni e deve portare a centrare l'obiettivo di far funzionare le politiche attive. È una delega importantissima, perché è uno dei fondamenti della riforma».
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<b>Ma per ora è rimasta inattuata.</b>
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«Posso garantire che la attueremo entro la fine della legislatura, faremo sì che le politiche attive funzionino e non siano mero accessorio come accade in buona parte del Paese. Il cambiamento radicale degli ammortizzatori sociali garantisce un'assistenza finanziaria ai disoccupati ma è fondamentale che questi si attivino per cercare un nuovo impiego. Il mercato del lavoro è più complesso di quasi tutti gli altri mercati. Sono necessari operatori professionali, noi abbiamo in alcune parti d'Italia delle attività che funzionano a livello europeo, in termini di corsi di riqualificazione, attivazione del lavoratore, di matching tra domanda e offerta, a livello europeo, ma sono eccezioni. Questa è la vera scommessa su cui dobbiamo investire e puntiamo entro marzo ad attuare la delega».<p>
<i>A cura di Francesca Barbieri, Davide Colombo, Valentina Melis, Mauro Pizzin, Matteo Prioschi.</i><br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1LUM2T">Il Sole 24 Ore</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Con Monti più tasse alle imprese per 5,5 miliardi di euro.2012-10-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it655475Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
Mettendo a confronto gli effetti economici che andranno ad aggravare il carico fiscale e contributivo delle imprese con quelle, invece, che ne alleggeriranno il peso, il saldo, nel triennio 2012-2014, sarà positivo: ovvero, le imprese italiane si troveranno a pagare quasi 5,5 miliardi di euro in più. A questo risultato si giunge sottraendo dai 19 miliardi di tasse e contributi introdotti dal Governo Monti, i circa 13,6 miliardi di euro di alleggerimento fiscale che l’Esecutivo praticherà nel triennio considerato.
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“Le più penalizzate dal pacchetto di misure introdotte dal governo Monti – tuona <a href="http://politici.openpolis.it/politico/giuseppe-bortolussi/171885">il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi</a> – saranno le micro imprese: in particolar modo quelle senza dipendenti che non potranno avvalersi degli sgravi Irap previsti per i dipendenti e dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), visto che per le aziende in contabilità semplificata non potranno applicare quest’ultima misura. Se si considera che il 75% degli imprenditori individuali lavora da solo, si può affermare che gli artigiani e i commercianti che non hanno dipendenti subiranno dei forti aumenti di tassazione non ammortizzati dagli sgravi previsti dal Salva-Italia”.
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L’elaborazione, condotta dalla CGIA di Mestre, ha messo a confronto, come dicevamo più sopra, vantaggi e svantaggi fiscali/contributivi introdotti dal Governo in carica.
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<b> Analizziamo gli aumenti di imposta</b>
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Il 2012 è l’anno dell’IMU: rispetto all’ ICI, il prelievo medio per i negozi e i laboratori risulta mediamente raddoppiato, mentre per i capannoni (categoria catastale D1) si registrano incrementi di imposta che superano il 60%. Oltre all’IMU, nel 2012 sono aumentate del 1,3% anche le aliquote contributive INPS a carico degli artigiani e dei commercianti.
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Nel 2013, entrambi i prelievi appena descritti subiranno ulteriori aumenti. Rispetto all’Ici, con l’IMU il prelievo sui capannoni aumenterà di circa l’80%. Ciò è dovuto all’aumento del coefficiente per la determinazione della base imponibile che passa da 60 a 65. Le aliquote previdenziali, invece, subiranno un ulteriore aumento dello 0,45% sino a portare nel giro di qualche anno l’aliquota di questi lavoratori autonomi al 24%.
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Le cattive notizie, purtroppo, non finiscono qui. Sempre nel 2013 le imprese faranno i conti con la riduzione della deducibilità dei costi per le auto aziendali che il fisco non riconoscerà più nella misura del 40%, ma solo del 27,5%. Sono circa 7 milioni gli automezzi interessati da questa misura.
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Infine, per quanto riguarda la tassa sui rifiuti che verrà rinnovata e si chiamerà TARES, bisognerà versare al Comune una maggiorazione pari a 0,3 euro al mq che i Sindaci potranno aumentare sino a 0,4 euro. Gli imprenditori dovranno quindi pagare questa maggiorazione anche sulla superficie degli immobili destinati all’ attività commerciale/produttiva.
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Messe tutte in fila, la CGIA stima che queste misure valgano circa 5 miliardi di euro nel 2012, che diventano quasi 6,7 mld nel 2013 e salgono a 7,3 mld nel 2014. Pertanto, nel triennio 2012-2014 le maggiori tasse e contributi a carico delle imprese saranno pari a poco più di 19 miliardi di euro.
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<b> Analizziamo le misure a vantaggio delle imprese</b>
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Sempre nel triennio preso in esame sono stati introdotti dei provvedimenti a favore delle imprese: l’ACE (Aiuto alla Crescita Economica); la deducibilità dell’IRAP (relativa al costo del lavoro) dalla base imponibile IRPEF e IRES; l’aumento delle deduzioni forfetarie (dalla base imponibile) IRAP se tra il personale dipendente vi sono donne o giovani di età inferiore a 35 anni.
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Complessivamente queste misure valgono poco più di 2,5 miliardi nel 2012, 5 miliardi nel 2013 e quasi 6 miliardi nel 2014. Nel triennio 2012-2014, l’alleggerimento fiscale sull’intero mondo imprenditoriale sarà pari a quasi 13,6 miliardi di euro.
