Openpolis - Argomento: sicurezza sul lavorohttps://www.openpolis.it/2015-06-17T00:00:00ZMarco Scibona: VIGILANZA SUI TRENI – SCIBONA (M5S): “Provveda il concessionario con i lauti ricavi!” 2015-06-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it760974Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: M5S) <br/><br/><b>VIGILANZA SUI TRENI – SCIBONA (M5S): “Provveda il concessionario con i lauti ricavi!”</b>
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Nell’esprimere vicinanza a tutti quei professionisti che lavorano nel settore ferroviario, in primis ai controllori e capitreno spesso e volentieri abbandonati dalle stesse aziende concessionarie del trasporto pubblico locale, sottolineiamo la nostra contrarietà alla ventilata soppressione di treni se a bordo non sarà presente la Polfer.
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Riteniamo che la sicurezza dei convogli, dei viaggiatori e del personale lavorante debba essere garantita dall’azienda concessionaria del servizio. E’ necessario infatti che personale formato, al pari degli agenti di vigilanza privata, garantisca il normale svolgimento del servizio sui treni ed anche nelle stazioni.
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I concessionari devono essere parte attiva nel garantire tranquillità ai fruitori del servizio e nella tutela dei propri lavoratori, essendo i primi responsabili che con i continui tagli al personale hanno abbandonato i propri lavoratori, ormai oberati di mansioni nella più totale solitudine! Non si può riversare sullo Stato un servizio che dovrebbe rientrare nei contratti di concessione.
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<b>Le Ferrovie dello Stato investano di più in sicurezza e meno nell’alta velocità! I cittadini ed i lavoratori devono venire prima di tutto!</b>
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Marco Scibona – Senatore M5S, Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.<br/>fonte: <a href="http://www.marcoscibona.it/home/?p=893">www.marcoscibona.it</a>GIOCONDO TALAMONTI: MOZIONE: Sicurezza nel mondo del Lavoro e cultura della sicurezza2013-04-29T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it709756Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Al Sindaco del Comune di Terni<br />
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<b>Premesso che</b> il 28 aprile, come ogni anno, è stata celebrata la "Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro". Un evento promosso in tutto il mondo dall'Organizzazione mondiale del lavoro e dedicato quest'anno alla prevenzione delle malattie professionali. Questa ricorrenza coincide con la commemorazione che la confederazione dei sindacati internazionali (ITUC - International Trade Union Confederation) fa delle vittime di infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.<br />
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Istituita nel 2003 dall'<b> ILO</b> (<b>I</b>nternational <b>L</b>abour <b>O</b>ffice);<br />
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<b>constatato che</b> il 2012 è stato drammatico per il numero di morti sul lavoro in Italia; 622 sui luoghi di lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il Paese tra i 1200 in totale considerando i morti in itinere. Agricoltori (33%), muratori (29%), operai (11%), ma anche autotrasportatori (6,1%) e impiegati (5,8%). Giovani e vecchi (il 25% aveva più di 60 anni al momento della morte); senza contare le morti che avvengono a causa di malattie professionali di varia natura e che rappresentano la maggioranza, totalmente trascurate, rispetto agli incidenti sul lavoro, nonostante ogni anno mietano un numero di vittime sei volte superiore;<br />
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<b>considerato</b> il numero degli incidenti è legittimo chiedersi se sia colpa del caso, o colpa, una volta ancora, di scelte scellerate dettate dal proposito di risparmiare sulla manutenzione e sulla sicurezza;<br />
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<b>visto che</b> un paese civile come si definisce lo Stato Italiano non può permettersi di assistere a tali tragedie senza intervenire in modo radicale sulla promozione della cultura della sicurezza; la scuola non può essere assente, così come la formazione, l'informazione e l'aggiornamento continuo dei lavoratori in considerazione dei cambiamenti tecnologici;<br />
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<b>ritenuto</b>, inoltre, necessario provvedere al rispetto ambientale per garantire non solo la salute dei lavoratori, fondamentale per ogni azienda, ma anche quella dei cittadini dei territori di pertinenza;<br />
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<b>ritenuto</b> necessario adottare i dovuti controlli sull’ambiente e trasmettere la cultura della sicurezza affrontando casi concreti (messa in sicurezza di tutti gli istituti scolastici, interventi sulla struttura ospedaliera etc.);<br />
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<b>si impegna il Sindaco e la Giunta a:</b><br />
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• far si che nelle aziende partecipate sia rispettata:<br />
a) la dignità della persona;<br />
b) l'attività manutentiva;<br />
c) la normativa sulla sicurezza negli uffici e nelle strutture immobiliari dell'ente;<br />
d) la formazione e l'informazione per prevenire ogni tipo di incidente e malattia professionale;<br />
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• ritenere il tema della sicurezza sul luogo di lavoro e la <b>prevenzione delle malattie professionali</b> come <b>prioritario</b>;<br />
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• evitare ogni tipo di rapporto con quelle aziende o cooperative che trascurano la normativa sulla sicurezza;<br />
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• coinvolgere il mondo della scuola (Direzione Scolastica Regionale) perché si avvii concretamente un percorso che favorisca la "<i>cultura della sicurezza</i>" <i>e la prevenzione delle malattie professionali</i>;<br />
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• coinvolgere le parti datoriali e le parti sociali al rispetto della normativa vigente e perché sollecitino gli operatori a conformarsi alla continua evoluzione tecnologica ( il cambiamento si porta dietro gli aggiornamenti necessari alla sicurezza) e al rispetto ambientale;<br />
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• monitorare continuamente lo stato patrimoniale del Comune sotto il profilo della sicurezza;<br />
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• promuovere la messa in sicurezza delle scuole e dell'Ospedale S. Maria in fase di ristrutturazione.<br />
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Terni, 29 aprile 2013<br />
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Giocondo Talamonti (G.M. Associazione Politico Culturale "E. Berlinguer")<br />
Giuseppe Boccolini (PSI)<br />
Mauro Nannini (FdS)<br />
Luzio Luzzi (FdS)<br />
Claudio Campili (IdV)<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-X8loZEJS340/UYIPP-Uwi3I/AAAAAAAACzM/sAJL98HNcnI/s1600/Sistemi-di-gestione-della-sicurezza-sul-lavoro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a>
<br /><br/>fonte: <a href="http://talamontigiocondo.blogspot.it/">il blog personale di Talamonti Giocondo</a>GIUSEPPE BORTOLUSSI: Nonostante la recessione vola imprenditoria cinese2012-08-18T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648198Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Veneto (Gruppo: Altro) <br/><br/><br />
La comunità cinese è la comunità straniera più presente in Italia e più predisposta ad affermarsi nel mercato del lavoro attraverso l'apertura di un'attività imprenditoriale. Questo è emerso dall'elaborazione condotta dalla Cgia di Mestre.
<p>"In passato - dice il segretario della Cgia di Mestre - i settori maggiormente caratterizzati dalla presenza di attività guidate da cinesi riguardavano la ristorazione, la pelletteria e la produzione di cravatte.<br />
Successivamente le loro iniziative imprenditoriali si sono estese anche all'abbigliamento, ai giocattoli, all'oggettistica e alla conduzione di pubblici esercizi. Ormai il 70% del totale delle imprese presenti nel nostro Paese si concentra nei servizi: settore che consente, a differenza del manifatturiero, un grande riflusso di capitali verso la Cina. Si pensi che l'anno scorso, a fronte di 7,4 miliardi di euro che gli immigrati residenti in Italia hanno inviato nei Paesi di origine, 2,5 miliardi, pari al 33,8% del totale, sono stati spediti dalla comunità cinese".
<p>Dalla Cgia fanno notare che storicamente i cinesi hanno sempre dimostrato una spiccata propensione imprenditoriale e una forte inclinazione verso l'affermazione economica e sociale. Questi aspetti non mancano però di problemi.
<p> "Innanzitutto - continua Bortolussi - è una comunità poco integrata con la nostra società, perché la quasi totalità di questi lavoratori non parla la nostra lingua. Inoltre, buona parte di queste attività, soprattutto nel manifatturiero, si sono affermate eludendo gli obblighi fiscali e contributivi, aggirando le norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e non rispettando i più elementari diritti dei lavoratori occupati in queste aziende che quasi sempre provengono anch'essi dalla Cina. Questa forma di dumping economico ha messo fuori mercato intere filiere produttive e commerciali di casa nostra.
