Openpolis - Argomento: moderatihttps://www.openpolis.it/2012-09-21T00:00:00ZNichi VENDOLA: «Ciò che noi chiamiamo moderati ha impedito all'Italia la modernità»2012-09-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it650364Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE)) - Consigliere Regione Puglia<br/><br/><br />
«Non sopporto la politica dei veti e delle interdizioni ma oggi vorrei dire: non la facciamo più la discussione sull'Udc e Pier Ferdinando Casini, l'alternatività è evidente. Ciò che noi chiamiamo moderati ha impedito all'Italia di fare i conti con la modernità».
<p>«Una coalizione c'è se si capovolge l'agenda Monti. C'è se a pagare saranno le grandi ricchezze e non il lavoro dipendente. C'è se si assomiglierà a Hollande e non alla troika di Bruxelles. Quando ci siamo visti con Bersani quest'estate, io ho detto che Sel era disponibile a un'alleanza ma se si cambiava rotta rispetto al governo Monti».
<p>«Non ho la passione per le alleanze ma per i contenuti, va impedito il baratro, che vincano culture reazionarie, l'Europa torna a dividersi su argomenti che riecheggiano clima da antiguerra. Le alleanze non possono scavallare il tema di quale Italia o quale Europa possiamo costruire».
<p><i>Lo ha detto il leader di Sel intervenendo alla festa dell'Italia dei Valori a Vasto.</i> <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20120921_173837.shtml#stampa">TMNews</a>Paolo FERRERO: Amministrative: "Bene sinistra e Grillo. Disfatta Monti"2012-05-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it627178<br />
«Se i primi dati dovessero esser confermati, quello di Orlando a Palermo sarebbe un risultato straordinario, al quale abbiamo collaborato dal primo momento come Federazione della Sinistra, dando vita alla lista «La sinistra e gli ecologisti» che insieme all'IdV appoggia Orlando. Ottimo il risultato di Doria, che abbiamo sostenuto a Genova e che può tranquillamente vincere le elezioni. È evidente che il centrosinistra moderato è in crisi mentre avanzano le liste della 'nuovà sinistra, inclusiva, nella quale noi crediamo, in linea anche coi risultati di Melenchon in Francia e di Syriza in Grecia».
<p> «Quanto all'affermazione delle liste di Grillo noi la consideriamo un risultato positivo. Segnala una grande volontà di cambiamento che deve essere ascoltata e che ha raccolto molti voti anche a destra, destra che è miseramente crollata. Grillo pone il problema del cambiamento della politica e del superamento dei privilegi della casta. Noi poniamo il tema del cambiamento della politica ma anche quello della politica economica: lotta alla disoccupazione con un forte intervento pubblico in economia, patrimoniale, difesa dei diritti dei lavoratori. In ogni caso è evidente che le forze che sostengono il governo Monti hanno subito una pesante disfatta e che quindi se ne deve andare a casa alla velocità della luce prima di fare altri danni».<br /><br/>fonte: <a href="http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/5/7/22284-ferrero-prc-bene-sinistra-e-grillo-disfatta-monti/">controlacrisi.org</a>Pier Luigi BERSANI: «L'euro non è la malattia. La malattia è l'Europa delle destre, l'Europa della Merkel e di Sarkozy»2011-11-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it617943Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Dopo l'euro non si va indietro, si va avanti perché l'euro non è la malattia.
La malattia è l'Europa delle destre, l'Europa della signora Merkel e del signor Sarkozy. Quanto a Berlusconi lui nella tragedia si è ritagliato un posto, ma solo nelle vignette di satira. E sia chiaro che anche di questa vergogna dovrà rispondere.
La destra ha messo in ginocchio l'Europa a partire da come è stata gestita l'emergenza Grecia».
<p>A Roma, in Piazza San Giovanni, di fronte ad un'imponente folla riunita per la manifestazione organizzata dal Pd, il segretario Pier Luigi Bersani ha detto che serve <b>«un nuovo governo o si va al voto»</b> per <b>«ridare dignità all'Italia»</b>.
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«San Giovanni non è solo una piazza. È il simbolo di tutte le piazze del nostro paese: luoghi dove il popolo italiano con i suoi partiti, le sue associazioni, i suoi sindacati, ha fatto la nostra democrazia. Luoghi di pace, di festa, di lotta. Noi non permetteremo mai che rimangano vuoti. E non permetteremo che rimangano muti. Questa manifestazione si svolge nel cuore di un'emergenza drammatica per l'Europa e per l'occidente e ancora più drammatica per l'Italia. Proprio la coscienza della difficoltà ci spinge a pronunciare oggi una promessa e a stringere un patto con le grandi forze del progressismo europeo. La nostra promessa è che riporteremo l'Italia là dove deve stare. Là dove ci aspetta il mondo. Riporteremo l'Italia alla sua dignità, al suo buon nome, alla vocazione europeista che fu di Spinelli, di De Gasperi, di Prodi».