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Pertanto, il saldo tra aggravi e sgravi penalizzerà il mondo imprenditoriale per oltre 2,4 miliardi nel 2012, 1,6 miliardi nel 2013 e quasi 1,4 miliardi nel 2014. Nel triennio, quindi, il peso fiscale sulle imprese crescerà di quasi 5,5 miliardi di euro.
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“Pur riconoscendo che questo Governo ha dimostrato in più di una occasione di avere una certa sensibilità nei confronti delle piccole imprese – grazie all’approvazione del decreto per il pagamento dell’Iva per cassa, i 6,7 miliardi messi a disposizione alla Pubblica amministrazione per pagare i fornitori o la riduzione del versamento dell’acconto Irpef relativo al 2011 – la situazione generale è tale che difficilmente le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, potranno superare questo triennio con un carico fiscale aggiuntivo di questa portata. Non possiamo – conclude Bortolussi – sperare di rilanciare l’occupazione e in generale l’economia se penalizziamo soprattutto le piccole imprese che costituiscono il tessuto connettivo della nostra economia.”<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.cgiamestre.com/2012/10/imprese-con-monti-piu-tasse-per-55-mld-di-e/">CGIA Mestre</a>Stefano Boeri: Alle tasse sette mesi di lavoro2012-07-20T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647505Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Milano (MI) (Partito: PD) <br/><br/><br />
La pressione fiscale in Italia è salita di due punti di pil con le manovre che si sono succedute da un anno a questa parte e che hanno largamente privilegiato (per circa 4/5 del totale) gli aumenti delle tasse rispetto ai tagli della spesa pubblica. Oggi è pari al 46% mentre le entrate totali delle amministrazioni pubbliche sono salite al di sopra del 50% del pil.
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Più della metà del reddito generato in Italia finisce alle casse dello Stato. La pressione fiscale effettiva, quella che grava su chi paga effettivamente le tasse, è cresciuta ancora di più perché, nonostante il rafforzamento delle norme antievasione, la quota di economia sommersa è aumentata.
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Quando si aumentano le tasse (in parte anche quando si riduce la spesa pubblica) c’è sempre un trasferimento di attività dal settore regolare, quello in cui opera chi paga le tasse, all’economia sommersa. Secondo le stime più recenti dell’Istat, il sommerso conta per circa il 17 per cento del pil. Quindi la pressione fiscale su quell’83 per cento di reddito tassato sarebbe addirittura del 55 per cento, il peso delle entrate pubbliche sul reddito regolare al di sopra del 60 per cento.<br />
<b>Sono livelli oggi insostenibili</b>.
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Dato che le tasse sono concentrate sul lavoro, ci impediscono di utilizzare la risorsa da noi maggiormente inutilizzata e ne fanno lievitare i costi, riducendo la competitività dei beni prodotti in Italia. I dati Ocse ci dicono che il divario con la Germania nel costo del lavoro per unità di prodotto è diminuito in tutti i paesi del contagio (i cosiddetti PIGS) tranne che in Italia. E’ un segnale molto brutto per gli investitori.
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Inoltre, ciò che rende particolarmente pesante la pressione fiscale da noi è il fatto che a tasse così elevate non corrisponde una adeguata qualità dei servizi offerti ai cittadini. Abbiamo tasse svedesi e servizi italiani, il prelievo non viene percepito come un pagamento a fronte di prestazioni, ma come una tassa tout court, che provoca al cento per cento una riduzione di benessere i cittadini.
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La riduzione della pressione fiscale richiede inevitabilmente del tempo in un paese con il nostro debito pubblico. Deve infatti basarsi su tagli di spesa corrente primaria. I risparmi nella spesa per interessi andranno questa volta utilizzati per ridurre il debito. E i tagli alla spesa corrente devono essere mirati, intelligenti.
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Perché alleggerire la pressione fiscale significa anche migliorare la qualità della spesa pubblica. Bisogna ridurre quella che serve solo a comprare consenso elettorale. È quella che ha permesso alla Regione Sicilia, decisiva in molte elezioni, di mantenere in vita le baby pensioni per vent’anni in più che nel resto del Paese e di continuare ad assumere in massa dipendenti pubblici (ne ha più della Lombardia) mentre nel resto del Paese c’era il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego.
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Bisogna anche legare più strettamente i prelievi alle prestazioni effettivamente offerte a chi paga, e solo a chi paga. I lavoratori devono sapere che i contributi che pagano daranno loro diritto a un reddito se perdono il lavoro. I giovani devono sapere che i versamenti previdenziali aumenteranno il livello della loro pensione futura. Solo così non li percepiranno come tasse, ma come assicurazioni o accantonamenti per la vecchiaia.
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Per questo è così importante riformare gli ammortizzatori sociali istituendo un sistema trasparente che protegga chi paga i contributi. Per questo <b>il Presidente dell’Inps dovrebbe dimettersi</b>. È pagato ben al di sopra dei massimali posti per la dirigenza pubblica e non è stato in grado di mandare a casa di tutti i contribuenti un rendiconto di quale potrà essere la loro pensione futura in base a quanto versano oggi.
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Un governo tecnico deve tagliare la spesa elettorale dato che non ne ha bisogno e deve riuscire a impegnare i governi futuri a continuare sulla strada dei tagli alla spesa sin qui solo inizialmente e timidamente intrapresa. Può impegnarsi a destinare una quota consistente dei tagli alla spesa pubblica alla riduzione della pressione fiscale e chiedere alle forze politiche che compongono la sua maggioranza di fare altrettanto, chiarendo anche come e in quali aree questi tagli verranno perseguiti.