<p>Tuttavia é giusto sottolineare che anche gli imprenditori italiani non sono immuni da responsabilità. In molte circostanze, coloro che ancora adesso forniscono il lavoro a questi laboratori produttivi cinesi sono committenti italiani che fanno realizzare parti delle lavorazioni con costi molto contenuti.
Se queste imprese committenti si rivolgessero a dei subfornitori italiani, questa forte riduzione dei costi non sarebbe possibile".
<p><b>Fatto</b> 100 il totale degli imprenditori cinesi presenti in Italia, il 38,7% delle imprese si concentra nel commercio (con 22.524 piccoli imprenditori ) e il 29,4 % nel manifatturiero (17.104 unita' aziendali). Tra questi ultimi, il 94,3% (pari a 16.122 imprese) sono attività del tessile, dell'abbigliamento, delle calzature e della pelletteria.
Significativa la presenza anche nel settore alberghiero e della ristorazione: le attività condotte da titolari cinesi hanno raggiunto le 11.183 unità.
<p>Tra il 2008 ed il 2011 le imprese sono cresciute del 26%. Sempre in questo quadriennio c'è stato un boom delle rimesse: sono ritornati in patria 7,87 miliardi di euro. Il 70% delle attività si svolge nel commercio nella ristorazione/alberghi e nei servizi. Il 51% delle imprese sono ubicate in Lombardia, in Toscana e in Veneto. Al 31 dicembre del 2011, spiega la Cgia, il numero delle aziende guidate da imprenditori cinesi ha superato le 58.200 unità. A dispetto di un leggero calo avvenuto nel 2010, tra il 2008 ed il 2011 l'aumento della quantità di denaro inviato in Cina è stato del 65%. Nel dettaglio la Regione più "popolata" da imprenditori con gli occhi a mandorla è la Lombardia, con 11.922 attività. Seguono la Toscana, con 10.854 imprese, e il Veneto, con 6.939 aziende. Il 51% delle imprese cinesi è concentrato in queste 3 Regioni.<br /><br/>fonte: <a href="http://www.agi.it/dalla-redazione/notizie/201208181217-cro-rt10039-crisi_cgia_nonostante_recessione_vola_imprenditoria_cinese?google_editors_picks=true">Agi.it | Cgia Mestre</a>Felice CASSON: «Quando un operaio deve scegliere tra salute e lavoro, la politica ha fallito» - INTERVISTA2012-08-04T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it648093Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
«Già Cefis, Montedison, nel 1972 diceva: se mi inquisite chiudo e me ne vado. Ma quando un operaio deve scegliere tra salute e lavoro, la politica ha fallito». Parla il senatore che da magistrato indagò sui morti di Marghera.
<p>Il senatore Felice Casson è un ex magistrato che ha indagato i vertici di Enichem e Montedison per il disastro di Porto Marghera: 157 morti, 120 discariche abusive, 5 milioni di rifiuti tossici. Un’inchiesta cominciata nel 1994 e arrivata a sentenza definitiva dodici anni dopo. Da magistrato gli toccò pure un fascicolo disciplinare aperto dall’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, per aver detto, dopo la sentenza di primo grado che assolse tutti: «Io sto con gli operai, e con la gente, con cui mi trovo bene». E per aver passeggiato «polemicamente» tra i lavoratori dopo quelle assoluzioni. Che in secondo grado divennero condanne rese definitive dalla Cassazione. Da senatore del Pd, ha da anni al centro della sua attività politica la salute di chi lavora. «Non conosco le carte di Taranto. Io però non ho mai sequestrato impianti perché mi sembrava di pesare sulla vita degli operai».
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<b>Il ricatto lavoro-salute è storia antica in questo Paese…</b>
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È una costante che si rinnova soprattutto nei momenti di crisi. Tra gli anni 60 e 80, quando c’erano le richieste da parte degli operai di mettere a norma gli impianti, veniva sempre portata avanti la questione occupazionale. Mi ricordo che una volta, nel 1972, l’allora presidente del consiglio di amministrazione della Montedison, Eugenio Cefis, di fronte al rischio di processi penali e di condanne, disse: «Se il giudice ci condanna chiudiamo le fabbriche e andiamo da un’altra parte». Era il 1972, ed è identico a ciò che succede oggi. Nessuna novità.
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<b>Le norme sono adeguate?</b>
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Le leggi ci sono. Il primo provvedimento importante al quale ho partecipato da senatore è stata l’approvazione del testo unico in materia i sicurezza sul lavoro. Era il 2007, durante il governo Prodi. Dovevano essere razionalizzate le norme, rese meno contraddittorie, bisognava dare un senso anche alla prevenzione, ai controlli, alla repressione. Quella riforma era il minimo che si potesse fare, perché poteva essere anche più incisiva. Poi c’è stato il cambio del governo con Berlusconi, il futuro ministro Maurizio Sacconi in campagna elettorale promise che avrebbero messo mano a quello che avevamo fatto col testo unico. Infatti poi il nuovo governo varò una serie di norme volte allo smantellamento di quel poco di prevenzione e di repressione che era stato introdotto. Venne bloccata completamente la normativa sulla sicurezza del lavoro in materia di amianto e gli interventi a favore degli operai impiegati nella lavorazione di questa sostanza cancerogena. Venne bloccato anche il fondo per le vittime.
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<b>Adesso cosa sta facendo il Parlamento?</b>
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Alcuni mesi fa c’è stata una risoluzione firmata da 40 senatori, avocata da tutto il Senato, per chiedere degli interventi per l’ambiente, le bonifiche, la sorveglianza degli operai e dei lavoratori malati: insomma per un insieme di norme per tutelare questi lavoratori massacrati. Ci sembrava sacrosanto e il governo aveva dato parere favorevole. Però per il momento siamo ancora fermi.
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<b>Quando interviene la magistratura è sempre troppo tardi. La politica deve aspettare una sentenza per capire che Taranto fa morire?</b>
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Quando interviene la magistratura la patologia è già in atto. La diversità tra Porto Marghera e il caso dell’Ilva consiste nel fatto che lì noi valutavamo i fatti di qualche anno prima, ma la situazione era già cambiata. A Taranto, invece, è ancora così, c’è un pericolo concreto e attuale che impone dei provvedimenti. Sono stato a Brindisi e a Taranto qualche anno fa: se Porto Marghera negli anni bui era un inferno, ciascuno di quelli erano due inferni. Gli interventi della politica mi sono sempre sembrati molto limitati.
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<b>Malgrado il protocollo d’intesa tra Regione Puglia e Ilva sull’abbattimento dell’inquinamento?</b>
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Io ai protocolli d’intesa non ho mai creduto. Sono adesioni volontarie tra parti private e parti pubbliche, quindi amministrazioni dello Stato e imprenditori, che non creano alcun vincolo giuridico. Come quelli fatti a Porto Marghera: quando una parte non accettava più le clausole denunciava la causa e se ne andava via senza colpo ferire e senza alcuna conseguenza. Sono uno strumento adeguato per mettere tutti intorno allo stesso tavolo, però poi l’accordo deve avere forza vincolante: se si decide qualcosa, quel qualcosa deve essere rispettato e fatto rispettare. Perché in queste storie chi ci rimette è sempre l’anello più debole della catena: l’operaio, che non ha tutele adeguate.
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<b>Come bisognerebbe intervenire sui Sin, i Siti di interesse nazionale che individuano le aree a rischio?</b>
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A Marghera, che è una di queste, sono il primo firmatario di un disegno di legge per la semplificazione delle procedure, individuando le autorità che devono intervenire. Oggi se un imprenditore vuole investire lì e vuole o deve bonificare un sito, si rivolge prima al commercialista, poi all’avvocato, poi all’ingegnere. Insomma non sa dove sbattere la testa. Oltre alla cifra consistente che deve tirare fuori, ci sono tante autorità che devono dare pareri, contropareri, valutazioni. Alla fine non si riesce ad andare da nessuna parte. Bisogna semplificare le procedure, l’iter autorizzativo per consentire che si investa non soltanto da parte del pubblico ma anche del privato.