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«La nostra proposta è un patto di governo tra progressisti e moderati per una legislatura di ricostruzione e per sostenere la riscossa dell'Italia. Noi non cerchiamo ribaltoni. Se c'è discontinuità e cambiamento noi siamo pronti con le opposizioni a un nuovo governo. Però prima di tutto c'è una vecchia pratica da sbrigare: Berlusconi deve andare a casa. O ci va da solo o ce lo manderemo noi, in Parlamento o alle elezioni. Ma deve andare a casa. Lo abbiamo detto da tempo. All'inizio quasi da soli. Poi, mano a mano, si sono uniti gli altri. Con un po' di ritardo, com'è nello stile di una parte di questo paese. Quelli che sventolano la bandiera, ma solo alla fine della partita. Ma va bene lo stesso. L'importante è che lo dicano».
<p>«C'è un solo modo per uscire dalla crisi, con l'equità. Se i sacrifici bisognerà farli, li decideremo noi. Almeno questo, un grande Paese deve poterlo dire. E un grande partito deve dirlo. L'Italia è un grande paese e ha un popolo che ha sempre avuto la forza di rialzarsi e partire. Anche per questo tra le cose che ci indignano di più è vedere il nostro Paese sbeffeggiato, vedere che all'estero dell'Italia si ride. Non era mai accaduto e non lasceremo che accadrà mai più. La realtà è che oggi noi non siamo quello che dovremmo essere ma siamo nel luogo più esposto della crisi, percepiti ormai come un rischio ed esposti alle scelte di altri per colpa di un governo incapace e sconsiderato».
<p>«Ora serve unità per la ricostruzione, è una sfida per tutti ma tutti devono accettarla guardando il dramma del Paese. Il centrosinistra è alla prova della sua credibilità. Con questo appello alle forze di centro noi non strattoniamo nessuno ma vogliamo mettere davanti a tutti la situazione reale del Paese che non giustifica pregiudizi o barriere insormontabili per chi voglia lasciarsi alle spalle il populismo e mettere in sicurezza i fondamentali del Paese. La destra non è scomparsa, Berlusconi non è stato e non è una barzelletta, la destra ci sarà e sarà forte e aggressiva».
<p>Bersani ha concluso il discorso con un chiaro riferimento all'unità d'Italia:
«Viva l’unità per la ricostruzione, viva il Partito Democratico, viva l’Italia»<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.openpolis.it/dichiarazione/617943">Openpolis.it</a>Benedetto Fabio GRANATA: «La nomina di Alfano è solamente il maquillage della disperazione» - INTERVISTA2011-06-07T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it582733Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
«Escludo categoricamente qualsiasi ritorno al passato, tanto meno nella "casa dei moderati" proposta da Alfano: “Si rivolgano soprattutto all’Udc e a Casini”».
<p>«Siamo nati per cambiare l’Italia, non per fare alleanze retrospettive col Pdl»:<br />
Fabio Granata, tra i falchi di Futuro e Libertà, non crede alla «rifondazione pidiellina» di Scajola, né alla «nuova casa dei moderati» del neo segretario azzurro Angelino Alfa-no: «Si tratta di un’operazione di facciata, una mossa dettata dalla disperazione. Se Alfano gestirà il partito così come ha gestito la giustizia, agirà solo in nome e per conto di Berlusconi. Non vedo nessun elemento di novità».
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<b>Esclude, dunque, che Fli possa tornare a dialogare con il Pdl?</b>
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Non ho mai percepito nelle ultime dichiarazioni di Scajola e Alfano un riferimento a Fli, hanno parlato soprattutto di Casini e dell’Udc. Questa apertura è stata colta all’interno del nostro partito solo da chi soffre di nostalgia per il Pdl. Noi stiamo lavorando per radicare il nuovo Polo nella prospettiva di un’uscita dal bipolarismo fallimentare e per aprire la nuova fase della Terza Repubblica.
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<b>Pensa che sia stato un errore sciogliere An?</b>
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Con i se e con i ma, in politica, come nella vita, non si va lontano. Fini si rese conto che buona parte del gruppo dirigente era già berlusconizzato e ha provato a giocare la partita in campo aperto per vedere se le idee e i valori della destra europea potessero trovare spazio nel Pdl.
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<b>Nessuna nostalgia?</b>
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Non abbiamo nostalgie né verso un progetto nato morto come quello del Pdl, né per future case comuni, anche perché se, poi, l’invito viene da Scajola, è abbastanza inopportuno. A differenza sua, siamo abituati a stare all’interno di case di cui conosciamo la proprietà.
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<b>Lo sbocco per il Terzo Polo è l’alleanza con il Pd?</b>
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È troppo presto per dirlo, non è ancora il tempo delle alleanze ma di politiche di identità e radicamento sul territorio. A seconda dello scenario politico e della legge elettorale che si proporrà prima delle prossime elezioni, poi, decideremo con gli alleati del nuovo Polo. Con il centrosinistra si possono fare insieme le riforme: dalla legge elettorale alla Costituzione, che non è un tabù, e si può modificare, a partire dal superamento del bicameralismo perfetto con un Senato delle regioni.
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<b>Ritiene che l’alleanza tra moderati e progressisti sia già un fatto politico nell’elettorato?</b>
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Condivido profondamente l’analisi che fa Bersani sull’unione degli elettorati, come è stato dimostrato dai ballottaggi a Milano e Napoli, e, soprattutto, in tema referendario.
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<b>Ronchi ha detto che voterà quattro no. Teme rotture all’interno di Fli?</b>
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Sulle questioni più importanti, dai ballottaggi ai referendum, Ronchi e, in parte, Urso si trovano sempre in disaccordo, la posizione di Fli, invece, lascia libertà di coscienza ma invita a votare.