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Ci vuole un impegno esplicito e misurabile. Servirebbe ad aumentare il controllo democratico e a darci una prospettiva, rassicurando anche gli investitori. Avremo altrimenti solo le consuete promesse da marinaio. E più ci avvicineremo alle elezioni, più serrata sarà la gara a chi si impegna a ridurre di più la pressione fiscale. Scommetto che questa volta si parlerà di almeno 5 punti di pil. Tutti sulla carta dei programmi elettorali, solo su quella.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HXFIC">Europa</a>Cesare DAMIANO: «Ora però gli esodati» - INTERVISTA2012-07-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647149Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Abbiamo raggiunto un accordo nella maggioranza su ammortizzatori sociali e flessibilità in entrata, ma adesso resta aperto il nodo degli esodati. Speriamo di scioglierlo con il provvedimento sulla spending review». Cesare Damiano, capogruppo Pd alla Commissione Lavoro della Camera, e già ministro del Lavoro nell'ultimo governo Prodi, è soddisfatto dei 10 punti contenuti nell'emendamento al decreto sviluppo, frutto di un accordo dei partiti che sostengono Mario Monti, ma facilitato soprattutto dall'avviso comune siglato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Avverte però che temi come quello degli esodati adesso non vanno trascurati, e che anzi non si debba più agire «nella logica dei numeri, ma stabilendo precisi criteri, e possibilmente una clausola di salvaguardia che tuteli tutti quei lavoratori che sforassero le quantità già stabilite, spesso troppo rigide».
<p> <b>Riassumiamo i 10 punti dell'emendamento.</b>
<p> Si rinvia innanzitutto l'Aspi, la nuova indennità di disoccupazione, di un anno: invece che nel gennaio 2013, scatterà nel gennaio 2014. Nel contempo si avvia un monitoraggio del sistema di ammortizzatori attualmente vigente con le parti sociali. Sulle partite Iva, si rinvia l'aumento dei contributi pensionistici, e si modificano i criteri di calcolo per stabilirne l'autenticità. L'intervallo necessario tra un contratto a termine e l'altro viene affidato alla contrattazione e non più alla legge. Si aumenta il numero di apprendisti nei settori e si permette di cumulare i voucher con la cassa integrazione. Si ripristina la cassa integrazione per le aziende ammesse a procedure concorsuali se vi sono prospettive di ripresa dell'attività. Si escludono i contratti a termine fino a 6 mesi dalla base di calcolo dell'organico che fa scattare l'obbligo di assunzione di lavoratori invalidi.
<p> <b>Come mai avete rinviato l'Aspi?</b>
<p> Abbiamo chiesto il rinvio di un anno perché prolungandosi la crisi ben oltre il 2012, temiamo che le aziende anticipino i processi di ristrutturazione in un momento segnato dalla crescita della disoccupazione: i nuovi ammortizzatori forniscono una tutela inferiore rispetto ai vecchi.
<p><b> Sul tema del lavoro sembra che nella maggioranza, alla fine, dopo screzi e scontri, poi vi ritroviate sempre. E dire che dal Pdl al Pd, avete impostazioni piuttosto diverse su questi temi.</b>
<p> Per noi l'impegno unitario è in continuità con le dichiarazioni fatte da Mario Monti a Montecitorio prima della fiducia sul ddl che regola il mercato del lavoro. Il governo si era impegnato a intervenire su tre fronti: esodati, ammortizzatori sociali e flessibilità in entrata. Abbiamo tutti ritenuto che gli ultimi due temi fossero indivisibili, poi ovviamente ciascun partito dà più attenzione a questo o a quello. Non è una margherita da sfogliare, tutto si tiene insieme e l'emendamento che è venuto fuori dà corso all'impegno preso dal presidente del consiglio. Naturalmente è positivo che sia intervenuto l'avviso comune delle parti sociali, che abbiamo recepito completamente.
<p> <b>Ma l'avviso comune di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria apre una nuova stagione di «concertazione» in salsa montiana? O è soltanto un'intesa dettata dall'emergenza?</b>
<p> Io credo che l'avviso comune sia stato importante, e ci ha aiutato a trovare soluzioni unitarie in Parlamento. Detto questo, spero che l'emergenza della situazione induca su questa strada virtuosa e la consolidi.
<p><b> Passiamo al fronte ancora caldo, quello degli esodati: abbiamo assistito a settimane di tira e molla, di scontri e accuse incrociate sui numeri. Non è che magari dai partiti riuscite a indicare alla ministra Fornero una direzione più chiara e soprattutto che salvaguardi tutti?</b>
<p> Credo che sicuramente vada individuato un metodo per risolvere una volta per tutte questo problema. Ci sono almeno tre nodi da risolvere: <br />
<b>1)</b> Che fine ha fatto il decreto interministeriale sui primi 65 mila esodati? Io ho presentato una interrogazione, perché siamo in luglio e non è ancora stato inserito in Gazzetta ufficiale.<br />
<b> 2)</b> Per i dipendenti pubblici in esubero si propone una deroga al sistema pensionistico appena riformato fino a tutto il 2014: non sarebbe meglio rendere tutto più semplice ed estenderlo anche a privati e autonomi?<br />
<b> 3)</b> La ministra ha aggiunto di recente altri 55 mila esodati, e siamo così a 120 mila. Ma devo dire che siamo stanchi dei numeri, piuttosto chiediamo dei criteri chiari. E una clausola salvaguardia se si sforassero i numeri. Infine, per quanto riguarda gli esodati in mobilità, non va bene la formula degli accordi "stipulati in sede ministeriale": va estesa, perché non include i tanti accordi stipulati negli uffici provinciali del lavoro.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HI0YU">il Manifesto - Antonio Sciotto</a>Elsa Fornero: Pensioni. «Nessun rischio. Il disavanzo Inpdap è noto. Continuerà a essere coperto»2012-07-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647111Alla data della dichiarazione: Ministro Welfare<br/><br/><br /><b>Deficit.</b>
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L'Inps dovrebbe registrare quest'anno un disavanzo di quasi 6 miliardi di euro nel 2012, che sfioreranno i 7 miliardi nei prossimi due anni, quasi del tutto dovuto al «buco» dell’ex Inpdap, l’Istituto di previdenza per i dipendenti della Pa. E questo - aveva messo ieri nero su bianco il Civ (il Consiglio di indirizzo e vigilanza) dell’ente - «comporterà nel breve periodo un problema di sostenibilità dell’intero sistema pensionistico pubblico». La prima nota di variazione del bilancio preventivo 2012 dell’Istituto di previdenza (in cui con il Salva Italia sono confluiti Inpdap ed Enpals), approvato martedì a larga maggioranza, si concludeva chiedendo all’esecutivo «interventi correttivi».