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<b>Però poi il danno lo subisce chi lavora e le amministrazioni che devono gestire un ambiente devastato. A quel punto?</b>
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Quando si arriva al processo, le amministrazioni devono essere tutte dalla stessa parte nel pretendere verità e giustizia e il risarcimento per danni. Per Marghera fin dalle prime battute venne chiesto un risarcimento che è rimasto in assoluto il più alto della storia d’Italia: 550 miliardi di lire per le bonifiche del sito e 72 miliardi per gli operai ammalati e i parenti dei morti. Intorno a quelle vicende (il petrolchimico, l’amianto, le nube tossiche a Marghera), è cresciuta la sensibilità dei cittadini. Non può più succedere quello che è accaduto dieci o vent’anni fa. Perché i cittadini sono molto attenti e certi soprusi non li accettano più.
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<b>Però poi sono gli operai che si trovano davanti all’incubo lavoro o salute…
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Questa domanda me l’ha fatta direttamente un lavoratore di Marghera. Era il 2008, mi avvicinò durante un incontro elettorale e mi disse: io ho 35 anni, due figli e devo portare il pane a casa. Non posso accettare che venga chiuso l’impianto: piuttosto che perdere questo posto di lavoro preferisco rischiare il cancro tra vent’anni. È così che la politica segna un ritardo e una sconfitta. Se un operaio arriva a dire queste cose, la politica ha fallito.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.left.it/2012/08/04/casson-un-ricatto-antico/5572/">Left - Giommaria Monti</a>SALVATORE SORBELLO: Da Siracusa. Coordinamento degli Enti locali per la sicurezza sui luoghi di lavoro2011-02-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it557716Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Siracusa (SR) (Gruppo: FI) <br/><br/><br />
Sicurezza sui luoghi di lavoro Sorbello nel coordinamento Anci.
Si parla siracusano ai "piani alti" dell'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani: il consigliere comunale Salvo Sorbello è entrato a far parte del del Coordinamento degli Enti locali per la sicurezza sui luoghi di lavoro, organo interno che l'Anci ha costituito di recente.
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Il coordinamento, di cui fanno parte anche i Comuni di Torino e di Ravenna, realizzerà iniziative su scala nazionale volte alla sensibilizzazione degli operatori economici e della popolazione sul tema della sicurezza sul lavoro, con l'attuazione di interventi formativi ed informativi rivolti alle scuole sui temi della sicurezza nei luoghi di lavoro, l'elaborazione di politiche ed interventi concreti volti a sostenere, moralmente e materialmente, le vittime di incidenti sul lavoro e i loro familiari, lo sviluppo di sistemi di monitoraggio sui cantieri e in generale su tutti i luoghi di lavoro presenti nel territorio comunale.
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«Purtroppo si parla di sicurezza – afferma Salvo Sorbello - solo quando avvengono tragiche morti sul lavoro, ma non possiamo trascurare gli altri aspetti, legati agli infortuni.
<p> Come è stato rilevato, occorre evidenziare come le migliaia di piccole e grandi invalidità provocano ricadute anche sulle amministrazioni comunali, per l'assistenza per le famiglie e gli standard urbanistici».
<p>L'organo affronterà anche il problema della collocazione dei portatori di handicap o dei parzialmente abili nel campo lavorativo, visto che il numero di persone portatrici di handicap che obbligatoriamente per legge dovrebbero essere assunte è inferiore, e di molto, rispetto al numero di persone che poi realmente vengono assunte: la percentuale si attesta sul 20-25 per cento.
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«Inoltre - prosegue Sorbello - le assunzioni per i soggetti di riferimento quando avvengono sono di secondo piano, ad esempio centralini per i non vedenti, fattorini per coloro che posseggono altri tipi di inabilità. Il coordinamento nazionale spingerà per attivare in maniera completa gli strumenti legislativi che già ci sono. È fondamentale verificare come funzionano e da un punto di vista di prevenzione cosa hanno fatto negli anni».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=19430&Edizione=15&A=20110206">www.gazzettadelsud.it</a>SILVANO RICCI: "Per gli appalti coniugare qualità e costi contenuti"2010-12-17T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548944Alla data della dichiarazione: Assessore Comune Terni (TR) (Partito: PRC) <br/><br/><br />
In collaborazione con le associazioni degli imprenditori intendiamo intraprendere una riflessione, un approfondimento, sul sistema di aggiudicazione degli appalti pubblici, in maniera tale da poter garantire non solo i conti economici del pubblico ma anche la qualità delle opere. Con la giornata di studio di ieri pensiamo di aver dato un contributo in tal senso.
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La presenza di uno dei massimi esperti del settore è stata momento di crescita e di approfondimento normativo e legislativo. L’esigenze di approfondire questi temi nasce dalla constatazione che la logica delle aggiudicazioni al massimo ribasso spesso e volentieri non dà quelle garanzie dovute. Il ribasso eccessivo potrebbe compromettere non solo l’andamento dei lavori ma anche la sicurezza dei lavoratori impegnati nell’esecuzione dell’opera: assistiamo ad aziende che falliscono perché non rientrano nei costi oppure, nella migliore delle ipotesi, che non possono garantire la manodopera necessaria per rispettare i tempi di consegna a discapito della sicurezza nei cantieri.
<p>L’interesse del pubblico deve essere quello di avere opere di buona qualità nell’esecuzione, in tempi ragionevoli e con consti congrui. Questi sono elementi di qualità che tengono conto dell’interesse pubblico che, anche in tempi di crisi economica e di tagli pesanti sugli enti locali, non è determinato solo dal minor esborso di denaro. Anche in termini economici la riflessione deve essere aperta: qual è il presunto risparmio per un ente pubblico che si ritrova opere incomplete o magari di scarsa qualità al punto tale da dover intervenire con nuovi lavori? <br />
Maggiori garanzie offre, in particolare in alcune situazioni, invece l’offerta economicamente più vantaggiosa che consente al committente di dare un giudizio sulla qualità progettuale.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.comune.terni.it/comunicato_stampa.php?id=36165&pagina=2">Comune di Terni</a>Cesare DAMIANO: Thyssen, mai più.2010-12-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it548690Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Ricordo come fosse oggi quel giorno di tre anni fa, il giorno della strage alla ThyssenKrupp.<br />
Ricordo il dolore che ho provato. Un dolore grande. Il dolore di chi, dopo una vita passata a contatto con la fabbrica, con i lavoratori, si sente personalmente colpito.<br />
Ero ministro del lavoro, allora.
In quella veste avevo un dovere in più.
Il dovere di cercare una spiegazione razionale a quanto accaduto. E soprattutto – dopo aver portato la solidarietà alle famiglie tanto profondamente colpite – il dovere di operare, con tutti gli strumenti a disposizione, affinché tragedie così non potessero accadere mai più. Un compito quanto mai difficile, perché in Italia, quando si parla di lavoro, il tema della sicurezza è sempre evocato ma è assai poco praticato.
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Allora avevamo approvato da pochi mesi la legge 123 sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Con la legge 626 del 1994, costituiva, in materia, un complesso normativo tra i più completi e incisivi d’Europa. Il mio impegno, in una situazione politica difficilissima che avrebbe di lì a poco portato alla caduta del governo Prodi e a elezioni anticipate, fu quello di varare in tempo utile la delega che avrebbe consentito a quelle norme di diventare pienamente operative.
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Così fu fatto. Ma le cose, poi, hanno preso una piega diversa. In questi anni il governo di centrodestra ha operato in modo da ridurre le tutele allora introdotte. Le spese per la sicurezza sono tornate a essere viste come un costo da contenere il più possibile in nome della competitività, anziché come un investimento doveroso e utile. E i ripetuti appelli del presidente della repubblica riscuotono consensi spesso solo di facciata.