<p><b>Voterà quattro sì?</b>
<p> Si, anche ai referendum sull’acqua. La liberalizzazione così come viene concepita è solo la privatizzazione di un bene pubblico, anche la Chiesa ha questa posizione. Ronchi mi ha accusato di portare indietro Fli di 20 anni e di trascinarla sulle posizioni di Di Pietro. Lui, e pochi altri, invece, vogliono portare indietro Fli di un solo anno, dentro il Pdl.Solo che nessuno di noi ci sta.
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<b>Non crede al rilancio del Pdl?</b>
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Non credo, il Pdl è fallito, è il partito del predellino, è uno strumento del berlusconismo, bisogna andare oltre. Se uno ci crede, resta con Fli oppure si può accomodare con Alfano e Scajola a cercare di ricostruire il Pdl. Un’esperienza chiusa, che non ci riguarda.
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<b>Nemmeno se Berlusconi dovesse fare un passo indietro?</b>
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Lo escludo. Il Pdl è un partito personale, il suo progetto è strettamente connesso a Berlusconi. In uno scenario di scomposizione del quadro politico, si apre una nuova fase. La Lega ha posizioni incompatibili con il processo di evoluzione della destra che si deve muovere, invece, nella prospettiva ambiziosa del partito della Nazione e del patriottismo repubblicano.
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<b>Auspica, invece, un passo avanti di Montezemolo?</b>
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Montezemolo è uomo di qualità che ha fatto cose importanti per l’Italia ma ritengo che la politica debba mantenere una sua specificità. Si apre una fase nuova, in cui credo che i gruppi dirigenti debbano dimostrare autonomia dal mondo delle imprese. Il nuovo Polo, ad esempio, ha al suo interno leader che possono dare un valido contributo per riformare l’Italia.<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=10YB1R">il Riformista - Francesco Persili</a>FRANCO MIRABELLI: Da Milano un colpo al populismo2011-05-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it572559Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Lombardia (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
"Il dato del primo turno delle elezioni a Milano è straordinario, sorprendente e, diciamocelo senza ipocrisie, impensabile prima dell’apertura delle urne. È già stato detto tanto su un dato che ha una rilevanza politica che va molto oltre i confini della città, perché Milano è stata sempre la roccaforte del Berlusconismo, perché Berlusconi ha scelto di caricare il risultato di Milano di una valenza generale quasi fosse un referendum sulla sua persona ed ha perso dove mai pensava di poter perdere. Ma guardando i dati balza all’occhio un dato che non va sottovalutato e che, oltre a indicarci la strada per vincere la partita decisiva del ballottaggio, può, se Milano ancora una volta anticiperà i cambiamenti politici, davvero segnare una svolta nel Paese. Per anni il populismo del centrodestra ha trasformato ogni consultazione elettorale in un confronto ideologico tra buoni e cattivi, giustizialisti e garantisti, ecc.. Creando due campi da cui era impossibile uscire, l’obbligo di schierarsi pro o contro Berlusconi sembrava indiscutibile.
<p>Tutto ciò ha inaridito il confronto democratico nel Paese, ha alimentato l’idea una distanza della politica dai cittadini, ha di fatto tentato di mettere in discussione le regole comuni e le stesse istituzioni di garanzia che sono state continuamente coinvolte in questa logica, e quindi continuamente indicate come schierate". Così <b>Franco Mirabelli</b>, consigliere regionale Pd della Lombardia commenta l'esito del primo turno delle elezioni amministrative a Milano, dalle pagine del quotidiano <a href="http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126788/milano_un_colpo_al_populismo">Europa</a>.
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"Il voto del 15, e speriamo ci sia una conferma al ballottaggio che non va considerata scontata ma per cui dovremo lavorare tanto, ci dice che proprio questo armamentario populista non regge più, che una parte di elettorato sempre più grande decide di votare guardando alle proposte e dando un giudizio sull’amministrazione uscente, Pisapia ha vinto il primo turno per questo e la Moratti ha perso semplicemente perché ha governato male e i cittadini l’hanno certificato". Prosegue <b>Mirabelli</b>.
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"Insomma, se da Milano arriva un segnale nazionale è questo: il centrodestra, proprio in quella che ha sempre considerato come la propria capitale, perde perché tanti elettori, anche moderati, si sono riappropriati del voto come occasione per intervenire sulle scelte, dare un giudizio e non per schierarsi a priori. Anche le difficoltà della Lega al nord stanno dentro questo ragionamento: di fronte ad un governo che non produce risposte ai problemi, riforme e innovazione, non basta più chiedere di affidarsi al “capo” e si vota, o non si vota, per chiedere di cambiare. Tutto ciò proiettato sulla dimensione nazionale può aprire finalmente un cambiamento che il PD deve sapere interpretare e rappresentare con un progetto convincente per il Paese. Per Milano nei prossimi dieci giorni per vincere dobbiamo essere bravi a parlare della città e a raccogliere il malcontento verso la Moratti ad evitare di farci trascinare nello schema ideologico. Giuliano Pisapia ha saputo tenere per tutta la campagna elettorale questo profilo e, nonostante i tentativi di trascinarci in una rissa per far prevalere le paure rispetto alle valutazioni della realtà, saprà continuare a farlo". Conclude il consigliere Pd.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126788/milano_un_colpo_al_populismo">Europa</a>Patrizia TOIA: “Allibite di fronte alla spregiudicatezza politica della Moratti"2011-05-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it560420Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU (Gruppo: S&D) <br/><br/><br />
“Siamo allibite di fronte a tanta spregiudicatezza politica e al proditorio attacco fatto a Pisapia senza possibilità di replica. Ci chiediamo: sarebbe questo il tanto sbandierato stile di moderazione di Letizia Moratti?” – così commentano Mariapia Garavaglia e Patrizia Toia a fronte delle “accuse” che il sindaco ha lanciato a Pisapia al termine del confronto su Sky.