<p>
«Non mi sembra che ci siano fatti nuovi: sapevamo che l'Inpdap era in forte squilibrio. Dobbiamo domandarci la ragione di questo squilibrio che è frutto di decisioni di regole passate. Per l'Inpdap i disavanzi sono frutto di decisioni del passato con scarsa attenzione alle regole nel bilanciamento tra prestazioni e contributi. Noi non possiamo cancellare le regole del passato».<p>
«Fino a quando l'Inpdap era separata dall'Inps lo Stato pagava la differenza (tra contributi e prestazioni, ndr) con trasferimento diretto a copertura del disavanzo. Oggi credo che questo sarà sempre coperto dallo Stato, cambierà la modalità di copertura: l'Inps anticiperà e poi lo Stato restituirà».
<p>Insomma, il deficit dell'Inpdap «sarebbe stato coperto prima e ora sarà coperto dall'Inps». «Sotto il profilo della grandezza del disavanzo non ci sono novità e non richiederà l'appostamento di nuove risorse».
<p> «Vorrei rassicurare che le preoccupazioni relative alle pensioni dovrebbero essere persino minori anche con risparmi se facciamo bene l'incorporazione. Il rischio pensioni c'è quando non c'è l'equivalenza tra contributi e prestazioni. Il Governo ha cambiato le regole, ha fortemente rafforzato la sostenibilità del sistema pensionistico pubblico, ha rafforzato questo equilibrio e ha fortemente contenuto la spesa pensionistica rispetto al Pil».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/12_luglio_11/fornero-pensioni-nessun-rischio_e1f20e74-cb2c-11e1-8cce-dd4226d6abe6_print.html">Corriere della Sera.it</a>Severino DAMIOLINI: Sellero: facciamo chiarezza sui contributi all'Unione Sportiva2012-05-31T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it640931Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) - Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
L'Unione Sportiva Sellero Novelle, da sempre legata a filo doppio con la maggioranza che guida il comune di Sellero e che di fatto, tramite famigli e famigliari, amministra anche la stessa U.S., ha – a seguito di convenzione - in concessione dall'ente la gestione degli impianti sportivi di proprietà comunale.
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Nonostante però tutte le spese siano a carico del Comune e nonostante, almeno secondo il parere degli addetti ai lavori, l'Unione Sportiva Sellero Novelle pare non abbia problemi economici ma anzi sembra possa contare su una buona liquidità (al contrario del Comune che invece è rimasto senza il becco di un quattrino), la società ha sempre ricevuto e continua a riceve dal Comune cospicui contributi per le sue attività.
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Decine di migliaia di euro che potrebbero essere invece più proficuamente impiegati in altri settori (sociale, cultura, sport minori etc) e/o utilizzati per ridurre la pressione fiscale che grava sui cittadini anche a causa delle imposte comunali che il Sindaco e la sua compagine si guardano bene dal ritoccare al ribasso.
Pertanto riteniamo sia opportuno e doveroso da parte nostra verificare l'effettiva necessità e la congruità dei contributi erogati all'Unione Sportiva Sellero Novelle.
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Noi crediamo infatti che nella gestione della cosa pubblica, il privato debba garantire all’ente l’utilizzo di criteri di efficienza, professionalità ed economicità e che su questa base l’ente debba prevedere che i contributi pubblici erogati a qualsiasi soggetto privato che abbia in gestione la cosa pubblica, debbano essere concessi sulla base di progetti di investimento, piani di gestione e consuntivi di spesa e non distribuiti con criteri arbitrari e clientelari.
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Per questo motivo nei giorni scorsi abbiamo trasmesso la richiesta allegata con cui chiediamo che l’Amministrazione Comunale acquisisca dall’U.S. Sellero Novelle e ci trasmetta la documentazione riguardante la gestione economico finanziaria dell'U.S. per gli anni dal 2005 al 2011.
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Se, come crediamo, dall’analisi della situazione finanziaria della Società Sportiva verrà dimostrato che i contributi erogati (in denaro o sottoforma di agevolazioni) dal Comune sono ingiustificati e non congrui all’effettivo servizio prestato, sottoporremo, come già fatto in passato, il caso agli organi istituzionali preposti al controllo della spesa degli enti locali.<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog.libero.it/theriddle/11350666.html">www.damiolini.it</a>Severino DAMIOLINI: Sellero: facciamo chiarezza sui contributi allo sport.2012-05-10T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627292Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) - Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) <br/><br/>Come tutti sapete l'Unione Sportiva Sellero Novelle ha – a seguito di convenzione - in concessione dal Comune di Sellero la gestione degli impianti sportivi di proprietà comunale.
Nonostante tutte le spese siano a carico del Comune di Sellero, l'Unione Sportiva Sellero Novelle ha ricevuto e riceve dal Comune cospicui contributi per la sua attività.
