Openpolis - Argomento: riformismohttps://www.openpolis.it/2012-07-13T00:00:00ZFranco MARINI: Le due sinistre nella casa del Pd2012-07-13T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it647268Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />Se considerassimo la riflessione avviata da Mario Tronti sul superamento delle due sinistre come qualcosa che riguarda solo un pezzo del Pd sanciremmo il fallimento del partito nuovo che abbiamo tenuto a battesimo cinque anni fa con l`ambizione della vocazione maggioritaria. Lo stesso accadrebbe se un`altra questione tornata recentemente in auge, il peso dei cattolici nella vita pubblica, venisse consegnata all`esclusiva discussione di coloro che motivano con la fede l`impegno politico.
<p>
Questa partizione "territoriale" negherebbe l`assunto che ci ha fatto incontrare in un esperimento senza precedenti nella storia italiana, aprendo le porte a chi non aveva da vantare militanze precedenti, di centro, di sinistra, cattoliche, socialiste o laiche che fossero.
<p>Discuterne non è un omaggio alla prassi di buon vicinato tra le diverse famiglie ritrovatesi nell`unica casa ma l`esercizio, dovuto, di una circolarità di analisi e di pensiero che sta nel genoma del Partito democratico in quanto evoluzione di culture e storie in nome di un`offerta politica per un tempo che non è «un`epoca di mutamenti ma un mutamento d`epoca».
<p>
Per me dunque è il Pd l`orizzonte entro cui collocare questo dibattito anche perché esistono pure all`interno del partito personalità ed aree che non avvertono estranea quella «radicalizzazione movimentista no-glob al e new-glob al» che Tronti assegna ad una delle due sinistre. Detto questo, e per chiarire meglio, escludo che vadano alzati muri per impedire ad altri, fuori dal Pd, la partecipazione alla discussione tant`è che ho trovato di grande interesse il contributo di Nichi Vendola. Le considerazioni del leader di Sel - restituire dignità al lavoro, puntare all`unità politica dell`Europa, combattere la crisi morale figlia della sbornia liberista - possono essere foriere di positivi approfondimenti e sviluppi a patto che assumiamo uno dei caveat suggeriti da Tronti, cioè non farci condizionare dall`ansia di prestazione.
<p>«Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai»: tutti, o quasi, conoscono questo passaggio, centrale, del discorso di Aldo Moro al Consiglio nazionale Dc del novembre 1968. Che più avanti aggiungeva: «Nel profondo è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia».
<p>
Penso che noi siamo in una situazione non dissimile da quella che con tanta lucidità ed efficacia riusciva a leggere il fresco ex presidente del Consiglio Aldo Moro. Averne piena e convinta consapevolezza è condizione ineludibile per pensare strategie di rinvigorimento della democrazia e di uscita dalla crisi. Perché di questo si tratta, due volti della stessa medaglia, come del resto è provato sia dalle vicende di casa nostra, di questo quasi ventennio berlusconiano segnato da un incredibile immobilismo delle scelte sia dalla più grande vicenda mondiale dove il predominio del capitalismo finanziario ha generato un inaridimento della democrazia non attraverso lo scontro frontale ma seguendo la strada del ridimensionamento della sfera d`azione.
<p>Se pensassimo di vivere una stagione di "normale" congiuntura negativa del ciclo economico, al più speziata da un eccezionale protagonismo dei mercati finanziari, commetteremmo un duplice esiziale errore: non riconosceremmo che quel che accade, ed è accaduto anche prima dell`esplosione della crisi, ha un padre ed una madre certi, il liberismo e la destra politica, e mancheremmo di cogliere quel «moto irresistibile della storia» che chiede a noi, forze del cambiamento, di proporre nuove visioni e nuovi paradigmi.
<p>
Portiamo tutti la responsabilità, ovunque collocati nel campo del centrosinistra, di non aver saputo opporre alla strategia egemonica del liberismo che guidava la mano dei governi di destra di qua e di là dell`Atlantico, un disegno che in qualche modo non ne subisse la subalternità, ma l`ubriacatura individualista, dagli anni Ottanta in poi, aveva travolto troppe barriere andando ad insediarsi nel senso comune, in questo agevolato da uno straordinario mutamento sociale e del lavoro che ha disarticolato legami e appartenenze e smantellato l`universo valoriale precedente.
<p>L`evidente fallimento del binomio destra/liberismo chiama in causa qui ed ora le culture riformiste. Noi non ci accostiamo a questa impresa privi di parole. Non siamo all`anno zero come a volte certi venti nuovisti, per darsi ragione di vita, vorrebbero far intendere. Abbiamo disponibile un grande patrimonio da investire e far fruttificare, che si chiama Carta Costituzionale nei cui principi, dalla centralità della persona all`impegno dello Stato contro ogni discriminazione fino al riconoscimento del ruolo dei corpi intermedi, è trasparente la griglia dei tratti costitutivi del Partito democratico. Forti di questo bagaglio possiamo lavorare sul piano internazionale con l`americano Obama, il francese Hollande e tutto l`arco dei protagonisti e dei soggetti collocati nel nostro stesso campo per ricostruire condizioni di equilibrio tra politica ed economia e soprattutto per combattere quelle situazioni che hanno determinato la cancellazione di milioni di posti di lavoro.