<p>“Come persone che vengono da un’autentica tradizione moderata, che si è nutrita di democrazia, di trasparenza e di rispetto delle posizioni degli avversari, denunciamo, rivolgendoci ai milanesi moderati e sinceramente riformisti, eredi della migliore tradizione ambrosiana, che nel centro destra non c’è più traccia di questa moderazione: ormai prevalgono atteggiamenti di inaccettabile oltranzismo che inquinano le relazioni personali e sociali e minano la fiducia nella giustizia e nelle istituzioni.”
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“Come donne che credono che la presenza delle donne in politica possa segnare un cambiamento di qualità – proseguono Garavaglia e Toia – ci indigna constatare che una donna, che vuole proporsi come prima cittadina, non abbia nessun ritegno a ricorrere alla denigrazione, scambiando la politica con un ring da colpi bassi, anziché un dialogo sui problemi e le soluzioni per le milanesi e i milanesi.”
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“Ribadiamo come un valore lo stile di Giuliano Pisapia - concludono Garavaglia e Toia - che fa dell’educazione non un tratto formale, ma un tratto di civiltà, persona tra le persone, che esprime il suo rispetto e il suo amore per i cittadini di Milano, coi quali vuole costruire, insieme, una Milano diversa e migliore”.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.patriziatoia.info/home/home/503">patriziatoia.info</a>Franco MARINI: «Il Pd non può avere nostalgia del Pci. Se entra Vendola, il partito è finito» - INTERVISTA 2010-12-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548543Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />Se si apre la deriva a sinistra ci sarà un fronte interno molto caldo. Siamo malati di vanità.
<p> L'aggressione speculativa all'Italia ci sarà di certo, se si va alle elezioni. Dobbiamo puntare a un governo di responsabilità nazionale, anche guidato da una personalità del centrodestra. E il Pd deve essere all'altezza della situazione. Purtroppo è ammalato del virus della vanità, dell'io che prevale sul "noi" e dell'amore sviscerato per il palcoscenico...». <br />
Franco Marini aggredisce i problemi. L'ex presidente del Senato da tempo non interviene nel dibattito politico. Ma ora, alla vigilia della sfiducia a Berlusconi, denuncia qualche «sbandamento» di troppo nelle file democratiche. <p>
<b>Senatore Marini, ma lei è allarmato perché torna la pace tra D'Alema e Veltroni? </b><p>
«Per me si possono pure amare, a patto che nessuno cambi le scelte fatte tutti assieme. Sento parlare di "rifondare il Pd", imbarcando Vendola. È il tuffo in un passato remoto, uno sbandamento. Se qualcuno coltiva davvero questa idea la declassi a nostalgia del Pci altrimenti offre un segnale di fine dell'esperienza dei Democratici».<p>
<b>Minaccia di lasciare il Pd, se c'è un allargamento a sinistra?</b> <p>
«Io lo voglio rafforzare il Pd. Ci ho creduto molto e ci credo ancora, ritenendolo una necessità della politica italiana. Dico che si aprirebbe un fronte assai caldo all'interno del partito perché significherebbe rinnegare la scelta fondativa di centrosinistra. Non lo dico da ex dc o da popolare, ma da riformista. Un partito riformista che coniughi libertà economica e giustizia sociale e che si contrapponga a un partito conservatore è nella logica della democrazia dell'alternanza. Il "pilastro Vendola" chiude la possibilità di espansione verso i ceti moderati che, malgrado la crisi, sono per la loro estensione fondamentali per assegnare la responsabilità di governare. I nostri "nostalgici" guardino all'esperienza delle socialdemocrazie europee dove non si corre dietro ai vari radicalismi per poi allearsi con i moderati sul mercato. È nella natura del partito riformista includere direttamente ampie fasce della rappresentanza sociale». <p>
<b>In un momento drammatico dal punto di vista economico-sociale, con in più lo stravolgimento compiuto da WikiLeaks — il Pd guarda al proprio ombelico?</b> <p>
«Il Pd ha contratto un virus che si manifesta con il prevalere dell'io sul "noi". Noi siamo una forza collettiva: nessuno vuole cancellare le individualità ma una parte dei dirigenti non schioda dall'io e dall'amore sviscerato per il palcoscenico. Questo è il male dei Democratici e Bersani mi piace perché parla della ditta, in modo forse un po' rustico ma la ditta è "noi". E parla del merito dei problemi. Un partito riformista è indispensabile perché se no i moderati sono risucchiati dalla destra e per riportare al centro il problema dell'eguaglianza». <p>
<b> La maggioranza si frantuma però questo Pd non ne trae vantaggio?</b> <p>
«Lo dice qualche sondaggio. Ma il Pd ha contribuito alla crisi del centrodestra. C'è un fallimento vero del governo che ha avuto una maggioranza mai avuta da altri». <p>
<b>Siamo allo showdown del berlusconismo? </b> <p>
«Penso che la fase di questo governo sia finita. Dobbiamo essere consapevoli dei rischi per l'economia italiana perché la Ue ci chiederà interventi drastici per ridurre il debito. Abbiamo centinaia di migliaia di cassintegrati con cassa integrazione in deroga che non è detto possano rientrare al lavoro. Ci vuole un governo di larga responsabilità anche affidato a una personalità del centrodestra».<p>