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Tutti ricordiamo le parole, poi corrette, pronunciate la scorsa estate dal ministro Tremonti, secondo il quale le regole previste dalla 626 sarebbero eccessive. E tutti abbiamo sotto gli occhi quanto avviene nel mondo degli appalti. In questo settore si registrano condizioni di lavoro spesso insostenibili e con drammatica frequenza avvengono infortuni mortali.
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È un bene che si metta mano alla normativa che li disciplina. Non però peggiorandola come fa il ministro Sacconi. Le regole degli appalti al massimo ribasso vanno cambiate. Il costo del lavoro, che deve essere calcolato sulle tabelle dei contratti nazionali e il costo degli investimenti per la sicurezza del lavoro, devono essere conteggiati a parte e non assoggettati alla logica del ribasso. In caso contrario, pur di aggiudicarsi l’appalto, le aziende sono costrette a pagare al nero ed eliminano i costi per la sicurezza.
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Con i risultati, spesso tragici, che sono sotto gli occhi di noi tutti. È vero che i dati più recenti resi noti dall’Inail in materia di infortuni parlano di una importante diminuzione. Non dobbiamo però abbassare la guardia.
<p>I miglioramenti che registriamo sono indubbiamente l’effetto delle misure introdotte dal governo Prodi. Ma sono anche il risultato del drastico calo dell’occupazione che, causa le crisi, è avvenuto nel biennio 2009-2010. Per questo è necessario continuare la battaglia in difesa della sicurezza, un diritto di tutti, cui, per nessun motivo, è possibile derogare.
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È un dovere che la politica, nel suo insieme, ha nei confronti di chi lavora. È un obbligo morale che tutti noi abbiamo nei confronti dei sette operai morti alla Thyssen. <br />
<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=VWIF5">Europa</a>Cesare DAMIANO: «C’è un progetto politico contro i lavoratori» - INTERVISTA2010-08-27T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it505008Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
“C’è un progetto politico per ridurre le tutele di chi lavora”, dice l’Onorevole Damiano, Pd, ministro del lavoro del governo Prodi. Il ministro Giulio Tremonti, alla festa di Bergamo della Lega Nord, martedì sera ha dichiarato che “robe come la 626”, una legge sulla sicurezza sul posto di lavoro, “sono un lusso che non possiamo permetterci”.
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<b>Onorevole Damiano ma la 626 non è stata superata dal decreto legislativo del 2008? Quella di Tremonti è stata solo una gaffe?</b>
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Il ministro Tremonti farebbe bene a informarsi, ma certamente non si tratta di una gaffe. C’è un progetto politico finalizzato a ridurre il ruolo dello Stato nella tutela del diritto alla salute delle persone che vivono del loro lavoro. Detto in modo diverso: in tutte le politiche sociali del lavoro la linea dell’attuale governo è quella della deresponsabilizzazione.
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<b>Facciamo un passo indietro. Cosa ne è stato della legge 626 sulla sicurezza?</b>
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Il decreto legislativo 81 del 2008, il Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, è entrato in vigore il 15 maggio 2008. I precedenti normativi storici risalgono al 1955-1956 e a seguire la 626 del 1994, che poi è stata assorbita dal Testo unico, così come il decreto legislativo 494/1996 riguardante i cantieri temporanei e mobili le cui disposizioni oggi rientrano nel titolo IV del 1981.
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<b>I critici dicono che il Testo unico è solo il frutto dell’emozione per i morti della Thyssen Krupp.</b>
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Rispondo ricordando che nel giungo del 2006, appena insediato Romano Prodi, nel decreto Bersani erano state inserite, tra le altre, norme per l’emersione del lavoro nero oltre ad un provvedimento di sospensione dei lavori nei cantieri edili in caso di impiego di personale in misura pari o superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati. Inoltre era stato istituito l’obbligo della comunicazione il giorno antecedente a quello di instaurazione dei relativi rapporti di lavoro, per evitare il fenomeno diffuso delle registrazioni post-mortem. Fare un Testo unico, riunire 30 anni di legislazione in meno di due, ha qualcosa di miracoloso. E’ stato un grande sforzo di concertazione fra le parti.
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<b>Chi ha remato contro questa legge?</b>
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Con noi, allora, c’erano le parti sociali e Confindustria a scapito, forse, delle piccole imprese. In seguito però la stessa Confindustria, sostenuta dalle piccole imprese, ha fatto resistenza all’approvazione dei decreti attuativi che devono ancora rendere operativo il Testo unico.
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<b>Quindi cosa è cambiato?</b>
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Che il decreto legislativo giace incompiuto. Che nessuno si occupa degli oltre 40 decreti attuativi relativi al testo unico. E riguardo agli appalti, è stata tolta la norma della responsabilità solidale in capo al proprietario sui contributi, alleggerite le sanzioni e posticipato l’obbligo di presentare il documento di valutazione dei rischi (DVR) indispensabile in ambito edilizio e chimico. E’ sparito l’obbligo della tenuta dei libri matricola e presenze.
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<b>Con quali effetti?</b>
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Tutti sanno che gli infortuni e le morti sul lavoro molto spesso si accompagnano a rapporti di lavoro irregolare. Sono scomparse anche le politiche “premiali” che dovevano favorire quelle imprese che riducevano la frequenza degli infortuni sul lavoro.
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<b>Nel giorno in cui sono morti altri due lavoratori il ministero del Lavoro e la presidenza della Repubblica promuovono una campagna pubblicitaria sulla sicurezza sul lavoro.</b>
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Gli spot dovrebbero essere preceduti da fatti concreti. Invece sembra che l’Italia oggi possa permettersi un ministro come Tremonti che, a giorni alterni, passa dal socialismo al neo-liberismo.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TKYKI">Il Fatto Quotidiano - Elisabetta Reguitti</a>Cesare DAMIANO: 5 Risposte da Cesare Damiano sulla Sicurezza sul lavoro (appalti e immigrati) 2010-08-09T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it504066Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
<b>1 - Sicurezza</b>
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Le parole del presidente Napolitano per il 54° anniversario della tragedia di Marcinelle rappresentano un riconoscimento ed un avvertimento: molto è stato fatto in tema di sicurezza sul lavoro ma resta tanta strada da percorrere.
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<b>2 - Numeri</b>
<p> Durante il boom economico c'erano più di 4.000 morti all'anno sul lavoro. Oggi sono un quarto, molti di meno ma è sempre una strage. I consuntivi più recenti
registrano ulteriori cali, ma non dimentichiamo che con la crisi c'è più cassa integrazione e minore permanenza sui luoghi di lavoro.
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<b>3 - Governi</b>
<p>L'ultimo esecutivo Prodi, di cui ho fatto parte come ministro del Lavoro ha varato il Testo unico in materia di
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, una legge importante che però l'attuale governo sta facendo di tutto per depotenziare come se la ripresa economica debba passare per un lassismo su questi temi fondamentali.
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<b>4 - Battaglia</b>
<p>Va combattuta subito contro il meccanismo degli appalti col massimo ribasso. Chi se li aggiudica per rientrare
finisce sovente con il pagare in nero e appunto ignorare le norme sulla sicurezza.
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<b>5 - Immigrati</b>
<p>Il rischio e quello di una sicurezza di serie A e di serie B. Lo stesso meccanismo che lega la cittadinanza al lavoro rende gli stranieri piu ricattabili in tema di
sicurezza.
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<br/>fonte: <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=TAFNX">l'Unità - Marco Ventimiglia</a>GIOVANNI CHIODI: Quello dell’Aquila è il più grande cantiere del Mondo, ma anche il più sicuro.2010-05-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it499866Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Abruzzo (Partito: PdL) - Consigliere Regione Abruzzo (Gruppo: FI) <br/><br/>Finora, infatti, tutti i parametri sono stati rispettati. E’ un modello non reperibile altrove e così dovrà essere per gli anni a venire, che, anche se pochi, per noi saranno sempre troppi”. Il Commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, ha espresso così il suo apprezzamento per l’attivazione dell’”Ufficio super coordinamento sicurezza cantieri centro storico dell’Aquila“. <br/>fonte: <a href="http://www.6aprile2009.it/?p=12517">6aprile2009.it</a>Maria Antonietta FARINA COSCIONI: Amianto. In corso una letterale strage, non solo di diritto, ma di vite umane. Colpevole l'incredibile inerzia del Governo2010-05-05T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it499790Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Dai dati ufficiali del CNR si apprende che nelle città italiane vi sarebbero almeno 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire: ben 500 chili per abitante, due miliardi e mezzo di metri quadrati di coperture in eternit, pari a una città di 60 mila abitanti, fatta di solo amianto. Una giungla di miliardi di fibre che, sino a quando non verranno smaltite continueranno a essere una bomba sotto la quale l'Italia siede inconsapevole e inerte: una situazione che provocherebbe la morte di circa tremila persone ogni anno per malattie correlate all'esposizione all'asbesto, e tra queste almeno milleduecento casi di mesotelioma, una formadi cancro per il quale finora non è stata trovata una cura. Nella sola regione Lombardia risultano almeno 2,7 milioni metri cubi di amianto sparsi in 4.228 edifici pubblici, 24 mila edifici privati e in mille siti.