Noi crediamo che nella gestione della cosa pubblica, il privato debba garantire all’ente l’utilizzo di criteri di efficienza, professionalità ed economicità e che, su questa base l’ente debba prevedere che i contributi pubblici concessi a qualsiasi soggetto privato che abbia in gestione la cosa pubblica, debbano essere concessi sulla base di progetti di investimento, piani di gestione e consuntivi di spesa.
Pertanto, vista la crisi che colpisce sia le tasche dei cittadini che le casse degli enti locali, riteniamo opportuno verificare l'effettiva necessità e la congruità dei contributi erogati all'Unione Sportiva Sellero Novelle.
Per questo motivo abbiamo trasmesso <a href="https://www.box.com/s/4a1b7ed3751fdd4174a3">la richiesta allegata</a> con cui chiediamo che l’Amministrazione Comunale acquisisca dall’U.S. Sellero Novelle e ci trasmetta la documentazione riguardante la gestione economico finanziaria dell'U.S. per gli anni dal 2005 al 2011.
<br/>fonte: <a href="http://blog.libero.it/theriddle/11296727.html">www.damiolini.it</a>MARINA STACCIOLI: Emergenza sociale: un contributo regionale per pagare le rate2012-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627286Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Toscana (Gruppo: Misto) <br/><br/>“Un contributo regionale per pagare le rate del mutuo, sul modello degli assegni di sostegno all’affitto”. E’ la proposta di Marina Staccioli, consigliera regionale del Gruppo Misto e coordinatore del Movimento Identità Toscana, di fronte al boom dei pignoramenti registrato in Toscana. “Insieme al collega Dario Locci – dichiara – stiamo lavorando ad una proposta di legge per sostenere chi si è accollato un mutuo negli scorsi anni e adesso si trova in difficoltà con i pagamenti”. “Dal 2008 ad oggi i pignoramenti sono aumentati del 100% - continua Staccioli – tant’è che in Toscana si contano circa 1.600 abitazioni all’asta. Siamo di fronte ad una emergenza sociale, non possiamo permetterci di stare a guardare”. Oltretutto, a causa della crisi, buona parte delle aste vanno deserte e gli immobili vengono aggiudicati solo in seconda o terza battuta a prezzi stracciati. “Il che comporta un ulteriore danno per il settore immobiliare – spiega la consigliera – ‘drogato’ da beni in vendita a prezzo ridotto”. Con la conseguente svalutazione delle case. “La nostra proposta di legge – prosegue – fa seguito ad una mozione che aveva riscosso molto interesse in Aula, anche da parte della maggioranza. I dettagli sono ancora in fase di definizione, ma si tratterà di un contributo mensile variabile tra 100 e 300 euro, a seconda della situazione economica di chi ne fa richiesta, da assegnare annualmente per mezzo di un bando, come avviene per il sostegno all’affitto”. “La Regione Toscana – conclude Staccioli – ha investito 45 milioni di euro sui giovani che vogliono rendersi indipendenti dai genitori, andando a vivere in affitto. E’ ora di dare una mano anche a tutti coloro che si sono impegnati nell’acquisto di una casa, ipotecando venti o trent’anni del proprio futuro”.<br/>fonte: <a href="http://www.consiglio.regione.toscana.it/politica/comunicati-stampa-dei-gruppi-politici/comunicato/testo_comunicato.asp?id=9321&filtro=">Consiglio Regionale della Toscana</a>Angela MARAVENTANO: Condannata in primo grado. "Farò ricorso in appello”2012-04-14T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647563Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Lega) - Vicesindaco Comune Lampedusa e Linosa (AG) (Partito: ) <br/><br/><br />
Altri, piccoli, guai per la Lega. La senatrice della Lega Nord, all'epoca vicesindaco di Lampedusa, Angela Maraventano è stata condannata in primo grado dal tribunale di Agrigento perché non ha pagato i contributi Inps a un dipendente del suo ristorante. La condanna ammonta a tre mesi di carcere e 300 euro di multa, qualcosina in meno di quanto chiesto dal pm. Il pubblico ministero aveva proposto la condanna a 4 mesi e 400 euro di multa.
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“Ho già pagato per questa vicenda – ha detto Angela Maraventano – ma evidentemente al giudice non è bastato. Vuol dire che proporremo ricorso in appello”.
<p> A segnalare il caso fu lo stesso istituto di Previdenza che fece scattare le indagini. Secondo l’accusa la cifra indebitamente trattenuta è di circa 4.200 euro. Il caso sembrava chiuso con un decreto penale di condanna, ma la difesa della senatrice della Lega aveva chiesto un processo.
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E dire che la Maraventano è una vera e propria passionaria sul tema previdenziale: a dicembre il Senato aveva dovuto interrompere la seduta per le urla e le contestazioni leghiste al presidente del consiglio Mario Monti, fra cui quelle della vicesindaco: “Parlaci piuttosto delle pensioni!”, gridava la Maraventano, riferendosi alla manovra economica finanziaria del nuovo esecutivo.
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La Maraventano si era fatta conoscere poi per le sue parole di fuoco contro i Tunisini in una intervista lasciata al nostro giornale. Secondo la senatrice, “sono tutti dei delinquenti e basta. Vi dico pure che sono stata a Tunisi e là stanno benissimo, non hanno nessun problema. L’inferno lo abbiamo noi, non loro. E poi, in passato, abbiamo ospitato migliaia di profughi e non è mai successo niente. Solo con loro ci sono problemi”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/14/condannata-leghista-passionaria-delle-pensioni-paga-contributi/204457/">Il Fatto Quotidiano</a>Severino DAMIOLINI: Sellero: facciamo chiarezza sui contributi allo sport.2012-03-12T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it625656Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) - Consigliere Consiglio Comunale Sellero (BS) (Gruppo: Lega) <br/><br/><br />
Puntuale come ogni anno, con una regolarità degna di un orologio svizzero (se il comune fosse così puntuale nel pagare tutte le obbligazioni si eviterebbero i solleciti dei fornitori ed i decreti ingiuntivi degli altri creditori...), <a href="http://www.box.com/s/x3pesoqlvd2oeyqquy2g">anche per il 2012 la giunta di Sellero ha deliberato il trasferimento di un’ingente contributo (13.000 euro) all'Unione Sportiva Sellero Novelle</a> che come sempre assorbe la totalità dei fondi stanziati a bilancio in questo settore, lasciando nulla a disposizione per eventuali attività sportive e/o ricreative portate avanti da altri.