<b> A Tremonti, a Gianni Letta o a Pisanu? </b> <p>
«Non spetta a me fare nomi. Se nascerà, sarà un governo di responsabilità con pochi obiettivi: difendere il lavoro, mettere mano a questa montagna di debito pubblico, riattivare la domanda interna, riformare la legge elettorale». <p>
<b>C'è un'Opa ostile di Vendola sulle primarie cittadine, come scrive "Europa"?</b> <p>
«Naturale. Gli abbiamo aperto con le nostre regole un'autostrada. Questo meccanismo va corretto». <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=VSCY6">la Repubblica - Giovanna Casadio</a>Benedetto DELLA VEDOVA: «Per avere qualche seggio in più Bossi si gioca pure il federalismo» - INTERVISTA2010-09-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505797Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FLI) <br/><br/><br />
«Se Bossi ha intenzione di lanciare un`Opa ostile sul centrodestra, a questo punto Berlusconi, da azionista di riferimento messo sotto pressione, farebbe bene a recuperare in tutti i modi un`alleanza con l`azionista di minoranza Fini».
<p>Benedetto Della Vedova ricorre alla metafora borsistica per fotografare la situazione all`indomani della vertice notturno di Arcore tra il premier e il leader della Lega. <p>
«Bossi è disposto a gettare alle ortiche il federalismo per avere qualche parlamentare in più nel prossimo Parlamento e diventare determinante all`interno del centrodestra. E a questo punto è difficile comprendere quale sia l`interesse di Berlusconi ad andare al voto».<p>
<b>A proposito di che cosa fa comodo a chi. Partiamo da quel che conviene al Carroccio. </b><p>
E’ evidente che Bossi preferisce approfittare della situazione per capitalizzare il consenso, avere più voti e più eletti, diciamo una sessantina. Tutto questo ai danni del Pdl. <p>
<b>Anziché puntare sulle elezioni anticipate, a Bossi non converrebbe cercare di approvare il tanto atteso federalismo? </b>
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In linea teorica sì. Anche perché dopo l`intervento di Fini a Mirabello mi pare che la Lega non abbia colto un punto cruciale. Le sorti del federalismo sono migliori perché dal presidente della Camera è arrivato un sostegno alla riforma.
Ovviamente un sostegno condizionato.
Dopo la crisi della Grecia ogni riforma deve essere valutata con la dovuta cautela.
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<b>Quindi queste elezioni anticipate a chi convengono? Certamente non al presidente del Consiglio. </b><p>
Se si va al voto l`esito più probabile sarebbe la mancanza di una maggioranza al Senato. A quel punto, anche nel caso di una vittoria del Pdl alla Camera, difficilmente Berlusconi tornerebbe a Palazzo Chigi. <p>
<b>La Lega dice: se si va al voto ora, la campagna elettorale sarà segnata dalla contrapposizione tra due schieramenti. Da una parte la Lega, «sempre più partito del Nord» e quello del Sud, «capitanato da Fini»....</b><p>
La Lega si illude. Sono lombardo e le posso garantire che non è come la raccontano Bossi e compagni. Nei connotati del centrodestra di Fini costruiti in questi anni si riconoscono molti elettori di centrodestra davvero moderati e liberali. Il Nord non è composto solo da elettori che vivono nel terrore degli immigrati. <p>
<b>Cesa sostiene che il governo Berlusconi ormai dovrebbe chiamarsi governo Bossi... </b><p>
E non da ieri. Lo dicevo sin dal referendum elettorale, quando Fini era a favore e Bossi contrario. Fin troppe volte il Pdl si è appiattito sulle posizioni del Carroccio. <p>
<b>E di questa ultima mossa, la richiesta di dimissioni del presidente della Camera? Che ne pensa? </b><p> È una cosa da analfabeti della politica e della Costituzione. Ma prima voglio vederli salire al Quirinale per chiedere a Napolitano di cacciare Fini da Montecitorio.
Aspettiamo e vediamo. Una richiesta che non è comprensibile, anche perché se pure Fini avesse avuto intenzione di lasciare la sua carica certo non potrebbe farlo oggi quando a chiederlo è il presidente del Consiglio. <p>
<b>Secondo alcuni commentatori la scelta di Pdl e Lega sarebbe quella di andare al voto e addossare tutta la colpa a Fini e ai finiani... </b>
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Non ci riusciranno. L’abbiamo detto fin dall’inizio. E continuiamo a dirlo a tutti i sordi che non vogliono sentire. Ormai siamo a metà legislatura, non c’è ragione di tornare al voto adesso. Dopodichè, se questi sfasciano tutto giocheremo la nostra partita. Ma nessuno si sogni di dire che siamo andati al voto perché abbiamo tolto il sostegno al governo. Per quanto ci riguarda voteremo la fiducia al governo e continueremo a sostenerlo. Se poi vogliono sfasciare tutto, non ci spaventano.Vorrà dire che giocheremo la nostra partita. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TT5SQ">Secolo d'Italia - Valter Delle Donne</a>Pier Ferdinando CASINI: «Non entriamo in un governo dove l'unico che conta è Tremonti» - INTERVISTA2010-08-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505093Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) <br/><br/><br />E c'è il Berlusconi vittima del delirio di autosufficienza.