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Una situazione gravissima, un vero e proprio attentato alla salute della collettività. Quello che maggiormente sconcerta è inerzia, l’indifferenza del governo nel suo complesso, dei ministri che dovrebbero essere già da tempo intervenuti; dall’inizio della legislatura ho presentato nove interrogazioni con dati, cifre, situazioni precise, relative alla vicenda-scandalo Eternit. A nessuna di queste si è ritenuto di dare risposta, in piena coerenza con un atteggiamento di totale disinteresse di questo governo verso l’attività ispettiva del parlamentare. Tuttavia la situazione si incancrenisce ed è sempre più emergenza.
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La situazione che, ancora una volta, denuncio, è emblematica della situazione in cui versa questo paese. Secondo quanto afferma il dottor Alessandro Marinaccio, responsabile del Registro Nazionale dei mesoteliomi presso l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, “stanno venendo a galla migliaia di storie che riguardano le più disparate categorie professionali. Sono situazioni ancor più drammatiche perché chi si ammala non aveva nessun tipo di consapevolezza, credevano di aver lavorato o vissuto in un ambiente "sano""; le nuove vittime sono i lavoratori comuni, i cosiddetti ignari dell'esposizione "ambientale": non lavoravano direttamente l'amianto, ma l'amianto stava - e, in molti casi, sta ancora - lì dove si guadagnavano da vivere, o dove vivevano e vivono: nelle onduline, nei capannoni, nei camini, nei cassoni per l'acqua, nelle coibentazioni selvagge che andrebbero asportate e sepolte.
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Una vera e propria letterale strage, come spesso diciamo, di diritto, e di vite umane.
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Segue il testo dell’interrogazione parlamentare
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Al presidente del Consiglio dei ministri,
al ministro della salute,
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al ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare,
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premesso:
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- che il problema dell’amianto, dei suoi residui e del suo smaltimento, ha assunto nel nostro paese dimensioni e connotazioni a dir poco inquietanti per le sue dimensioni e implicazioni;
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- che già il 25 novembre 2008, con un’interrogazione (n.4-01720), si è segnalato una sconcertante vicenda verificatasi a La Spezia, a proposito di lavoratori delle Ferrovie esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto;
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- che successivamente il 13 maggio 2009, con un’interrogazione (4-03004), si denunciava una non meno sconcertante vicenda verificatasi a Offanengo e Romanengo, vicino Cremona, a proposito di alcuni lavoratori della fabbrica ex NAR, e le loro famiglie, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto;
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- che il 21 maggio 2009, con un’interrogazione (4-02098), si è denunciato quanto accaduto nel territorio di Broni (Pavia), dove ha operato la Cementifera Italiana Fibronit spa, che produceva manufatti in cemento-amianto, provocando centinaia di casi di mesotelioma diagnosticati a lavoratori e alle loro famiglie;
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- che il 28 luglio 2009, con un’interrogazione (4-03783), si è denunciato il pericolo costituito da vagoni e locomotori arrugginiti e sventrati, sui cui spicca la “A” di amianto, abbandonati nel grande scalo “smistamento” tra Milano e il comune di Pioltello, vetture andate a fuoco il 3 maggio 2009 e diventate rifugio e dormitorio per senza-tetto;
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- che il 14 settembre 2009, con un’interrogazione (4-03987), si è denunciato quanto accaduto nel cantiere navale di Monfalcone: lavoratori esposti all’amianto,alcuni dei quali deceduti dopo essersi ammalati di asbestosi e mesotelioma;
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- che il 14 settembre 2009, con un’interrogazione (4-04073), si è denunciata la presenza di ondulati in fibrocemento, lastre deteriorate e altri rifiuti tossico-nocivi all’interno dello stabilimento della Barilla di San Nicola di Melfi, nel quale parecchie decine di lavoratori si sarebbero ammalati di asbestosi e alcuni di loro sono deceduti a causa del tumore alla pleura provocato dall’amianto;
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- che il 1 dicembre 2009, con un’interrogazione (4-05232), si denunciava che sono almeno 75mila gli ettari di territorio contaminato dall’amianto in attesa di essere bonificati, e che dal 1993 al 204 si sono riscontrati almeno 9mila casi di mesotelioma pleurico;
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- che il 9 dicembre 2009, con un’interrogazione (4-05275), si denunciava la presenza di una discarica, con lastre di amianto deteriorate e altri materiali tossici in prossimità della scuola elementare “Paisiello” a Montecalvario, in Campania;
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- che il 1 marzo 2010, con un’interrogazione (4-06305), si denunciava come nel centrale Ponte Milvio a Roma giacessero abbandonati da tempo due cassoni colmi di amianto e materiale tossico, con il concreto rischio che l’amianto si disperdesse nelle acque del Tevere;
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- che, secondo quanto emerge da una dettagliata inchiesta dei giornalisti Fabio Tonacci e Paolo Berizzi, pubblicata dal quotidiano “La Repubblica” nella sua edizione del 30 aprile 2010, che citano dati del CNR, nelle città italiane vi sarebbero almeno 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire: “… cinquecento chili per abitante. Due miliardi e mezzo di metri quadrati di coperture in eternit. Immaginate una città di 60 mila abitanti fatta di solo amianto. Una giungla di miliardi di fibre che, sino a quando non verranno smaltite continueranno a essere una bomba a tempo sulla quale l'Italia siede nemmeno fosse sabbia tiepida”;
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- che tale situazione provocherebbe la morte di circa tremila persone ogni anno per malattie correlate all'esposizione all'asbesto: tra queste almeno milleduecento casi di mesotelioma, una forma letale di cancro per il quale finora non è stata trovata una cura;
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che il tariffario per rimuovere e smaltire l'eternit è un vero far west su scala regionale: il prezzo varia a seconda del tipo di intervento, ma soprattutto del luogo, come dimostra un dossier di Legambiente. Nel Lazio liberarsi di una copertura in eternit di 10 metri quadrati costa 250 euro, più i costi fissi (da 500 a 1000 euro). La rimozione della stessa lastra di eternit costa molto meno in Sardegna, ben quattro discariche: in media 260 euro. Altri prezzi: 640 euro in Abruzzo, 300 in Piemonte, 2000 in Puglia, dove il prezzo è fisso per qualunque superficie rimossa inferiore ai 25 metri quadrati. Non solo. Il costo finale dipende anche dagli incentivi regionali. In Abruzzo per le rimozioni di coperture fino a 30 metri quadrati la Regione offre un contributo pari al 70%. In Sardegna per i privati ci sono incentivi del 40% dell'importo per un massimo di 5 mila euro. Esistono finanziamenti anche per gli enti pubblici che rimuovono l'amianto. L'Emilia Romagna concede una detrazione del 36% di Irpef se ristrutturi la casa per un massimo di 48 mila euro. Nel Lazio e in Toscana, invece, niente incentivi;
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che questa incertezza, e la mancanza di contributi da parte delle Regioni, sono il primo ostacolo per una diffusa bonifica a livello locale;
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che l’immobilismo produce situazioni sconcertanti, come a Crescenzago, prima periferia milanese: 117 appartamenti monofamiliari con giardinetto, costruiti negli anni '50, ci abitano 300 persone, tutto in eternit: tetti, condotte, coibentazioni. Lastre e onduline si sono sgretolate negli anni, quando c'è vento le fibre di amianto volano. Accanto alle case: un asilo, una scuola, un parco giochi. "È dal 2000 che chiediamo al Comune, il proprietario, di intervenire – denuncia il signor Luca Prini, consigliere di zona - . Hanno promesso che a breve inizierà la rimozione, ma qui ormai la gente è rassegnata". Nel frattempo i tumori sono in aumento, superiori alla media cittadina;