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Abbiamo più volte manifestato la nostra perplessità in merito alla gestione delle risorse destinate allo sport in quanto riteniamo (ma lo prevede anche la legge) che l'amministrazione dovrebbe, quantomeno, richiedere all'Unione Sportiva un resoconto su come vengono spesi i nostri soldi. Del resto si tratta pur sempre di soldi pubblici regalati ad un'associazione privata che può contare su numerose sponsorizzazioni, sui trasferimenti comunali e che non fornisce un servizio totalmente gratuito.
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Se consideriamo poi che, oltre ai contributi erogati, il comune si fa carico anche di tutte le spese inerenti la manutenzione ordinaria e straordinaria e anche delle spese di gestione - come elettricità, riscaldamento, telefonia – di tutte le strutture sportive che dovrebbero essere "gestite" dall'U.S. appare palese come questa ne usufruisca solamente lasciando che ad accollarsi tutte le spese sia l’ente.
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Certo siamo consapevoli delle importanti e positive ricadute che la presenza degli impianti sportivi e delle associazioni sportive rappresentano per il nostro Comune e per i Comuni Circostanti, ma ancora una volta ripetiamo (e lo faremo fino allo sfinimento) che siamo anche convinti che non si possa ridurre lo Sport (così come qualsiasi altro servizio offerto alla comunità) ad una gestione monopolistica e familistica e che un'attenta analisi dei costi e delle spese ed una conseguente rivisitazione complessiva delle convenzioni in essere e delle condizioni di gestione degli impianti sportivi comunali consentirebbe, quantomeno a parità di servizio, un risparmio che metterebbe al riparo l'amministrazione da pesi impropri da sopportare sul proprio bilancio senza però alterare queste positive ricadute ma che, anzi, stimolerebbe ancor più il privato ad operare con la massima oculatezza.
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Riteniamo infatti che, nella gestione della cosa pubblica, il privato debba garantire all'ente l'utilizzo di criteri di efficienza, professionalità ed economicità e che, partendo da questi presupposti, l'ente debba prevedere che i contributi concessi a qualsiasi soggetto privato che abbia in gestione la cosa pubblica, debbano essere erogati sulla base di progetti di investimento, piani di gestione e consuntivi di spesa. Per questo motivo invitiamo l’U.S. Sellero Novelle a rendere pubblico il proprio bilancio affinché si possa finalmente capire quali sono le sue reali necessità e come vengono spesi i soldi che il Comune le trasferisce .
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Certo, mentre da più parti, gli enti locali si lamentano per la mancanza di fondi e per la difficoltà nel reperire le risorse per far fronte all'ordinaria amministrazione, fa un po' effetto vedere che il nostro Comune continua a gestire con molta leggerezza i soldi dei cittadini che (quelli sì) in molti casi fanno fatica ad arrivare a fine mese e non fa nulla invece per alleggerire la pressione fiscale che grava sulle famiglie ma anzi contribuisce ad incrementala, visto che in sede di approvazione del Bilancio di Previsione 2012, la maggioranza ha respinto le nostre proposte di rimodulare l'addizionale IRPEF esentando i contribuenti con un reddito inferiore ai 28 mila euro annui (circa il 90% dei contribuenti Selleresi) e di prevedere agevolazioni nella tariffa rifiuti per le persone anziane, per le persone disabili e/o per i cittadini in stato di bisogno; approvando invece, con il nostro voto contrario, il regolamento per l'applicazione dell'IMU.<br />
<br/>fonte: <a href="http://blog.libero.it/theriddle/11143379.html">www.damiolini.it</a>Elsa Fornero: Nuove pensioni di anzianità. La riforma secondo me.2011-11-26T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it622075Alla data della dichiarazione: Ministro Welfare<br/><br/><br />"Sistema retributivo troppo generoso. Serve il contributo pro-rata per tutti".
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La recente riapertura del dibattito sulla necessità o meno di un nuovo intervento in materia previdenziale offre al Paese l'occasione - che questa volta, data la situazione di grave crisi in cui versa, sarebbe davvero un peccato farsi sfuggire - per lasciarsi alle spalle la logica degli interventi "spezzatino" e adottare finalmente un approccio più ragionato, coerente e rigoroso alla ridefinizione delle regole del principale istituto del welfare State; un approccio che abbia se non le caratteristiche della "definitività", almeno quelle dell'intervento strutturale.
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E non dell'ennesimo aggiustamento di una transizione troppo lunga. Soprattutto quando si parla di pensioni è infatti necessario abbracciare un'ottica di lungo periodo. Le regole previdenziali influenzano direttamente o indirettamente molte delle decisioni fondamentali che gli individui prendono durante la loro vita, a partire dalla giovane età: quanto a lungo studiare, quale professione intraprendere, quale profilo di consumo e risparmio adottare, a che età ritirarsi dal mercato del lavoro.