Non voteremo il processo breve. Al Paese non serve un'amnistia.
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«Dove eravamo rimasti? Al predellino, quando ci venne spiegato che i moderati fuori dal Pdl non avrebbero avuto diritto di cittadinanza? Al bipartitismo, quando Veltroni e Berlusconi ci additarono come sbocco della transizione italiana la terra promessa di due partiti unici? Invece tutto è andato nella direzione da noi denunciata. Il goffo tentativo di ridurre la politica italiana al bipartitismo ha posto sul piedistallo due grandi vincitori: non il Pd e il Pdl, ma Di Pietro e la Lega».
<p>
<b>Presidente Casini, è la sua estate. Tutti la cercano. Berlusconi la voleva al governo. Bersani la vuole nell'Alleanza democratica.</b>
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«È l'estate in cui si tocca con mano quel che diciamo da tempo: la Lega è diventata l'arbitro della politica italiana. Per fortuna Berlusconi ha impedito le elezioni anticipate, e ha fatto bene. Il voto in autunno sarebbe stato non solo un'ammissione di responsabilità da parte del Pdl, costretto a interrompere la legislatura dopo due anni come Prodi, nonostante i cento deputati di maggioranza. Berlusconi ha capito che sarebbe stato la vittima designata. Avrebbe trainato la coalizione alla vittoria alla Camera, impallando il Senato. A quel punto la Lega e una parte della sinistra avrebbero fatto nascere il governo Tremonti».
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<b>Tutto questo non toglie che prima o poi lei dovrà scegliere in quale alleanza entrare.</b>
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«Tutto questo dimostra che la gente comincia a riflettere sulle nostre idee, a lungo considerate minoritarie. È sempre brutto far la parte di chi l'aveva detto. Eppure è proprio così: noi l'avevamo detto. Due anni fa, abbiamo preso i nostri stracci e abbiamo condotto una corsa disperata, fuori dal Pdl. Ora ci chiedono di entrare al governo? Ma in questo governo l'unico che conta è Tremonti. C'è un problema di squilibrio istituzionale, con il ministero dell'Economia che ha inglobato cinque o sei ministeri della Prima Repubblica, da ultimo le Attività produttive, ormai ridotte a un simulacro. E c'è un problema di squilibrio politico: Tremonti è il garante della Lega al governo».
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<b>È proprio quel «simulacro di ministero» che vi ha offerto Berlusconi.</b>
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«Al governo non si va per soddisfare vanità. Grazie a Dio, le mie vanità me le sono tolte tutte, e continuo a soddisfarle. Al governo si va per incidere politicamente. E oggi ci sarebbe consentita solo la parte del parente povero. Aggiungere un posto a tavola non servirebbe né a chi lo mette, né a chi lo riceve».
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<b>Ma è Bossi che non vi vuole. Dice che state in mezzo per intercettare le poltrone.</b>
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«Bossi ha passato l'estate a insultarmi. Io preferisco replicare con i ragionamenti. È vero il contrario. Noi, alla faccia della "logica democristiana", siamo l'unico partito all'opposizione da due legislature. Prima con Prodi, ora con Berlusconi. Il partito della nazione non nasce per aggiungersi agli uni o agli altri. Nasce ponendo una domanda: è possibile essere protagonisti in politica nel nome della dignità e della responsabilità? Perché Fioroni e Pisanu devono stare in due partiti diversi? Quale linea, quali valori, quale programma li divide, se non l'idea che alimentano gli uni e gli altri alternativamente per cui da una parte c'è il regno del bene e dall'altra il regno del male? Il partito della nazione nasce perché l'Italia si sta disgregando. E in un Paese disgregato le grandi scelte di modernizzazione non si fanno, perché costano. Prendiamo il nucleare. Noi siamo favorevoli. Ma com'è possibile pensare di poterlo fare senza un accordo bipartisan? Che succede se tra qualche anno c'è una nuova maggioranza a cui il nucleare non sta bene? Si torna indietro? Questi sono temi su cui non si può scherzare».
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<b>
Per un accordo vasto ci vorrebbe un nuovo governo.</b>
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«Il governo di responsabilità nazionale che noi abbiamo evocato non è il governo di tutti contro Berlusconi e Lega. Non è la vendetta contro chi ha vinto le elezioni. Ma non è nemmeno il governo di prima, con Casini al posto di Fini. Sarebbe umiliante. Vedo che provano a blandirci sbandierando i valori, l'identità cristiana. Ma a noi non interessa questo esibizionismo valoriale, usato o per compiacere le gerarchie ecclesiastiche o per innestarvi sopra operazioni politiche. Noi difendiamo i valori, e proprio per questo non ci piace il mercimonio».