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che nella sola regione Lombardia risultano almeno 2,7 milioni metri cubi di amianto sparsi in 4.228 edifici pubblici, 24 mila edifici privati e in mille siti; che particolarmente grave è il caso di Broni: a 16 anni dalla chiusura, la fabbrica, 15 ettari in mezzo al paese, è un luogo spettrale, pieno di eternit. I capannoni abbandonati, gonfi di veleno. Trentotto decessi per mesotelioma dal 2000 al 2006: operai, ma anche gente che abitava intorno al mostro divenuto sito di interesse nazionale. Eppure la bonifica non è ancora iniziata;
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che, secondo quanto denuncia il dottor Alessandro Marinaccio, responsabile del Registro Nazionale dei mesoteliomi presso l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, “stanno venendo a galla migliaia di storie che riguardano le più disparate categorie professionali. Sono situazioni ancor più drammatiche perché chi si ammala non aveva nessun tipo di consapevolezza, credevano di aver lavorato o vissuto in un ambiente "sano"";
che le nuove vittime sono i lavoratori comuni, i cosiddetti ignari dell'esposizione "ambientale": non lavoravano direttamente l'amianto, ma l'amianto stava - e, in molti casi, sta ancora - lì dove si guadagnavano da vivere, o dove vivevano e vivono: nelle onduline, nei capannoni, nei camini, nei cassoni per l'acqua, nelle coibentazioni selvagge che andrebbero asportate e sepolte;
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che tra il 2015 e il 2020 è previsto il picco massimo di tumori, dal momento che il periodo di latenza del mesotelioma arriva fino a 40 anni; che per quanto riguarda il risarcimento dei malati sono stati stanziati 50 milioni di euro destinati alle vittime (30 dal governo Prodi 2008, altri 20 dal governo Berlusconi 2009) ma finora non sono stati utilizzati; che ciò è dovuto al fatto che manca ancora il decreto attuativo. E in assenza del decreto, il fondo non esiste;
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si chiede di sapere:
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1) se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
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2) in caso affermativo quali urgenti iniziative, nell’ambito delle rispettive competenze e prerogative si intendono promuovere, adottare, sollecitare;
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3) in particolare cosa osti al varo del decreto attuativo che consentirebbe di effettuare i risarcimenti previsti alle famiglie delle vittime e dei malati;
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4) se sia vero che i lavoratori impiegati nelle ditte per lo smaltimento dell’eternit non risultino inseriti dall’INPS tra i lavoratori a rischio, ma siano equiparati a operai edili; in caso affermativo per quale ragione ciò avviene, e se non si ritenga opportuno e necessario che a detti lavoratori siano inseriti tra le categorie a rischio;
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5) se non si ritenga di dover istituire una apposita commissione per l’accertamento della situazione per quanto riguarda l’Eternit e le possibili soluzioni da approntare a fronte di una situazione grave e che minaccia di ulteriormente aggravarsi.
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<br/>fonte: <a href="http://www.radicali.it/newsletter/view.php?id=156737&numero=13632&title=NOTIZIE%20RADICALI">Notizie Radicali</a>GIOCONDO TALAMONTI: Comune di Terni - Interrogazione: Cultura della Sicurezza2009-12-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474472Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Al Sindaco del Comune di Terni<br /><br />
<b>Considerato che</b>, ancora un volta, un incidente sul luogo di lavoro, verificatosi nel nostro territorio, ha falciato l’ennesima vita con spiacevoli effetti di ritorno anche sulle vicende familiari della vittima;<br /><br />
Formulata ogni espressione di solidarietà alla famiglia ma anche a tutte le altre che sono state colpite da eventi luttuosi per incidenti nel mondo del lavoro;<br /><br />
<b>Ritenuto necessario</b> invitare tutti (Istituzioni, sindacati, etc.) ad occuparsi con urgenza del tema “sicurezza nei luoghi di lavoro”, poiché risulta evidente che si è ancora lontani dal garantire condizioni accettabili per la salvaguardia della salute dei lavoratori.<br /><br />
<b>Consapevoli che</b> pur non partendo dall’anno zero, occorre incalzare i deputati alla sicurezza perché gli operai non continuino a morire, perché sia mantenuto alto il livello di attenzione e perché sia sempre in agenda la cultura della prevenzione. (964 morti, 964254 infortuni e 24106 invalidi dall’inizio dell’anno al 30 novembre 2009)<br /><br />
<b>Preso atto che</b> non basta rafforzare la sicurezza dei lavoratori sull’aspetto normativo, ma occorre sistematicamente informare e formare i lavoratori con continuità essendo questo parametro , fra l’altro, strettamente legato al cambiamento tecnologico.<br /><br />
<b>Accertato che</b> una strutturata formazione sulla prevenzione nasce dalla scuola, si matura nell’espletamento del lavoro, si arricchisce con l’esperienza e con la congruenza degli aggiornamenti.<br /><br />
<b>Tenuto conto che</b> in una realtà produttiva a fortissima caratterizzazione industriale, come la nostra, uno dei più antichi e consolidati luoghi di insediamento della nostra Regione, il sistema economico si è arricchito dello strumento del Contratto d’Area, di protocolli d’intesa per la pianificazione di interventi in materia di sicurezza sul lavoro sia a livello ministeriale che a livello locale (protocollo TKL-AST e sue controllate con Ministero del lavoro, Ministero della salute, ISPESL, INAM; organizzazioni sindacali del 1 febbraio 2008, protocollo TKL_AST con la Scuola del …….);<br /><br />
Stimato che il ricorso agli strumenti di contrasto degli incidenti sembra produrre una diminuzione rispetto agli anni passati anche se, nella tendenza, vanno valutati i ruoli giocati dalla crisi, dalla cassa integrazione, dalla disoccupazione, dalla perdita di produttività che ha diminuito il monte ore lavorative. <br /><br />
<b>Considerato che</b> occorre adottare le strategie più idonee perché un ambiente di lavoro poco favorevole non sia di rischio per la salute di chi vi opera.<br /><br />
<b>Fatto appello</b> alla volontà di ciascuno (Arpa, Agenzie di Prevenzione, Ispettorati etc.) di non piegarsi all’eccesso di sfruttamento, all’eccesso di precarietà, agli stress, elementi principali di insicurezza.
<b>Deprecato</b> il contegno di chi insegue la produttività e il profitto a discapito della salute e della vita dei lavoratori.<br /><br /><br />
<b>si impegna il Sindaco di Terni</b><br /><br />
• a sostenere tutte le idee tese a creare la cultura della sicurezza,<br /><br />
• a coinvolgere le scuole in tale tematica con proposte di azioni positive in ordine alla prevenzione(formazione e informazione) <br /><br />
• a valorizzare il ruolo dell’educazione permanente degli adulti, <br /><br />
• ad intensificare i controlli come metodo,<br /><br />
• a dar corso ad iniziative per fare in modo che la cultura della salute nei luoghi di lavoro sia vista come un investimento e non un costo.<br /><br />
• a verificare l’applicazione dei protocolli siglati con le aziende del territorio a partire dal Patto del 2004 e seguenti.<br /><br/>fonte: <a href="http://talamontigiocondo.blogspot.com/2009/12/comune-di-terni-interrogazione-cultura.html">Il Blog Personale di giocondo Talamonti</a>Roberto DELLA SETA: «Al Processo Eternit, lo Stato non si è ancora costituito parte civile». [Link => Eternit] 2009-12-15T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it474468Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Due interrogazioni dei senatori Ferrante e Della Seta (Pd) fanno emergere l’incredibile comportamento dei ministeri del Lavoro e dell’Ambiente. E a oggi non si sa se, tardivamente, sarà presa questa necessaria decisione.