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Se le regole cambiano continuamente, diventa difficile fare piani ragionati per il futuro con chiare implicazioni sia sulla qualità della vita dei singoli cittadini, sia sulla crescita del sistema economico nel suo complesso. Inoltre, se si vuole che le regole vengano condivise - e non solo subite - queste devono essere eque: deve essere garantita parità di trattamento agli individui; devono essere aboliti i privilegi. Se si intende effettuare una redistribuzione delle risorse, questa deve essere trasparente e deve avvenire dai più ricchi ai più poveri e non viceversa.
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Questi principi, che sembrano banali, sono stati spesso largamente disattesi, nel periodo preriforma, ma anche successivamente, sia con la riforma Amato (1992), sia con la riforma Dini (1995), in modo particolare con la scelta di tutelare i "diritti acquisiti" dei lavoratori meno giovani, scaricando invece sulle nuove generazioni l'onere dell'aggiustamento. E hanno continuato a essere disattesi nel periodo successivo, a ogni nuovo intervento sulla transizione.
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Il metodo contributivo di calcolo delle pensioni, introdotto nel 1995 in sostituzione del precedente metodo retributivo, costituisce (a nostro avviso) il punto di partenza imprescindibile su cui basare le modifiche dell'attuale assetto. Considerando la transizione, e semplificando, i lavoratori possono essere suddivisi in tre tipologie: i "salvati" del 1995, esonerati dall'applicazione del contributivo grazie all'artificiosa demarcazione introdotta tra coloro che, al 31 dicembre 1995, avrebbero raggiunto almeno diciotto anni di anzianità e gli altri; i "parzialmente protetti" (anzianità inferiore a diciotto anni nel 1996), la cui pensione sarà calcolata secondo il pro-rata, ossia in base alla regola retributiva per l'anzianità maturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità accumulata dal 1996; gli "indifesi", ossia gli assunti dal 1996, la cui pensione sarà interamente contributiva.
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Il metodo retributivo, applicato per intero ai "salvati" e in pro-rata ai "parzialmente protetti", si caratterizza per uno scarso collegamento tra contributi versati e prestazioni ricevute. Ne risulta un "rendimento" (analogo a un tasso di interesse annuo applicato al monte contributivo) troppo generoso, e cioè superiore a quello finanziariamente sostenibile, con conseguente sistematica violazione del criterio della sostenibilità e del principio dell'equità tra generazioni. Un sistema a ripartizione è, infatti, finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore, sotto forma di pensione, i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari a quello di crescita dell'economia. Se il sistema è troppo generoso verso le generazioni attuali, accumula un debito implicito che ricadrà sulle generazioni giovani e su quelle future...
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Una stima del regalo può essere ottenuta per mezzo di un indicatore della generosità dei sistemi pensionistici, denominato in gergo tecnico Present Value Ratio (PVR).<br />
Questo indicatore misura, al momento del pensionamento, il "valore attuale atteso" dei benefici pensionistici ai quali l'individuo ha diritto - la somma oggi equivalente al valore complessivo dei trasferimenti previdenziali di cui l'individuo godrebbe data l'attuale aspettativa media di vita - a fronte del "montante contributivo" versato - ossia il saldo attuale disponibile di un ipotetico conto corrente in cui l'individuo abbia depositato, senza mai ritirarli, i contributi previdenziali versati lungo la vita lavorativa. Fatto pari a 100 euro il montante, nelle nostre simulazioni, un valore del PVR superiore a 100 indica che il sistema remunera i contributi corrisposti nella vita attiva a un tasso di rendimento superiore a quello che il sistema "può permettersi". Ciò comporta una redistribuzione di risorse (ossia "un regalo") alle generazioni anziane da parte delle generazioni giovani presenti e future.<br />
La Tabella 1 mostra per l'appunto la generosità del metodo retributivo...
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Sulle basi "oggettive" appena illustrate, riteniamo che una proposta di riforma coerente possa pertanto essere la seguente. Si tratterebbe di applicare, a partire dal 2012, il metodo contributivo pro-rata per tutti i lavoratori, rendendo subito effettive un'età minima di pensionamento pari a sessantatré anni (con il requisito dei vent'anni di anzianità oggi richiesto per le pensioni di vecchiaia) e una "fascia di flessibilità" che incoraggi il lavoratore a ritardare l'uscita fino ai sessantotto (settanta) anni, con un incremento di pensione che - secondo calcoli matematici, e non in base ad arbitrari criteri politici - tenga conto dei maggiori contributi versati e della maggiore età. I requisiti minimi e massimi sarebbero successivamente indicizzati alla longevità, così come già previsto dalla normativa vigente. Dovrebbero inoltre scomparire le "finestre", cioè quei periodi (un anno per i lavoratori dipendenti e un anno e mezzo per i lavoratori autonomi) che si sommano oggi ai requisiti minimi di età/anzianità, senza peraltro aggiungere incrementi di pensione.
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Mentre l'estensione dell'età minima di accesso al pensionamento e l'abolizione della pensione di anzianità, riguardando tutti i lavoratori, avrebbero come effetto principale quello di determinare risparmi di spesa consistenti nel breve e medio periodo, permettendo, come auspicato, di allentare gli stringenti vincoli di bilancio; l'estensione pro-rata del contributivo avrebbe come effetto principale quello di avvicinare i trattamenti tra le categorie (cosa che fa anche l'innalzamento del requisito di età, ma in maniera meno rilevante), promuovendo una maggiore equità del sistema.
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I lavoratori coinvolti nell'estensione del prorata non sarebbero molti. Infatti il provvedimento riguarderebbe unicamente i "salvati" oggi ancora attivi nel mercato del lavoro, ossia i lavoratori nati tra il 1950 e il 1962. A titolo esemplificativo, la Tabella 2 illustra il caso di un dipendente privato della categoria dei "salvati" nato nel 1958. Per ipotesi, egli aveva vent'anni di anzianità nel 1996, una dinamica retributiva del 2,5% l'anno e nel 2010 è arrivato a percepire una retribuzione di 30.000 euro. Supponendo che maturi quarant'anni di anzianità nel 2018, con le regole attuali potrebbe andare in pensione a sessantuno anni (inclusa la finestra).