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<b>A cosa si riferisce?</b>
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«Vedo che i temi della bioetica vengono affrontati a volte con una logica emergenziale, come nel caso di Eluana, in cui si voleva fare una legge in 24 ore, e poi vengono trascurati per mesi, per poi essere rispolverati strumentalmente al fine di costruire un'alleanza politica. Ma sui temi etici non si costruiscono né alleanze, né steccati».
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<b>Ma lei con chi lo vuol fare il partito della nazione?</b>
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«Il partito della nazione è un processo. Non ho la bacchetta magica, non fondo partiti a tavolino come Berlusconi. È chiaro che ci sono interlocutori naturali, come Rutelli. Spero poi che dalla società civile qualcosa si muova. Ma non entro nel gossip dei nomi. Anche perché molti esponenti della società civile vorrebbero entrare in campo a partita finita, quando si gusta la vittoria. Se si votasse domani mattina, questo partito avrebbe la necessità di candidarsi autonomamente; e allora tanti entusiasmi si appannerebbero. Cesa ha detto: noi azzeriamo l'Udc. Io dico: leviamo il mio nome dal simbolo, facciamo un grande concorso di idee per un simbolo nuovo. Più di così, cosa dobbiamo fare? Saranno i fatti a far maturare il resto».
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<b>Per Fini ci sarebbe spazio?</b>
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«Come presidente della Camera, Fini si sta comportando bene. Sul suo futuro politico, deve decidere lui. Non è in stato di minorità. Per ora, non si capisce se i finiani rientrano nel Pdl o fanno un partito. Senza sapere queste cose, come faccio a fare una proposta a Fini? Deve dire lui quel che vuol fare, agli italiani prima che a me. Certo, oggi vengono a galla le contraddizioni iniziali di un progetto politico in cui molti si sono fatti imbarcare senza crederci fino in fondo. Però sapevamo tutti com'è Berlusconi...».
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<b>Com'è Berlusconi?</b>
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«Io ho un rapporto di simpatia con lui. Tutto si può dire salvo che sia uno che non è scoperto nelle sue modalità politiche. E il modo in cui ha fatto il Pdl era indicativo di come l'avrebbe guidato. Paradossalmente, è più facile trattare con Berlusconi dall'esterno, come fa Bossi, che non nello stesso partito. Infatti non c'è giorno che non manifestino il loro disagio Rotondi e altri ex dc, che per mesi mi hanno svillaneggiato spiegandomi che fuori dal Pdl sarei stato irrilevante».
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<b>Ma lei potrebbe mai tornare con Berlusconi?</b>
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«C'è un doppio Berlusconi. C'è quello che a inizio legislatura pronuncia un discorso che valorizza il ruolo dell'opposizione, e concorre con il centrosinistra e con i togati a eleggere Vietti al Csm. E c'è il Berlusconi vittima del delirio di autosufficienza. Per fortuna ora ha capito la manovra di aggiramento che era in corso contro di lui. Maroni ha parlato di un'operazione per far fuori Berlusconi. Ha ragione, ma non erano certo Di Pietro e Bersani i manovratori; e Maroni dovrebbe saperne qualcosa di più di quel che fa finta di non sapere. Se a Berlusconi è servito brandire lo spauracchio dell'Udc per evitare la congiura, mi fa piacere per lui. Ma non basta dire che siamo insieme nel Ppe per fare un'alleanza. Il giorno in cui Berlusconi andasse alle urne, finita la legislatura, su percorso di decoro politico-istituzionale, si può discutere con lui. Ma se Berlusconi andasse al voto anticipato lanciando un appello al superamento della Costituzione, guidando una coalizione in cui conta solo la Lega e gli altri fanno tappezzeria, gridando contro i poteri forti, il capo dello Stato, la magistratura e la Corte costituzionale, è ovvio che noi non potremmo mai starci».
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<b>E il processo breve, glielo votate?</b>
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«Com'è uscito dal Senato, no. Noi siamo stati il partito che più di ogni altro si è fatto carico della specificità del ruolo di Berlusconi come presidente del Consiglio. Il legittimo impedimento l'abbiamo costruito noi, perché ci pareva importante far finire la stagione in cui Berlusconi e la magistratura erano avvolti in una contesa ormai patologica. Se vogliamo pensare a una tutela per le alte cariche, siamo disponibili. Ma cancellare centinaia di processi per farne finire uno o due sarebbe una follia. Di tutto il Paese sente il bisogno, tranne che di un'amnistia». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/10_agosto_29/casini-intervista-cazzullo_cac6e8fc-b335-11df-ac3b-00144f02aabe_print.html">Corriere.it - Aldo Cazzullo</a>Rosy BINDI: «Pensino ai cattolici loro. Non ci sperino, noi non ci dividiamo» - INTERVISTA2010-08-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504786Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) - Vicepres. Camera <br/><br/><br />
«Ci mancava la nuova proposta dell'onorevole Bocchino. Facciamo così, fino a che la crisi non viene parlamentarizzata, asteniamoci dai commenti su presunti nuovi scenari».