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Per incredibile che possa sembrare, a tutt’oggi, con il processo contro i padroniamministratori della <a href="http://www.radicali.it/newsletter/view.php?id=150725&numero=12715&title=DOWNLOAD"><b>Eternit spa</b></a> già in corso, lo Stato - cioè per suo conto il ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali, e quello dell’Ambiente e della Tutela del territorio - non si è ancora costituito parte civile contro gli imputati, lo svizzero Schmidheiny e il barone belga De Cartier-De Marchienne, e a sostegno della tutela delle parti lese, migliaia di vittime, defunte e non. Né si sa se prenderà (tardivamente) questa pur necessaria decisione. Lo scandaloso comportamento del governo (disinteresse, complicità, che altro?) è denunciato due volte in poche settimane dai senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (Pd) con interrogazioni urgenti che pongono anche tutta una serie di questioni connesse ai ritardi nelle operazioni di bonifica.
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Questa storia dell’avvelenamento da amianto, del maxi-processo in corso contro i responsabili e soprattutto di questi incredibili ritardi, merita dunque un qualche approfondimento. Intanto, se è stato scientificamente provato che le patologie causate dalla respirazione delle fibre di amianto sono tutte caratterizzate da tempi di latenza molto lunghi, consegue che per i prossimi decenni è previsto un forte incremento dei decessi che raggiungerà l’apice tra il 2015 e il 2025. Di più e di peggio. L’Italia, secondo produttore europeo di amianto sino al 1992, ha prodotto e commercializzato la fibrakiller per anni in tutto il Paese, e oggi il territorio contaminato da bonificare occupa una superficie molto estesa: si parla di 75mila ettari, da Casale Monferrato (ed altri comuni della provincia di Alessandria) a Balangero (Torino), da Emarese (Aosta) e Broni (Pavia), da Rubiera a Cavagnolo, da Bagnoli a Napoli, da Bari a Siracusa, senza contare gli innumerevoli micrositi (tettoie, canne fumarie, tamponature di edifici, serbatoi d’acqua) sparsi per tutto il territorio nazionale.
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Un secondo dato è costituito dalle clamorose inadempienze della legge n.257 del 1992 che stabilì la cessazione dell’estrazione dell’amianto e la proibizione del suo uso. Ebbene, a distanza di diciassette anni, restano lettera morta alcune norme-chiave: la mappatura della presenza dell’amianto (i microsi, e non solo), la previsione dei piani di bonifica, la formazione del registro degli ex esposti e dei mesoteliomi su cui ne sanno certo di più la Procura e il Tribunale di Torino. Si sostiene che, per mappatura e bonifiche, le procedure sono molto farraginose? Ebbene - propongono Della Seta e Ferrante - si deleghi la gestione dell’iter di applicazione della legge alle regioni e ai comuni coinvolti, assicurando ai ministeri e agli enti tecnici nazionali il compito di supportare, verificare, indirizzare e finanziare i procedimenti «garantendo in tal modo ai cittadini trasparenza e disponibilità delle informazioni sullo stato di avanzamento del risanamento ambientale».
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(Ma, poi, è vero che i verbali delle conferenze dei servizi, fondamentali per ricostruire lo stato di avanzamento dei processi di bonifica dei siti contaminati dall’amianto non hanno alcuna forma di pubblicità? E quali sono i motivi di questa restrizione?) Né vale, a giustificazione dell’indecente latitanza dei ministeri, il fatto che lo Stato abbia già provveduto, almeno in parte, a sostenere con misure economiche i familiari delle vittime (oltre duemila deceduti) e i malati (ancora più numerosi) ancora in vita. In ballo c’è un interesse sociale che va ben oltre il sostegno materiale alle parti civili in attesa del risarcimento, a carico dei padroni della Eternit, la cui entità dovrà essere stabilita dai giudici di Torino. Ma né alla prima interrogazione né alla seconda i ministri hanno ritenuto che fosse urgente rispondere. E doveroso annunciare che, seppure solo in seguito a sollecitazione parlamentare, anche lo Stato è parte civile.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.terranews.it/print/6109">Terra - Giorgio Frasca Polara </a>GIOCONDO TALAMONTI: Ancora una volta è un operaio a pagare il prezzo più alto nel sistema lavoro2009-12-02T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it452548Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Ancora una volta è un operaio a pagare il prezzo più alto nel sistema lavoro. Ancora una volta si spezza una giovane vita. Per quanto tempo ancora dovremo piangere questi morti? Ci si chiede se questo sia il frutto di un sistema produttivo che, subordinato alla logica di una produttività esasperata e al profitto, ormai non tiene più nel debito conto la salvaguardia dei lavoratori. <br />
Non è il caso di fare polemiche in questo momento di lutto, ma di stringersi vicino alla famiglia in segno di solidarietà e impegnarci tutti perché ciascuno, in base al proprio ruolo, faccia la sua parte per rafforzare la sicurezza dei lavoratori non solo sotto l’aspetto normativo ma anche in simbiosi con l’informazione e la formazione. Quest’ultima deve assumere il carattere della continuità essendo, fra l’altro, legata strettamente al cambiamento tecnologico. <br />
La prevenzione è fondamentale per la salute dei lavoratori. La formazione nasce dalla scuola, si matura nell’espletamento del lavoro, si arricchisce con l’esperienza. Il gruppo Rifondazione Comunista- Comunisti Italiani in Consiglio Comunale esprime le più vive condoglianze alla famiglia del giovane Diego Bianchina investito dalle esalazioni dell'acido.<br /><br/>fonte: <a href="http://talamontigiocondo.blogspot.com/2009/12/ancora-una-volta-e-un-operaio-pagare-il.html">Il Blog Personale di Giocondo Talamonti</a>Cesare DAMIANO: Lavoro. Iniziativa Pd per la tutela degli infortuni nelle piccole imprese.2009-11-24T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it444131Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Introdurre una tutela per i lavoratori delle piccole e medie imprese che, in caso di fallimento dell’azienda, non vedono riconosciuto il loro diritto ad essere risarciti per un infortunio sul lavoro: e’ quanto prevede la proposta di legge del Pd presentata oggi alla Camera dal capogruppo democratico in commissione Lavoro, Cesare Damiano, e dal vicepresidente della commissione, Luigi Bobba.
<p> ”A differenza di quanto accade nelle grandi aziende – ha spiegato Damiano – i lavoratori delle piccole imprese, molto diffuse in Italia, in caso di fallimento non hanno nessuna garanzia di essere risarciti. Questa e’ una ingiustizia che vogliamo eliminare, anche se gli infortuni diminuiscono grazie alla normativa in materia di sicurezza varata dal centrosinistra”.
<p>”Il diverso trattamento tra due lavoratori in base alle dimensioni dell’azienda presso cui lavorano – ha sottolineato Bobba – deve essere rimosso quanto prima. Fra l’altro l’incertezza del risarcimento dell’infortunio arriva dopo aver subito un incidente.
<p>E’ percio’ necessario garantire il diritto alla salute e al lavoro di tutti i lavoratori senza distinzione tra coloro che lavorano in aziende grandi o piccole.<br />
<br/>fonte: <a href="http://cesaredamiano.wordpress.com/2009/11/24/lavoroiniziativa-pd-per-la-tutela-degli-infortuni-nelle-piccole-imprese/">http://cesaredamiano.wordpress.com</a>Tiziano TREU: Critico su Sacconi. «Vi è il rischio che i riferimenti alla sussidiarietà all'interno del nuovo welfare inducano chiusure corporative al limite dell'illecito».2009-11-06T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it418740Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Venezia (VE) (Gruppo: PD) - Senatore (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Nel concordare con il riferimento ai valori costituzionali, con la sottolineatura della centralità della persona e della famiglia e con la valorizzazione degli enti della società civile contenuti nel Libro Bianco, ne ha rilevato la contraddittorietà tra le enunciazioni di carattere generale e le indicazioni di obbiettivi specifici: a suo avviso, vi è il rischio che i riferimenti alla sussidiarietà all'interno del nuovo welfare inducano chiusure corporative o familismi al limite dell'illecito, mentre in materia di sicurezza del lavoro, è impensabile che le buone prassi possano sostituire gli standard pubblici.