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La sua pensione ammonterebbe a 26.776 euro, con un "regalo" atteso nell'arco dell'intera vita pari al 43% dei contributi versati (162.000 euro). Applicando la nostra proposta, il pensionamento sarebbe posticipato al 2021, con una pensione superiore, pari a 28.999 euro, ma un "regalo" inferiore (il 33% dei contributi versati, ossia 146.000 euro), per effetto della più elevata età di pensionamento e del calcolo contributivo sugli ultimi anni.
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Rispetto al mero innalzamento del requisito di età con regola retributiva invariata, la pensione erogata è solo lievemente più bassa: 28.999 euro verso i 29.523 euro. Gli anni in cui si applica il prorata, nell'esempio, sono infatti solo due. Si noti che, se venisse applicato il metodo contributivo all'intera vita lavorativa del soggetto - una misura davvero drastica, che peraltro nessuno propone - la sua pensione ammonterebbe a 21.869 euro e il "regalo" si annullerebbe.
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La fissazione dell'età minima a sessantatré anni comporterebbe, tuttavia, la possibilità per gli uomini di anticipare di due anni il pensionamento rispetto all'età oggi prevista (65 anni) per la pensione di vecchiaia. Alcuni in effetti uscirebbero prima (con una pensione ridotta, ma con un regalo proporzionalmente maggiore); altri sfrutterebbero la fascia di flessibilità e continuerebbero oltre i 65 anni. La flessibilità nell'età di pensionamento è di fatto un'occasione per concedere, a quei lavoratori che si sentono ancora "produttivi", di scegliere liberamente se e di quanto posticipare il momento del pensionamento.
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Dal punto di vista aggregato, il nostro modello non consente una stima accurata dei risparmi. Ciononostante, i risparmi di spesa sarebbero tutt'altro che irrisori, potendo arrivare a qualche decina (3-4) di miliardi di euro nei primi 5-6 anni di effettiva applicazione del provvedimento. La caratteristica del contributivo di garantire un trattamento equo sia all'interno delle generazioni, sia tra generazioni diverse presenti e future ne costituisce un indubbio punto di forza aggiuntivo rispetto al fatto che si tratta di un metodo di calcolo che migliora la sostenibilità finanziaria del sistema.
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Ovviamente, questo vale a condizione che la riforma in questione riguardi tutte le categorie di lavoratori alla stessa maniera, nessuna esclusa. In un momento in cui si è costretti a richiedere duri sacrifici alle famiglie con provvedimenti draconiani che colpiscono anche le fasce più deboli, non si può prescindere dall'abolizione delle ingiustificate posizioni di privilegio che perdurano per molte categorie difficilmente annoverabili tra i bisognosi, come i liberi professionisti con le loro casse e i politici con i loro vitalizi. È anche ovvio che una volta varato il provvedimento si potrebbero discutere, in modo trasparente e mirato, le uniche eccezioni ammissibili, ossia quelle nei confronti dei lavoratori sfortunati e non già di quelli privilegiati.
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<b>N.B.</b> PER LEGGERE LE TABELLE USARE IL LINK "<b>vai alla pagina</b>"
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=17FN2U">la Repubblica</a>ANDREA CAUSIN: Proposta eliminazione vitalizio dei Consiglieri Regionali2011-07-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it590291Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Personalmente ho trovato che la sollecitazione di Jacopo Silva - Presidente giovani imprenditori Confindustria Padova circa la necessità di eliminare il vitalizio dei Consiglieri Regionali puntuale e opportuna.
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Da prima che nascessi io, e non è un modo di dire, la legge regionale prevede che un consigliere regionale percepisce un vitalizio, ovvero una pensione aggiuntiva.<br />
Attualmente, in seguito a diverse modifiche di legge apportate dal Consiglio Regionale negli ultimi anni, un consigliere regionale in quiescenza, cioè non in carica, percepisce a 65 anni un vitalizio aggiuntivo alla pensione personale che varia da circa 2000 euro fino a circa 4000 euro in base alle legislature che ha svolto.
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Sul fatto che questo trattamento sia iniquo, concordo con Jacopo Silva e concordo anche sul fatto che in una congiuntura economica così delicata, si deve cogliere l'occasione per correggere questa stortura italiana.<br />
C'é un modo semplice per farlo in fretta e in modo equo.
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Dal 1 gennaio 1996 è entrato in vigore in Italia il sistema contributivo.<br />
La pensione si calcola sulla base di quanti contributi sono stati versati.<br />
Ciascuno dei consiglieri è titolare di una posizione INPS, o nelle casse degli ordini o delle professioni di cui fa parte.
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Per tale ragione è possibile eliminare il vitalizio e versare la parte previdenziale presente nella nostra busta paga al proprio ente di riferimento, ottenendo così un beneficio o un mantenimento della prestazione previdenziale per chi si trova in aspettativa non retribuita o riduce l'attività professionale per dedicare il tempo che necessita all'attività politica.
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Personalmente ho rilevato che verso mensilmente circa 1500 euro per l'ottenimento del vitalizio a 65 anni. Troverei più ragionevole che il vitalizio non ci fosse e che la stessa cifra potesse alimentare la mia posizione previdenziale INPS.<br />
In questo modo verrebbe eliminata una "seconda" lesione che oggi suona molto da privilegio feudale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.andreacausin.it/index.php?option=com_content&view=article&id=131">andreacausin.it</a>