<p>Da una pausa di vacanza Rosy Bindi reagisce così, cioè male, alla proposta del capogruppo di Futuro e Libertà. La proposta è rivolta in primis a Silvio Berlusconi. Vuole sopravvivere? E allora, scrive Italo Bocchino sul sito di Generazione Italia serve un «nuovo governo con un profilo alto e riformatore» e una nuova coalizione che comprenda i partiti di Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e infine «e i moderati del Pd ormai delusi»
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<b>Per il Pd potrebbe essere una proposta "potabile"?</b>
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No.Innanzitutto i governi si fanno se ci sono i numeri. Ma per sapere se ci sono nuovi numeri prima si deve parlamentarizzare la crisi della maggioranza. Si apra la crisi alle camere. Del resto parleremo dopo, possibilmente anche dopo il Capo dello Stato.
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<b>Ma Bocchino fa un appello anche ai «delusi del Pd , verosimilmente all'area dei moderati cattolici che in questi giorni manda segnali ai moderati dell'altro schieramento.</b>
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E questo appello torna al mittente: Bocchino non deve pensare che siccome il Pdl si è diviso anche noi ci dividiamo. Lasci proprio perdere.
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<b>Ma nell'area cattolica del Pd non c'è un malessere che potrebbe essere interessato a una proposta di questo genere?</b>
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Credo il contrario. Che uno dei fallimenti politici di questo governo è testimoniato dal disagio di tante voci autorevoli del mondo cattolico verso un centrodestra sempre più rissoso e incapace di produrre politica. Quello del centrodestra e un modo di concepire la politica e la democrazia antitetico al sentire del mondo mondo cattolico.
<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TIVTR">il manifesto - d.p.</a>Giuseppe FIORONI: «Subito col terzo polo» - INTERVISTA2010-08-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504018Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
L'ombra di un voto ora appare piu concreta e nel Pd non tutto va liscio. Dal terzo Polo arrivano le sirene di Rutelli che invita a lasciare Di Pietro per un progetto moderato e gli ex popolari come Giuseppe Fioroni
sembrano aprire a questa nuova fase.
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<b>Intanto non tutti siete d'accordo per un governo
di transizione</b>
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«Berlusconi e Bossi sono Braccio di Ferro, le elezioni
gli spinaci. Per ritrovare vigore devono piombare in
campagne elettorali permanenti. Bossi preferisce andare alle elezioni con il federalismo che non c'è perchè,
quando ci sarà, gli italiani si renderanno conto che senza
soldi è una presa per i
fondelli».
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<b>Ma il Pdl insiste: non ci sono alternative a questa maggioranza.</b>
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«L'interesse del paese non è questo. Ci dicono: avete
paura del voto, ma la paura ce l'hanno gli italiani, con le
incertezze sul loro futuro. Dalla politica cercano delle risposte ma trovano solo qualcuno che ai problemi del
paese antepone un tornaconto personale. L'economia comincia
a mandare timidi segnali di ripresa, Bossi e Berlusconi credono che dureranno a lungo? E' irresponsabile
parlare di voto anticipato»
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<b>Però anche nel Pd l'area di chi vuole andare a votare sta crescendo.</b>
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«Si vede che la sindrome di Braccio di ferro è contagiosa. Per chi fa politica la battaglia carica sempre di motivazioni ma non dobbiamo farci tirare dentro questo meccanismo»
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<b>Il voto su Caliendo ha segnato una novità. Al Centro, sta succedendo qualcosa?</b>
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«Due cose. Primo un pezzo
della maggioranza di destra
si è avvicinata alle opposizioni di centro. Secondo hanno votato insieme Fini Casini e
Rutelli e questo è politicamente rilevante. Poi se son
rose fioriranno, devono passare dalle prove tecniche a
un progetto».
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<b>Può essere piu esplicito?</b>
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Rutelli chiama il PD e dice: quale terzo polo, noi
puntiamo a diventare il primo polo, scegliete tra noi e Di Pietro ....
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«In questo paese per vincere occorre mettere in piedi
una coalizione che oltre al Pd coinvolga i moderati, eviti il profilo della gioiosa macchina da guerra. E allora occorre
individuare un presidente del consiglio che vada
oltre i soggetti politici»
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Sta pensando anche lei al governatore Mario Draghi?</b>
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«Non partecipo a questi giochi dico che ho in mente
il modello Prodi Andreatta.
Se vogliamo ambire al primo polo dobbiamo saper parlare
all'Italia laboriosa. Ci vuole qualcuno che quel mondo lo
sappia interpretare e rassicurare. Quindi Casini e Fini
debbono fare un passo indietro»
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<b>Berlusconi ai suoi ha detto che si lavora anche ad agosto Voi andate in vacanza?</b>
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«La cosa più importante in politica è stare in mezzo alla
gente a misurare la proposta. Noi abbiamo questa
straordinaria opportunità delle Feste Democratiche e
non dobbiamo perderla. Se il Pd frequenta meno salotti e
talk show e coglie queste occasioni, cresciamo anche nei
consensi».<br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=T8TZJ">Gruppo Editoriale L’Espresso - Nicola Corda </a>Gianfranco FINI: I voti dell' Udc al Pdl2008-02-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it328865Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: AN) <br/><br/>"Penso che molti degli elettori dell’Udc voteranno per il Pdl" (...) "Al momento se si è disuniti al centro diventa difficile poter aspirare ad unire gli italiani per presentarsi depositari di un messaggio politico». «Interverremo unicamente sulla riduzione del carico fiscale per favorire chi produce ricchezza perchè solo così si può distribuirla»<br/>fonte: <a href="http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200802articoli/30261girata.asp">LaStampa</a>