<p> Un altro delicato profilo è costituito dalla riforma degli ammortizzatori sociali, che non può che avere portata strutturale e generale, mentre nel Libro bianco è assente il riferimento a quanti abbiano una posizione lavorativa precaria, quale che sia la fascia di età.
<p>Il senatore Treu ha ritenuto inoltre insufficienti e contraddittorie le indicazioni riferite all'obiettivo di promozione del lavoro femminile, dato che il documento si muove in un'ottica, oramai superata, di promozione del lavoro flessibile e di istituzione di asili nido.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.rassegna.it/articoli/2009/05/18/47197/libro-bianco-ichino-e-treu-criticano-sacconi">Rassegna.it - Valerio Strinati</a>Cesare DAMIANO: Giornata nazionale dell'Anmil2009-10-11T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it419144Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) <br/><br/><br />
Questa giornata nazionale dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro e’ l’occasione per sottolineare con forza l’importanza di questo tema. Il decreto sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, dopo le correzioni volute dal governo che il Pd ha criticato, va ora applicato integralmente, al fine di utilizzarne le potenzialita’ positive. In particolare occorre rendere da subito operative quelle parti che riguardano la prevenzione e la formazione nelle scuole e nelle universita’ per mettere in grado anche le nuove generazioni di difendere la propria integrita’ psicofisica quando dalla scuola passeranno al mondo del lavoro.
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<br/>fonte: <a href="http://cesaredamiano.wordpress.com/2009/10/11/giornata-nazionale-dellanmil/">http://cesaredamiano.wordpress.com</a>GIOCONDO TALAMONTI: Incidenti sul lavoro. Sottoscritto un protocollo tra Confapi e Istituto Ipsia. Si punta alla prevenzione.2009-08-21T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it402534Alla data della dichiarazione: Consigliere Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) <br/><br/><br />
Terni - Gli incidenti nei luoghi di lavoro rappresentano nella regione dell'Umbria e nella provincia di Terni una piaga da fronteggiare con tutte le forze a disposizione. La migliore prevenzione resta seza dubbio la formazione che deve interessare anche il mondo della scuola. Quindi, senza abbandonare la sicurezza che anzi va rafforzata e potenziata con tutti gli strumenti possibili, la prevenzione però va insegnata anche sui banchi di scuola affrontando tematiche specifiche.
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A questo proposito la Confapi Terni(Associazione delle Piccole e Medie Industrie) da sempre sensibile alla problematica e l'IPSIA "S. Pertini" di Terni hanno sottoscritto un protocollo di Intesa finalizzato proprio a diffondere tra gli studenti e il personale scolastico la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso precisi percorsi didattici, finalizzato all'apprendimento di tematiche inerenti il lavoro sicuro.
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Un importante collaborazione quella tra Confapi ed IPSIA "Pertini" che va a rafforzare il legame tra mondo della scuola e dell'impresa, quale futuro scenario lavorativo per i giovani studenti.
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I termini del Protocollo d'Intesa sottoscritto in questi giorni da Confapi Terni e Ipsia verranno illustrati dai firmatari martedi prossimo 25 agosto nel corso di una conferenza stampa.
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L'appuntamento è stato fissato alle ore 11 presso l'IPSIA "Sandro Pertini" in viale Brin 32 a Terni. All'importante incontro saranno presenti il presidente di Cofapi della provincia di Terni Carlo Salvati e il preside dell'Istituto Ternano Giocondo Talamonti.<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/sisma-aquila-11/speculato-sui-morti/speculato-sui-morti.html">Corriere dell'Umbria del 21/08/2009</a>Giorgio NAPOLITANO: Immigrati: «L'integrazione è un'esigenza sociale e un diritto».2009-08-08T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it402001Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Scatta l’ora X per le misure del pacchetto sicurezza del governo, che oggi entra in vigore. Non senza qualche strascico polemico, soprattutto per quel che concerne l’introduzione del reato di immigrazione clandestina e il via libera alle ronde. <br />
La «piena integrazione», dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è un «diritto fondamentale». <br />
Gli immigrati, sottolinea il presidente della Camera Gianfranco Fini, «non sono ospiti momentanei».
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Le celebrazioni per il cinquantatreesimo anniversario della tragedia mineraria di Marcinelle, in cui persero la vita 136 lavoratori italiani, hanno dato lo spunto a Napolitano e a Fini, che si è recato in Belgio per commemorare gli italiani caduti sul lavoro 53 anni fa, per affrontare la complessa questione dell’immigrazione e del processo di integrazione degli extracomunitari nel nostro Paese, suscitando la reazione della Lega.
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«Il ricordo delle generazioni che hanno vissuto l’angoscioso periodo delle emigrazioni dalle regioni più povere dell’Italia che hanno affrontato condizioni di lavoro gravose ed estremamente rischiose, deve costituire -ha detto Napolitano- ulteriore motivo di riflessione sui temi della piena integrazione degli immigrati così come su quelli della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si tratta di esigenze sociali e civili e di diritti fondamentali, il cui concreto soddisfacimento sollecita massima attenzione e impegni coerenti da parte delle istituzioni e di tutte le forze sociali».<br />
<br/>fonte: <a href="http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200908articoli/46220girata.asp">La Stampa.it</a>Giorgio NAPOLITANO: 1° Maggio. Monito sulle morti bianche: «Fenomeno dolorosissimo e inquietante. Non si cada nel sommerso» 2009-05-01T00:00:00ZOpenpolisinfo@openpolis.it391123Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica<br/><br/><br />
Il capo dello Stato celebra il Primo Maggio ricordando i caduti sul lavoro.
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Anche quest'anno il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro.<br />
È «un segnale positivo ma non ancora sufficiente», ha detto, il dato che indica un calo delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. Alla cerimonia al Quirinale erano presenti proprio i famigliari delle vittime di incidenti sul lavoro e i rappresentanti dei lavoratori delle zone terremotate. <br />
Come di consueto nell'occasione sono state assegnate anche le «Stelle al merito del lavoro».
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«FENOMENO DOLOROSISSIMO» - Il tema degli incidenti sul lavoro è particolarmente caro a Napolitano, che fin dal suo insediamento, nel 2006, ha scelto di dedicarvi attenzione in tutte le occasioni ufficiali. «Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante - ha sottolineato il capo dello Stato - e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica». Questo rischio, ha precisato, si corre se di fronte alla crisi emergerà «qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale».
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«GARANZIE INSUFFICIENTI» - Napolitano ha parlato anche del calo dell'attività produttiva, «in primo piano anche in Italia». Il presidente si è concentrato sulle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro e ha evidenziato i limiti «dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro». Su questi temi, ha detto, «molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione».
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«L'ITALIA PUO' ESSERE FIERA» - Non è poi mancato un accenno all'intesa Fiat-Chrysler: «Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo. È un riconoscimento straordinario per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. È la conferma dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca».
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SACCONI E I CONTRATTI - Alla celebrazione ha partecipato anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo cui l'evoluzione delle nuove relazioni industriali recentemente impostate dalle parti sociali «può essere la libera e responsabile diffusione di forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell'impresa e di organismi bilaterali nei territori». Il ministro pensa in particolare che gli organismi bilaterali tra le parti possano condividere «i servizi rivolti alla sicurezza, all'apprendimento, al ricollocamento, alla protezione del reddito nel caso di riduzione del tempo di lavoro». Ed è proprio in questo contesto di relazioni industriali «cooperative» che, ha aggiunto Sacconi, «anche grazie all'accordo di leale collaborazione tra Stato e Regioni, è stato sin qui possibile conservare in Italia più che altrove, nel contesto della grande crisi globale, larga parte della base produttiva ed occupazionale attraverso strumenti di protezione sociale su base negoziale che presuppongono la sopravvivenza del rapporto di lavoro». <br />
<br/>fonte: <a href="http://www.corriere.it/politica/09_maggio_01/napolitano_festa_primo_maggio_morti_sul_lavoro_41859af8-363a-11de-a78d-00144f02aabc_print.html">Corriere della Sera.it</a>