<p>E, noi del Pd, possiamo anche vantare qualche risultato. Penso agli esiti delle amministrative degli ultimi due anni. Tutti i partiti sono crollati, tranne il nostro. L`astensione e l`erosione del grillismo ci ha toccato in maniera insignificante se rapportata agli altri soggetti in campo. Perché? Perché il Pd, ha saputo comprendere che la mitologia della personalizzazione, del ghe pensi mi - declinato anche oltre il perimetro forzista - aveva stufato e che c`era un bisogno di collettivo, di squadra, di collaborazione, di condivisione. Il Pd è riuscito a trasmettere il messaggio di aver capito questa novità e di essere seriamente incamminato sulla strada di un partito strutturato, non annullato dal culto di una personalità, ispirato al «metodo democratico» richiamato dall`articolo 49 della Costituzione.
<p>
In conclusione, come si concilia un obiettivo strategico tanto impegnativo e di lungo respiro qual è quello che ho provato ad accennare con la scadenza elettorale del 2013? Prima di tutto pensando che non troveremo ogni risposta entro dieci mesi e poi lavorando ad un`alleanza che abbia al centro della propria missione: rendere più forte la democrazia, rimettere al centro parole come solidarietà e bene comune, aggredire le diseguaglianze, contrastare la recessione, rilanciare il sentimento di unità del Paese.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=1HLRU3">l’Unità</a>FRANCO MIRABELLI: Da Milano un colpo al populismo2011-05-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572559Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Il dato del primo turno delle elezioni a Milano è straordinario, sorprendente e, diciamocelo senza ipocrisie, impensabile prima dell’apertura delle urne. È già stato detto tanto su un dato che ha una rilevanza politica che va molto oltre i confini della città, perché Milano è stata sempre la roccaforte del Berlusconismo, perché Berlusconi ha scelto di caricare il risultato di Milano di una valenza generale quasi fosse un referendum sulla sua persona ed ha perso dove mai pensava di poter perdere. Ma guardando i dati balza all’occhio un dato che non va sottovalutato e che, oltre a indicarci la strada per vincere la partita decisiva del ballottaggio, può, se Milano ancora una volta anticiperà i cambiamenti politici, davvero segnare una svolta nel Paese. Per anni il populismo del centrodestra ha trasformato ogni consultazione elettorale in un confronto ideologico tra buoni e cattivi, giustizialisti e garantisti, ecc.. Creando due campi da cui era impossibile uscire, l’obbligo di schierarsi pro o contro Berlusconi sembrava indiscutibile.
<p>Tutto ciò ha inaridito il confronto democratico nel Paese, ha alimentato l’idea una distanza della politica dai cittadini, ha di fatto tentato di mettere in discussione le regole comuni e le stesse istituzioni di garanzia che sono state continuamente coinvolte in questa logica, e quindi continuamente indicate come schierate". Così <b>Franco Mirabelli</b>, consigliere regionale Pd della Lombardia commenta l'esito del primo turno delle elezioni amministrative a Milano, dalle pagine del quotidiano <a href="http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126788/milano_un_colpo_al_populismo">Europa</a>.
<p>
"Il voto del 15, e speriamo ci sia una conferma al ballottaggio che non va considerata scontata ma per cui dovremo lavorare tanto, ci dice che proprio questo armamentario populista non regge più, che una parte di elettorato sempre più grande decide di votare guardando alle proposte e dando un giudizio sull’amministrazione uscente, Pisapia ha vinto il primo turno per questo e la Moratti ha perso semplicemente perché ha governato male e i cittadini l’hanno certificato". Prosegue <b>Mirabelli</b>.
<p>
"Insomma, se da Milano arriva un segnale nazionale è questo: il centrodestra, proprio in quella che ha sempre considerato come la propria capitale, perde perché tanti elettori, anche moderati, si sono riappropriati del voto come occasione per intervenire sulle scelte, dare un giudizio e non per schierarsi a priori. Anche le difficoltà della Lega al nord stanno dentro questo ragionamento: di fronte ad un governo che non produce risposte ai problemi, riforme e innovazione, non basta più chiedere di affidarsi al “capo” e si vota, o non si vota, per chiedere di cambiare. Tutto ciò proiettato sulla dimensione nazionale può aprire finalmente un cambiamento che il PD deve sapere interpretare e rappresentare con un progetto convincente per il Paese. Per Milano nei prossimi dieci giorni per vincere dobbiamo essere bravi a parlare della città e a raccogliere il malcontento verso la Moratti ad evitare di farci trascinare nello schema ideologico. Giuliano Pisapia ha saputo tenere per tutta la campagna elettorale questo profilo e, nonostante i tentativi di trascinarci in una rissa per far prevalere le paure rispetto alle valutazioni della realtà, saprà continuare a farlo". Conclude il consigliere Pd.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126788/milano_un_colpo_al_populismo">Europa</a>